ANDROMEDA SHUN PRESENTA:


Goodbye, Hyoga…


Goodbye my friend,
sleep in eternity
and don’t you worry:
you must be happy
with my smile in the sky.
Goodbye my little friend;
close your eyes
and sleep, good dreams
must be in your night
that hasn’t end.
Oh, my sweet friend!
You can't open them
Until ice broke
Until your heart
Came back into my arms
Returned from the frozen earth…
Goodbye my friend,
I must go
To my eternally sleep,
I’ll dream you forever,
I’ll dream you and your
Sad eyes in this sunset,
closed in a night
that hasn’t end.

Translation: Arrivederci, Hyoga.


Arrivederci, amico;
dormi nell’eternità
e non preoccuparti:
devi essere felice
con il mio sorriso in cielo.
Arrivederci, mio piccolo amico,
chiudi i tuoi occhi
e dormi, bei sogni
devono essere nella tua notte
che non ha fine.
Oh, mio dolce compagno!
Tu non potrai aprirli
Finché non si rompa il ghiaccio
Finché il tuo cuore
Ritorni libero fra le mie braccia
Ritorni dalla terra gelida!
Arrivederci, amico mio,
ora devo andare
al mio sonno eterno,
ti sognerò per sempre,
sognerò te ed i tuoi occhi
tristi in questo tramonto,
chiusi in una notte che non ha fine.

Compagno


Giovane compagno d’avventure
E d’armi e sciagure
E sangue e morte
Cos’ha riservato di bello
A noi la vita?
Cosa c’è rimasto da scoprire
Coltre l’odore della carne
Non lasciata ad imputridire
Sulle sue ossa pallide?
Questa neve ha l’odore del sangue
E la consistenza metallica del ferro,
questa neve che ci cade in testa.
Quali gioie ci sarà dato scoprire,
mio piccolo angelo senza sorriso
né beatitudine, coronato di dannazione?
Era notte quando ti vidi
In una cantina buia
A piangerti sulle ginocchia;
dimentichi che le stelle
non c’erano in cielo per noi?
Dimentichi che per noi
Non c’era cielo, quella notte né mai?
Era mattina quando partisti
Lasciando su di me i tuoi occhi
Che piangevano la sorte del mondo,
ma il tuo sguardo più non bastava
ché il dolce soffio del tuo respiro
meno triste il mio letto non avrebbe più reso.
Dovevano piangere la nostra di sorte,
i tuoi begli occhi, mio fragile amico!
Ricordi quando andavamo
Nella pallida luce di neon economici
Accalcati per corridoi malsani
D’una reggia sognata nelle speranze più folli
E sedevamo al banchetto,
primo ed ultimo della nostra vita?
Siamo morti da allora…
Non siamo più che un ricordo…
Non esistiamo
Che in una foto sbiadita dal tempo.
Che mi dici di questo, compagno?
È ancora bella la vita?
È ancora bella la vita che non hai mai vissuto?
È ancora bella la vita
Che non hai mai potuto vivere?
È ancora bella la vita
che non ti hanno mai lasciato vivere?
Cosa mi dici, compagno?
Cosa mi dici?!
Siamo andati via
E non torneremo a casa.
Siamo cresciuti
E non torneremo bambini.
Siamo stati feriti
E la nostra pelle non tornerà liscia.
Siamo morti
E non torneremo in vita.
Cosa mi dici, amico
Che non hai più
Lingua par parlare?
O orecchio per udire
Ed occhio per vedere
Il mio viso senza faccia
Piangere lacrime senza sostanza…
Cosa mi dici?

 


Fratello


Nessun cielo basterà,
fratello mio lontano,
fratello che non ho mai conosciuto,
a trattenere le mie lacrime
senza dimenticanza.
Questa neve intrisa di sangue
Purifica le anime d’entrambi,
il rosso iridescente
ci riporta visioni oniriche
dei nostri visi efebici,
fratello mio lontano,
uomo che non ho mai conosciuto,
uomo che non è mai esistito.
Non piangere anche tu
Su queste lame di ghiaccio
Che ci trinciano il cuore,
non piangere anche tu
sotto questo cielo con troppe stelle.
Lo scintillio della notte
Brilla su tutte le teste,
sulle nostre teste riluce,
lo scintillio delle stelle
ci rende un abbraccio
dal calore ormai scordato.


