CAPITOLO 8 - FOREVER YOURS

"Saori, smettila!" la dea Athena dentro di lei le stava martellando quelle poche parole nella testa come se fossero un mantra ipnotico ormai da una buona mezz'ora

"Se continui così dubito che il nostro cuore possa reggere." la dea si rendeva conto solo in queste situazioni di quanto fosse difficile sopportare il peso della gioventù, in frangenti come questo la ragazza che la rappresentava diventava davvero impossibile.

I cavalieri d'oro erano riuniti attorno alla tavola sulla terrazza panoramica che si sporgeva fin quasi a toccare il punto esatto in cui terra e mare si congiungono.

Le armature d'oro erano tutte in bella mostra alle spalle dei loro proprietari, tale aspetto non contribuiva certo a calmare la giovane dea, tantomeno lo erano le occhiate che i suoi paladini si scambiavano di tanto in tanto, certo, tutti tranne Shaka che, invece, stava tranquillamente espandendo il suo cosmo a protezione di entrambe la villa e l'adiacente pensione.

Non c'era un modo per farla sentire meglio se non liberarsi dal peso che opprimeva la sua anima, la responsabilità della sua decisione, che avrebbe inevitabilmente portato alla lotta. Guardò negli occhi i cavalieri d'oro che attendevano con pazienza che lei indicasse come procedere, guardò negli occhi gli uomini che sarebbero morti per lei.

"La situazione è grave. Non voglio usare mezzi termini con voi." sospirò avvertendo una stretta spiacevole alla bocca dello stomaco

"Persefone si sta risvegliando. Sappiamo che Hades le è vicino ed abbiamo ragione di supporre che stia cercando un'alleanza con lei." si voltò verso Shaka il cui cosmo benevolo parve accarezzarla con dolcezza, esortandola a continuare.

"Dobbiamo impedire che cada nelle sue mani. Con ogni mezzo." le nocche delle sue mani bianche nello sforzo di impedire che tremassero. Le dita saldamente strette attorno ai braccioli intarsiati della ricca sedia da esterno in legno pregiato.

"Questa sera, appena accenna il crepuscolo, dobbiamo portarla al santuario, in Grecia. Se decide di non collaborare temo che dovremo procedere con la forza." Un fremito li percorse, Milo avvertì i suoi muscoli contrarsi facendolo letteralmente saltare sulla sedia.

"Intendete dire che dobbiamo rapirla?!" la voce del santo dello Scorpione risultò essere poco più di un bisbiglio nella calma assoluta del silenzio che si era creato.

Saori ristette, si stavano comportando esattamente come si sarebbe aspettato da un nemico alla stregua di Hades

"No...non proprio è solo che...accidenti!" si fece pensierosa per un secondo, poi guardò Milo dritto negli occhi

"E' un vero peccato che Camus sia morto: potevamo chiedergli di sedurla, così almeno sarebbe stato tutto più semplice! Persefone ha sempre avuto un debole per quelli dell'Acquario..."

Un'occhiata di malcelata disapprovazione serpeggiò tra gli astanti, gli occhi di Milo si indurirono al punto da perdere il loro consueto aperto azzurro, diventando di un cupo grigio.

"Bè, potreste sempre usare Hyoga..." Aiolia sembrava un gattino spaventato

"No" Saori era risoluta e ferma, di nuovo il loro capo "Hyoga è fidanzato con Freya di Asgard, la loro alleanza è preziosa per noi, non posso permettere che un litigio tra loro rovini un rapporto cucito con tanta pazienza..."

"Divina Athena, illustrateci come procedere, noi ubbidiremo. Ma, vi prego, spiegateci perchè Persefone è così importante per voi tanto da spingervi così apertamente contro Hades." la voce di Aiolia era di nuovo ferma e devota, come sempre.

Saori si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sospirando

"Durante la precedente guerra sacre è stata proprio la sua incarnazione ad uccidere Hades, sigillando l'armatura e la spada con il suo stesso sangue. Lei è la chiave per risvegliare l'armatura di Hades. Per questo pensiamo che lui la stia...avvicinando per conquistare la sua fiducia. Ha bisogno di lei. Il suo sangue farà risorgere la sua armatura divina."

"Allora" la voce di Shaka era bassa e tagliente come la lama di un bisturi "a lui non interessa avere Alexandra o Persefone. A lui basta il suo sangue. Viva o morta che sia." tutti gli occhi erano puntati su di lui

"Vedete: non si tratta più di un rapimento ma di un salvataggio."

