IL PIANTO DEI PIANETI

Capitolo primo

 

Si rinnova quella dolce sinfonia che tipicamente il vento esprime mentre, leggero, solca le terre così Sacre, così dolcemente intorpidite da quel sole impavido appena sorto… ed è la, ai piedi di teatri di grandi battaglie, ai piedi di sacrifici dettati da enormi valori, passioni, ardori… la… che si stagliano impervie quelle figure di dodici splendidi Templi.

I marmi saggiamente lavorati, le scalinate perfette in ogni loro singolare sporgenza, il Sole che su di essi si rifletteva sembrava quasi intimorito nel farlo, ogni Tempio era l’apice di un lavoro umano, benedetto da ciò che umano non poteva essere, ogni Tempio era meravigliosamente inattaccabile dal tempo… ogni Tempio poi, era una realtà a se. Da sempre queste singolari case erano custodite dai più valorosi guerrieri del mondo conosciuto. Essi erano pronti a ricacciare indietro ogni forma di male per annullarla a bene; essi avevano misteriosi poteri dovuti al loro volere, al loro "Senso superiore"… al loro "Cosmo".

E di questo alfine ne ebbero i riconoscimenti, la Divinità discese dagli Olimpi e diede vita a dodici vestigia Dorate, fatte del metallo che soltanto Efesto poteva forgiare, così dolci al peso, così vive… Gli Dei le discernettero, dando ad ognuna coscienza propria e propria volontà, restando esse fedeli a chiunque le avessero indossate… il metallo scelto fu il più nobile, l’Oro, cosicché gli uomini si ricordassero da dove esse provenivano, e per imprimerle ancora nella mente di tutti… per ricordare agli uomini che qualcosa di più grande in cui porre fede esisteva sempre, per dare credito che chiunque potesse un giorno divenire "Cavaliere", le divinità diedero loro la forma dei segni Zodiacali e le posizionarono nell’antro di ogni casa, in attesa che un giorno si compisse il loro destino.

Quasi come a commemorare questo momento, il più incline alla virtù della bellezza, come ogni giorno, uscì dalla sua casa… come ogni giorno questo silente cavaliere si perdeva in una bellezza offerta da Natura stessa, quel genere di bellezza che anch’egli di nascosto nel cuore invidiava.

"Quale meraviglia poter vivere ancora e ancora questo spettacolo! Quale dolce emozione traspare dal mondo Ellenico oggi."

Aphrodite dei Pesci, questo era il suo nome da custode dorato, si perse con lo sguardo nella luce interminabile del sole, ma non ne fu affatto accecato… anzi, egli sembrava godere a pieno di questo istante; era talmente ammaliato da non accorgersi di una sagoma che si stagliava alle sue spalle, appoggiato ad una marmorea colonna. Tornato in se, percepì immediatamente la sua presenza, chiuse gli occhi e sorrise…

"Shun!, in mille posti avrei ripensato di rivederti, ma non in questo Tempio! Sei forse giunto fin qui per esserne custode?"

La figura si scostò dalla colonna ed uscì dalla penombra; Shun era cavaliere d’Athena come Aphrodite, di egual rango, di egual importanza, di egual sensibilità. Rivelava al mondo non più un aspetto da vigoroso ragazzino… no… egli dopo la guerra in Ade, dove perse la vita, era rinato, era maturato. Shun non poteva più essere come un tempo, al loro primo incontro… Egli era ora un uomo.

"No Aphrodite, non è dimora questa per me, non potrei mai sottrarti al tuo Dovere. Questo Tempio così meraviglioso, così pieno di te può essere tuo e tuo soltanto."

Aphrodite si voltò e trovò Shun sorridente, con le braccia aperte in attesa… egli non desistette e l’abbracciò in segno di grande stima ed affetto.

"Alle volte ripenso a noi Shun, molto tempo fa entrambi demmo la vita per i nostri ideali qui dentro, entrambi cademmo lacerati dalla battaglia, sul freddo marmo della mia ultima casa… allora fui accecato dal senso del dovere per il Gran Sacerdote e non seppi tirarmi indietro, ma nel cuore avevo capito che eravate dalla parte del giusto."