Non voltarti


Corriamo, presto, è tardi!
Poche scale ancora
All’ultima fra le case d’Atene.
Corriamo, una vita sta spirando
Ai piedi di questo posto maledetto.
Corri! No… non voltarti indietro
Non voltarti per alcuna ragione al mondo.
Se ti volti non avrai più
Il coraggio di guardare avanti:
quello che c’è dietro può farti paura,
quello che c’è dietro può rubarti l’anima,
quello che c’è dietro può farti piangere…
ma le tue lacrime si confondono già
con la pioggia pressante che non cade ancora
sotto questo cielo sereno e stellato
e ondeggiano nel vento
che sferza la faccia
percorsa da brividi infiniti,
il volto di mille fremiti,
un silenzio irreale…
lo scroscio del pianto
canta la tua disperazione.
Ma ora corri!
Nessuno avrebbe voluto vederti così….
In nome di chi difendi renditi forte
E vola incontro alla sorte
Per salvare la vita
Che sta scivolando via.

 

Quattro amici


Quattro amici in una stanza…
Il dolore, il silenzio, la paura.
Ch’è successo?
Quattro amici in una stanza…
Non si guardano, pianto senza lacrime.
Quattro amici in una stanza…
Due sul letto, sguardi bassi, occhi spenti.
Quattro amici in una stanza,
alla finestra, scrutando il cielo
in cerca di qualcosa.
Quattro amici in una stanza
Due si picchiano e chi li ferma.
Quattro amici in una stanza…
E lei? Lei dov’è?
Lei è persa.

 

Il tuo ritorno


Non piangere, piccolo mio:
già legato è il tuo nobile cuore
a quello scoglio nel mare;
devi andare,
qui s’aspetta il tuo ritorno!
Asciugati il viso
Sotto questa luna
che ci ricongiunge pallida
e non tremare
nella notte troppo fredda,
nell’ansia che ti brucia.
Tu lo sai, bambino,
qui s’aspetta il tuo ritorno!

 

Dormi, Seiya


Dormi nell’eternità
Sotto un cielo blu
Con una falce di luna
E masse di stelle
Che i tuoi occhi
Non hanno mai visto.
Sogna l’eternità
Sotto questo cielo
Profumato di terra
E del sangue degli uomini:
il cielo del popolo,
dei mortali il firmamento.
Godi per l’eternità
Di quell’empireo
Che era sempre velato di grigio
Quando, bambini,
giocavamo in cortile.
Non ci sono più nuvole
sulle nostre teste,
ora possiamo vedere
le porte del paradiso
senza alcuno che c’imponga
di scostare lo sguardo.

 

Oltre la porta

Cosa avrei voluto trovare
Oltre quella porta
Non saprei.
Solo il desiderio
Di rivedere il sorriso
Degli angeli: il tuo.
Cosa avrei dovuto trovare
Oltre quella porta
Non saprei.
Solo l’impegno
Di salvare un amico.
Cosa avrei potuto trovare
Oltre quella porta
Non saprei.
Forse l’amore
O forse la morte…

 

Non opporre resistenza


Non opporre resistenza:
non c’è più nulla per cui
valga la pena di resistere,
non c’è niente per cui
valga la pena di combattere.
Non opporre resistenza,
siamo qui a scannarci
in nome di qualcuno
che non conosciamo,
il cui volto è senza memoria,
siamo qui a morire in nome di nessuno.
Non adirarti:
non è colpa nostra,
è colpa di chi ci chiama
a questa guerra senza armi,
a mani nude contro il mondo.
Non piangere:
non è colpa nostra,
è colpa di chi si nasconde
dietro la nebbia
dei sogni illusori.
Abbandona ogni speranza,
non opporre resistenza
allo scorrere inesorabile
d’un sangue che purifica
il terreno assetato.
Non fa nulla;
non importa se è il mio
ad abbeverare questa terra sterile,
non importa se è il tuo
ad essere versato
senza portare vita alcuna.
Donandoci morte irrimediabile.
Non fa nulla…