"Ha ragione Shaka" la voce della dea era di nuovo ferma

"I suoi poteri non sono ancora emersi, la sua parte divina è, per ora, sopita. Ma bisogna agire in fretta. Al crepuscolo, Mu, la avvicinerai con una scusa qualsiasi. Lei non dovrebbe sospettare di te. Teletrasportala al santuario, Shaka ti darà una mano qualora Persefone cercasse di impedirti di compiere una qualsiasi azione. Là ho già predisposto una cella ed un carceriere in grado di confinarla. Noi partiremo stanotte, ho già avvisato l'aeroporto. Mi dispiace che la vostra vacanza sia già finita." sembrò volerli congedare, certa che non avrebbero chiesto delucidazioni ulteriori

"Ancora una cosa. Non fate parola ai paladini di bronzo di questa questione. Non ancora, almeno. Saranno convocati al santuario a giochi fatti."

Milo sentiva la domanda bruciare sulla labbra.

Perché, divina Athena, perché stai facendo tutto questo...dimmi il motivo reale per cui non vuoi coinvolgere Hyoga e gli altri. Hai paura, dea Athena...hai paura per loro, temi che non possano reggere l'inevitabile assalto, temi che possano morire in battaglia. Noi invece...noi siamo solo carne da macello, non è vero? Non ti è importato lasciarci indietro nella battaglia alle dodici case, non hai cercato di salvare i nostri caduti, durante la tua salita al Grande Tempio, né Saga, né Afrodite...né Camus...

Qualcuno bussò alla porta della sua stanza con tanta foga da fargli sospettare che l'avesse praticamente divelta, assieme al resto del piccolo albergo.

Sistemò in fretta un asciugamano attorno ai fianchi alzandosi dal letto, gli occhi scivolarono sull'orologio a muro

Le due del pomeriggio. Chi può essere quest'ora?

"Sono io. Apri."

Un piccolo sorriso gli stirò le labbra. Testarda e perentoria. Esattamente come la ricordava.

Valutò la possibilità di infilarsi almeno una maglietta e un paio di pantaloncini prima di aprire la porta

"E allora ti sbrighi! Vuoi aprire o no? Tanto so che sei lì!"

Aprì: indugiare sarebbe stato pericoloso anche per lui.

Entrò come una furia scostandolo con una spallata e chiudendo la porta con un calcio.

"Adesso mi spieghi cosa sta succedendo" le tremava la voce e lui si chiese se stesse piangendo.

"Insomma, sei arrivato tu e sono cominciati i problemi, Saori è diventata paranoica, Kaede sembra avere le lacrime agli occhi tutte le volte che mi incrocia e io non sono più stata decentemente un giorno!" si voltò verso di lui che, istintivamente, fece un passo indietro portando le mani in avanti con i palmi aperti in segno di evidente difesa.

"Chi sei? Chi sei per fare tutto questo. E non rifilarmi la storiella del pittore solitario se non vuoi un bel calcio...lì" fece un vago gesto con la mano in direzione della zona genitale dell'uomo che, sbalordito, non riusciva a trattenere una lieve risata.

"Siediti, Alexanda" appoggiò una mano sulla sedia, ma vide che lei, senza un briciolo di imbarazzo, aveva comodamente preso posto ai piedi del suo letto disfatto.

Questa ragazza lo stava oltremodo divertendo, diversa come la tempesta dal sereno dalle dee che aveva incontrato, Athena, Artemide, il loro personalissimo Olimpo era ancora più distante di quello del mito.

"Io sono Hades, il dio che presiede l'oltretomba" la guardò sottecchi, temendo la reazione totalmente imprevedibile della ragazza.

Fu sorpreso nel vedere i suoi occhi scuri farsi seri e rossastri ma non scomporsi minimamente

"Continua" lo esortò digerendo la notizia appena appresa

"Sapevo della tua nascita, e di quella di Athena. Ti stavo aspettando, in questa pensione, da tanti anni. Sapevo che prima o poi saresti tornata. Il malessere che avverti è il tuo vero potere che si sta lentamente risvegliando. Il tuo cosmo sta prendendo vita, dentro di te. Presto sarai quella che sei nata per essere: Persefone. Dea della rinascita. Una dea, esattamente come Saori. Quando il tuo potere sarà libero starai meglio, non preoccuparti." lei fece un respiro profondo rendendosi conto solo in quel momento di essere a corto di fiato.