Shun sorrise ancora stringendolo a se e carezzando quei meravigliosi capelli turchini, entrambi, privi di armatura, erano così simili in fondo, così uguali.

"Non ti crucciare Aphrodite! Abbiamo entrambi lottato nel tempo, io per volere di Athena tornai in vita, e sempre per volere della stessa nostra Madre tu tornasti per complottare contro Hades… io ti ho sempre saputo nel giusto Cavaliere."

Il santo dei Pesci si scostò e si rivolse nuovamente verso quel sole che ora più che mai scaldava anche il suo animo.

"Quanto tempo è infine passato dal tempo delle battaglie? Quanto tempo ancora di pace e serenità potremmo ancora vivere prima che un’altra guerra inizi?"

Shun abbassò lievemente il capo, come a cercare una risposta tra il freddo marmo del pavimento…

"Sono passati due anni dall’ultima e selvaggia guerra in Ade… non so quanto ancora dovrà passare per indossare ancora le nostre dorate Vestigia, ma in cuor mio Aphrodite… in cuor mio mi auguro solo la pace e la serenità di una vita votata al bene…"

"… già… lo so… me lo auguro anch’io."

Passarono pochi silenziosi ma lunghissimi momenti… finchè il santo dei Pesci non scorse una figura in lontananza… una figura dalle forme sensuali, dolci, con dei lunghi capelli albini… era una figura di donna… sicuramente era così! Ella stava salendo dal tempio di Camus, aveva con se un grosso cesto… Aphrodite sorrise, si girò verso Shun e disse solamente:

"Luna sta arrivando."

Shun scosse la testa, in segno di non comprensione… e chiese semplicemente:

"Chi?"

Ma l’Ultimo Custode sorrise.

"Luna, è una ragazza che abitava ai piedi del Grande Tempio, è sempre stata sola. Sua madre era sacerdotessa devota al Gran Sacerdote di Grecia, ma morì tragicamente con l’ascesa di Saga al potere. Ella rimase in coma per molto tempo. Ioria se ne prese cura finchè poté, finchè non ci fu la battaglia di Ade che ci indusse tutti a partire. D’improvviso però, alla sconfitta del Signore Oscuro, ella si ridestò. Tutt’ora in segno di gratitudine verso Athena, ogni tanto passa ad allietare i "suoi" Cavalieri con cibo e bevande."

"Quindi un gesto di gratitudine?"

"Non solo amico mio, Luna è capace di scaldare gli animi, di portare alla luce la parte umana di noi Cavalieri, è una donna meravigliosa…"

Aphrodite sorrise e si fermò un attimo.

"… credo che qualche cavaliere sia stato… ehm… "colpito" anche da questo."

Shun sorrise anch’egli…

"Beh, siamo pur sempre umani non trovi?"

"Siamo pur sempre umani."

E fu alla fine di questa frase che Luna spuntò dall’entrata del tempio; Shun ora la vide per ciò che era… la forma della semplicità, la femminilità del suo corpo così maledettamente perfetto, i suoi lunghi capelli quasi bianchi a cadergli su seni rigonfi di giovane virilità… era estremamente bella…

"Lode a te mio Custode Dorato!"

"Luna, che piacere, anche oggi al Tempio?"

"Si mio Signore, ho pensato di farvi visita… il mio debito con voi non sarà mai del tutto risanato… non almeno in questa vita."

Luna s’inchinò in segno di rispetto, ma Aphrodite la prese delicatamente per un braccio e la invitò ad alzarsi.

"Suvvia Luna, ammiro il tuo profondo rispetto, ma non esagerare… abbiamo ospiti."

Ella alzò lo sguardo ed incrociò quello di Shun… alla vista di un uomo nel tempio dorato, ebbe un sussulto e riabbassò il capo verso quell’uomo che non aveva visto prima dicendo:

"Chiedo perdono se non vi ho visto, ma se siete in questo tempio alla presenza di Aphrodite non potete ne essere ostile, ne essere solamente un uomo… voi … siete cavaliere d’Athena non è vero?"