 

Questa guerra


Questa guerra che toglie la vita
Ormai m’ha stancato…
Non voglio più correre
E combattere e soffrire
E vederti morire
In un mare di lacrime.
Questa guerra che toglie speranza
M’ha dilaniato l’anima…
E a pensare che sognavo di parlarti…
Un giorno lontano nel tempo,
un giorno che non sorgerà mai!
Questa guerra che toglie gli amici
M’ha rubato quanto di bello avevo,
ti ha portato via,
trascinato da un fiume
di gorgogliante sangue spumoso.
Non voglio più correre,
non voglio più piangere
per un’Atena morente
non voglio più dirmi in silenzio
che non ci sei più…

Coraggio


Ci vuole troppo coraggio
Per non sparire
Distrutti dal dolore
D’una vita trascorsa a difendere
Quelli che si amano.
Ho bisogno di troppo coraggio
Per non morire
Sapendo di poterti perdere,
di non trovarti più col nuovo sole.
Mi serve troppo coraggio
Per guardarti negli occhi
E non pensare che anche tu
T’abbandoni alla Sorte beffarda
In nome d’Atena ch’è bene.
Fammi coraggio,
te ne prego, fanciulla,
fammi coraggio
e non scrutarmi così:
non avrei la forza d’andar via.
In quel mare di giada
Che ti bagna il viso
Sarei naufrago ben lieto,
ma è ora di partire:
dammi la mano…
andiamo a morire,
insieme come abbiamo vissuto
il tempo di un sorriso
prime del tramonto.

 

 

Perché tu?


Nei tuoi occhi non c’è più
L’innocenza antica di fanciulla
Mi direi che non fa nulla
Ma… perché tu?


Il tuo sorriso non è più
Il sole caldo perso nella sera
Ciò che è non è più com’era…
Ma… perché tu?


Nei miei sogni ci sei tu
Incantata ancora come Luna
E la mia voce grida: perché tu?


La mia vita sei tu,
lo sai bene come un tempo,
non ti lascerò morire, non ora, non più.

 

In altro loco


La neve è caduta
Sul giardino in fiore
L’animo ci muta
Da gioia a dolore.


Il sangue scarlatto
Disseta la terra
Il core mio è matto:
or si va alla guerra.


E tu tremante sei
Lì vicino al foco
E sai che vorrei


Stare in altro loco,
cingerti le spalle,
farti addormentare…

 

Uccidimi


Ecco, mi libero delle armi:
non voglio più massacrare
chi non mi ha mai fatto niente.
Uccidimi ora, dagli modo di lottare
Per una causa, per una vendetta,
per disperazione… non voglio vedere
non voglio vedere altro sangue
sparire negli abissi della terra nera.
Ecco, sono nuda e meschina,
come bimba indifesa,
uccidimi ora, prendi la mia vita
in una mano oscura e buttala via nel vento.
Almeno, avranno motivo di piangermi,
almeno avranno qualcuno da ricordare,
uno spettro che venga a consolarli quando sono tristi.
Uccidimi ora, uccidimi pure senza pietà,
ma la mia mano sarà sempre con loro
sorreggendone i passi infantili
fino alle braccia calde d’una mamma lontana.
Uccidimi ora, non guarderò il mio petto
Fermarsi in eterno, non guarderò
La mia stella eclissarsi in un mare di luce.
Uccidimi, ma continuerò a rischiarare le loro notti,
a scaldare i loro cuori prigionieri della mia memoria.
Uccidimi, uccidimi come sogni di fare,
ma non avrai ottenuto comunque nulla:
loro saranno con me ed io con loro…