Shun sembrò imbarazzato, ma si ricordò le fondamentali regole della Cavalleria, così anch’egli la invitò ad alzarsi dicendo:

"Mia giovane amica, ciò che dici è corretto, il mio nome è Shun, e sono cavaliere d’Oro di Athena. Aphrodite è più di un amico, è un maestro, e come tale non potevo non passare da lui. Non aver timore di me."

Aphrodite in cuor suo, quel cuore ben celato, si commosse al sentirsi nominare "Maestro", egli aveva compreso ora più che mai il profondo rispetto che Shun nutriva per lui… probabilmente con quelle sincere parole, Shun lo aveva perdonato completamente, lavando via ogni macchia dal suo animo, compreso l’assassinio del suo vero maestro Albione sull’isola di Andromeda.

Luna si alzò e mostrò al mondo un sorriso ammaliante, degno di una regina, si inchinò e si diresse verso l’antro della grotta nel dodicesimo tempio, luogo dedicato da Aphrodite, alla sua cura ed ai suoi bisogni personali.

"Aphrodite, Luna è veramente splendida, mi spiace molto per ciò che successe, vorrei conoscere di più la sua storia, mi puoi aiutare?"

Il Custode Dorato abbassò il capo, poi lo rialzò, come se tra le idee avesse scovato qualcosa.

"Io non so dirti di più di ciò che già conosci, ma ricordo che Ioria, durante la sua permanenza con lei, mentre la curava, mi diceva che nel suo essere non presente pronunciava delle parole… forse frasi addirittura… potresti chiedere a Lui consiglio, sarebbe non solo felice di vederti, ma probabilmente anche felice di condividere le tue curiosità."

Shun sorrise nuovamente, accennò un si con la testa e si diresse verso l’uscita, salutò Luna con fare gentile ed ella ricambiò, poi guardò Aphrodite intensamente… il Santo Dorato accennò ad un sorriso e si voltò nuovamente verso il sole… Shun, uscito dal tempio e sulle scalinate che davano al Tempio dell’Acquario, in cuor suo si sentiva ora più leggero. Non esistevano più nemici…

"L’hanno adottata quindi come loro figlia?…"

Il pensiero lo fece sorridere nuovamente, e con passo deciso continuò a percorrere le scale che lo portarono ora innanzi ad un entrata a lui famigliare… il Tempio circolare… la casa dell’Undicesimo Custode dell’Acquario… Camus, maestro del suo compagno di cavalleria Hyoga… Sospirò un attimo prima di entrare, si ricordò che nella Seconda Guerra Sacra, Hyoga e Camus morirono insieme proprio in quel Tempio, per dare la possibilità a Lui stesso e a Seiya di poter proseguire la loro corsa verso il Grande Tempio.

"Non ci sono più nemici ora…"

Shun scacciò quei pensieri ed entrò.

A pochi passi dall’entrata Egli le vide… disposte su di una marmorea colonna, le vesti dell’Acquario, immutate di bellezza, splendide come non mai… Shun aveva dimenticato quanto un’armatura divina potesse essere così impressionante. Perso nei suoi pensieri, non si accorse dell’arrivo di Camus; che si fermò a guardarlo.

"Nobile cavaliere d’Athena, quanto tempo è passato dal nostro ultimo incontro?"

Shun si ridestò, alla vista del Santo dorato s’inchinò in segno di rispetto.

"Camus, maestro di Hyoga, e nostro grande alleato! Sono felice di rivederti."

Shun si rialzò subito, trovando il serio volto di Camus di fronte a lui… il quale si lasciò scappare un sorriso.

"Cavaliere, siamo di pari rango, ma a voi dobbiamo la nostra vita se oggi possiamo ancora gioirne, possa Athena benedirvi tutti."

"Camus, abbiamo tutti lottato contro Hades negli inferi, senza di voi tutti, tutto sarebbe stato inutile."

I due cavalieri si sorrisero, Camus lo invitò versò l’entrata del Tempio, da dove partivano le scale che procedevano la discesa alla casa di Shura, e si sedettero su queste come vecchi amici. Prese la parola il Santo Dorato, poiché, per forma di rispetto verso di lui, Shun non avrebbe mai proferito parola alcuna.

"Che notizie ci porti amico mio? Hai rivisto Hyoga?"

Shun se l’aspettava, Camus aveva da sempre avuto un legame con il suo allievo profondo oltre ogni limite ed un senso del rispetto per ciò che aveva fatto quasi totale.

"Hyoga è qui in Grecia cavaliere, insieme ad Ikki, Seiya e Shiryu. Sai della nostra chiamata in Grecia vero?"

Il Santo dell’acquario scosse il capo, forse non aveva tutte le risposte.

"So che l’ordine domani verrà ristabilito, non ci è concesso sapere però chi guiderà i Dodici Templi, ne perché al Grande Tempio non ci sia ancora nessuno in pianta stabile. E’ un Tempio vuoto ora, quello che una volta era la dimora del Gran Sacerdote. Abbiamo avvertito tutti comunque una presenza dal Cosmo pari o addirittura superiore al nostro, per questo avrei voluto vedere Hyoga oggi stesso, domani probabilmente i convenevoli non potranno aver luogo, e saremmo tutti di fronte al nuovo Sovrano Dell’Ordine dei Cavalieri D’Oro."

Shun lo guardò negli occhi.

"Siamo stati avvisati di tornare qui in Grecia, nonostante tutti noi siamo diventati cavalieri d’Oro, non so ancora in che modo potremmo affiancarvi, dato che Dodici sono i vostri templi, e per noi cinque altro spazio non v’è che i piedi del Grande Tempio."

"Dici bene cavaliere, ma se Athena ha voluto che noi tornassimo come premio per la nostra fedeltà, forse so bene domani quale volto si celerà dietro alla maschera sacerdotale."

"Tu credi che sia Shion cavaliere?"

"Non ne ho la certezza, ma tutto è tornato come prima… come prima del nostro scontro."

"Capisco…"

Shun torno a fissare un punto che lui e soltanto lui vedeva all’orizzonte, anche Camus stesso sembrava ora deflagrato da dubbi… eppure entrambi avvertivano chiaramente che non c’era nessun pericolo, nessun nemico… nessuna guerra in vista.

"Forse saremo solo preoccupati non credi cavaliere dell’Acquario?"

"Forse si, non sono mai stato incline alle emozioni, e può essere che tutto ciò mi porti ad uno scombussolamento interiore…"

Shun gli sorrise…


"Beh per tirarti su il morale ti posso dire che Hyoga è diventato tuo degno successore, non ha mai smesso di allenarsi e di pensarti, inoltre è stato nominato maestro dei ghiacci ed ha un suo allievo da ormai un anno."

"Se lo merita, egli mi è stato ben superiore, non sono io il maestro… lui dentro se aveva già tutto il cosmo di cui necessitava… io sono stato un tramite per farlo diventare ciò che lui rafforza ogni giorno."

Shun si voltò, verso di lui, gli afferrò una mano e disse dolcemente:

"Ma senza di te, egli non sarebbe cavaliere d’Oro tuo pari… Ti pensa sempre e sei ancora la sua guida… per questo si è preso cura di Baran."

Camus si voltò in direzione degli occhi del Santo di Andromeda.

"Baran? Chi è costui Shun?"

"Baran è il figlio di Abadir… lo rammenti vero maestro?"

Camus rivolse lo sguardo altrove…

"E come potrei? Ammiravo Abadir quanto Hyoga, il vecchio Maestro dei Ghiacci mi informava sulle loro capacità, erano ammirevoli entrambi… Abadir dette la sua investitura salvando Hyoga… lo stesso ora cerca di riscattare la memoria del suo compagno insegnando a suo figlio… il Santo del Cigno è un grande esempio di cavalleria e sentimento."

"Sono d’accordo con te."

Shun si accorse di un’espressione alquanto malinconica nel volto di Camus… per evitare il prolungarsi dei suoi pensieri egli chiese quindi:

"Sai Camus, ero prima da Aphrodite, ed ho visto una ragazza…"

Ma Camus non lo fece finire.

"Hai visto Luna? Che dolce ragazza…"

"Si, Aphrodite mi ha raccontato a tratti la sua storia, infatti mi stavo recando da Ioria a chiederne di più."

Camus accennò un si con la testa e si voltò verso il Santo di Andromeda.

"Si può essere che il Santo del Leone ti possa aiutare, egli è rimasto con lei per molto tempo…"

"Così mi disse anche Aphrodite."

Camus si alzò quindi in piedi, ed il Santo di Andromeda fece lo stesso, il cavaliere dell’Acquario si avviò verso l’entrata del suo Tempio, ma prima di scomparire nell’ombra della sua casa disse:

"La strada verso il Tempio di Ioria è ancora lunga, ti conviene proseguire oltre; non troverai però Shura a custodire la sua casa, egli ora dovrebbe essere con Milo e Shaka nel sesto Tempio… procedi quindi oltre cavaliere… quanto a noi ci rivedremo domani stesso."

Shun accennò di aver compreso e si diresse con passo deciso sulle scalinate dal quale si era appena alzato…

"A presto Cavaliere!"

Camus non rispose ed entrò nel suo Tempio… probabilmente ripensava ad Hyoga, probabilmente rifletteva già sul prossimo incontro tra loro… sarebbe stato il giorno seguente, finalmente egli l’avrebbe rivisto uomo.

Shun entrò nella casa del Capricorno, e come ogni volta si meravigliò di vedere quella statua di Athena che donava al primo cavaliere d’oro del Segno appartenente, la spada sacra… l’Excalibur. Continuò tranquillamente il suo passare, rimembrando che in quella casa anche Shiryu diede tutto se stesso per proseguire oltre… per far si che i cavalieri allora di bronzo, riuscissero nell’impresa di salvare l’incarnazione di Athena.

Uscì da quel Tempio con un senso di vuoto, i tempi erano decisamente cambiati, nessun cavaliere d’oro avrebbe mai lasciato incustodita la sua casa… almeno, non che egli potesse averne ricordo… tutto ciò gli diede un pensiero che disse ad alta voce ormai avvicinandosi alla casa che fu di Micene.

"La guerra è davvero finita quindi."

Ed a quel pensiero ebbe una risposta portata dal vento…

"Sembra di si, sembra che nulla più ormai ci turbi."

Shun alzò il capo, e li vide… li vide insieme… Micene, Santo del Sagittario, del quale aveva soltanto sentito le nobili gesta Eroiche; il cavaliere da cui tutto partì, l’ago di volta nella delicata scalata alle dodici case… ed insieme a lui… insieme a lui il suo più grande allievo, l’uomo che cambiò il destino dell’umanità… Seiya di Pegaso.

Il suo cuore ebbe un sussulto e gli si avvicinò affrettando il passo, Seiya lo abbracciò immediatamente, trasudando un mare di emozioni; non si vedevano da tempo… Micene sorrise vedendo la scena.

"Cavaliere, da quanto?"

"Shun, amico mio, sono felice di vederti star bene, sei dunque arrivato per l’Adunanza?"

"Si Seiya, sono qui per questo."

Il santo di Pegaso era sorridente, i suoi occhi al limite della felicità lasciavano trasparire un velo di commozione.

"Cavalieri, possiamo anche parlare insieme. Avrei voglia anch’io di conoscere il Santo di Andromeda."

Poche concise parole dettate da un sorriso, e Shun tornò in se, tanto grande era la gioia per aver rivisto Seiya, che per un attimo si dimenticò del cavaliere del Sagittario…

"Chiedo perdono Micene, sono a tua disposizione"

ma il santo della Nona casa sorrise:

"Sei cavaliere d’Oro mio pari Shun, non lasciarti intimidire da ciò che fui…"

"Hai ragione Micene, chiedo venia."

I tre si accomodarono nell’antro della casa del Sagittario, si sedettero uno a fianco all’altro e Shun prese la parola.

"Gli altri Seiya, sono già qui?"

"Si Shun, Hyoga so che al momento dovrebbe essere ai piedi del Grande Tempio insieme ad Ikki, Shiryu invece è con il suo maestro nella casa di Libra. Siamo arrivati insieme praticamente, mancavi solo tu, ma sono felice di saperti con noi… ancora una volta."

Micene continuò:

"L’adunanza di domani ristabilirà l’ordine andato perso nella battaglia di Hades, grazie ai nostri Padri, siamo tornati per continuare a vivere quella vita che abbiamo dato in dono per il futuro di tutti gli uomini. Non so cosa o chi ci sarà domani, non so se ci aspetteranno battaglie, ma so che ora siamo tutti uniti, questo è un dato di fatto, e come tale non avremo timori giusto?"

"Giusto!"

esclamarono entrambi i Santi dorati.

"A proposito Micene, mi stavo recando alla quinta Casa del Leone per aver più notizie riguardo una fanciulla che ho conosciuto di sfuggita presso Aphrodite, dato che Ioria è tuo fratello, non è che ti abbia mai raccontato di lei?"

Micene sorrise.

"Parli di Luna credo… si Ioria mi raccontò che al momento dell’ascesa di Arles, nome scelto da Saga per condurre l’Ordine, prima della battaglia delle Dodici Case, la madre di Luna morì. Essa era una celebrante, una sacerdotessa guerriera che diede inizio già prima all’Ordine femminile in Grecia."

Seiya lo interruppe:

"Quindi Marin e Shaina erano allieve della madre di questa fanciulla?"

"Proprio così, ella era considerata una grande guerriera, e si mormorava che i suoi poteri fossero tali da quasi eguagliare un cavaliere d’Oro!."

Shun scosse la testa.

"Parole gravi le tue Micene, come può un cavaliere d’argento eguagliare in cosmo un cavaliere d’Oro?"

"Proprio tu lo chiedi Shun, che da cavaliere di Bronzo sei diventato nostro egual rango?"

Shun abbassò il capo, Seiya sorrise, e così fece anche il Santo del Sagittario. Poi proseguì.

"Purtroppo Arles era al corrente di questo ed uccise Jamella, questo era il suo nome, di persona in uno scontro senza confronto. Essa perì, perì per mano del cavaliere dei Gemelli, quel Saga in cui oggi non esiste traccia di malignità. Stranamente Luna cadde in coma proprio dopo la morte di sua madre, e si risvegliò solo dopo anni. Ioria se ne prese cura, ricordo che il colore dei suoi capelli cambiò, da neri a bianchi durante questo tempo, ma forse è un dettaglio senza importanza. Al momento della disfatta del signore degli Inferi, ella si ridestò. Tutt’ora si reca presso di noi come "Suoi" custodi, ci porta allegria e ci sostiene come può. Credo sia il suo modo di ringraziarci, ma forse, è più uno stare con qualcuno, dato che da quel giorno si rese conto di essere sola."

"Sembra una storia molto triste comunque.."

Disse il Santo di Andromeda;

"Già… io non l’ho ancora vista, ma credo nelle tue parole Micene… mi spiace per lei."

Il Santo del Sagittario annuì. L’aria della mattina lasciava il posto ad un caldo sole pomeridiano, la leggera brezza tipica del mondo Ellenico carezzava quei volti così virili, così da uomo…

"Credo che proseguirò il mio cammino, ormai è pomeriggio, e vorrei tanto saperne di più su di lei e ovviamente incontrare anche gli altri cavalieri e maestri."

"Fai bene Shun, io e Seiya ci fermiamo ancora qui… abbiamo molto di cui parlare, non è vero?"

"Certo maestro, molto!"

Shun quindi si alzò, salutò come d’obbligo gli amici e partì alla volta della casa di Libra, dove avrebbe rivisto Shiryu e Dauko, due grandi cavalieri, due preziosi alleati, due unici amici.