"Cosa diventerò, allora? Cosa resterà di me quando la dea si risveglierà?" il tono amaro ed intriso di tristezza lo fece sospirare. Avrebbe voluto abbracciarla ma il ghiaccio che proveniva da lei fece desistere il suo progetto

"Nulla cambierà, in realtà. Rimarrai la stessa, tu sei una dea è solo il tuo cosmo che reagisce alla mia presenza e cerca di comunicare con me...e con te. Avrai nuovi ricordi, questo sì, ricordi di noi, delle tue precedenti incarnazioni. Ma tu non sparirai, Alexandra."

Si sedette di fianco a lei appoggiandole una mano sulla spalla

"Se preferisci, prova a chiedere a Saori, probabilmente ti fidi di più della sua opinione..."

ma la ragazza scosse i ricci scuri, profumati di rosa.

Si voltò verso di lui, allacciando lo sguardo a quello di lui, una miriade di domande si affollava nella sua mente, ma lei non riusciva in alcun modo a formulare un pensiero coerente. In quel momento un mondo sconosciuto stava prendendo forma negli occhi azzurri di lui e lei avvertiva, a pelle, che solo Hades le avrebbe concesso tutte le risposte

"Ti amo."

quelle parole, la sua voce profonda incrinata da un'emozione che non poteva riconoscere, ebbero l'effetto di una doccia gelida

"Come scusa?" i suoi occhi scuri erano dilatati e lei stava trovando terribilmente difficile deglutire, quelli di lui, trasparenti come il ghiaccio, accennavano un mesto sorriso

"Ti amo" rispose semplicemente "da così tanto tempo che non riesco a contemplare una vita senza te, per quanto potere possa avere e ottenere"

Lei si stava torcendo le mani, evidentemente questa notizia l'aveva scossa più di quanto avesse fatto rivelare la sua vera natura.

"Ma...in fondo noi non ci conosciamo nemmeno..." non appena ebbe pronunciato quelle parole si rese conto di aver commesso un errore. Dentro di lei avvertiva agitarsi un sentimento forte come il fuoco, avrebbe potuto mettere la sua stessa vita nelle mani del dio anche subito. E questo la spaventava più di quanto avesse voluto ammettere.

"Non ho dato per scontato che tu provassi i miei stessi sentimenti, piccola. Non sei mai stata una da dare per scontata." sorrise vagamente divertito tornando a prendere posto sulla sedia. Il sole filtrava dalle veneziane di bambù disegnando giochi di luce sulle gambe di lei nella penombra addormentata.

"Sei un nemico di Athena, vero?" aveva chinato il capo

"Sì...e no" non lo esortò a proseguire in alcun modo "Non le voglio muovere guerra, per ora, se non si intrometterà nei miei piani...ed io nei suoi. Ma non è escluso che arriveremo ad una guerra, di nuovo, anche se so per certo che tu combatterai al suo fianco..."

Alexandra gli rivolse uno sguardo interrogativo

"La tua precedente incarnazione mi ha ucciso." lei prese fiato di colpo

"La mia...cosa?" le labbra aperte e gli occhi sbarrati le conferivano un'aria ancora più fanciullesca, si concesse una breve risata muovendo la mano come a scacciare una zanzara fastidiosa. "Non importa! Ricorderai a tempo debito!" rise di nuovo.

Lei si alzò lentamente e Hades ebbe la certezza che se ne sarebbe andata, forse sarebbe corsa da Athena...ma no. Il suo spirito era sempre stato troppo indomito per correre a chiedere aiuto.

Invece Alexandra si avvicinò a lui. Lo fissava dritto negli occhi. L'atteggiamento aggressivo di poco prima era svanito lasciando il posto ad una cupa determinazione.

Lui avvertì nell'aria la tensione che emanava dal suo corpo assieme ad un debole cosmo che profumava di fiori di campo.

"Alexandra..." le prese le mani alzandosi a sua volta colmando la piccola distanza che c'era tra di loro, stupito del suo atteggiamento così aperto, così fiducioso di fronte ad un palese nemico.

Ed io che volevo rapirti e dissanguarti per la mia stupida armatura... Dimmi come posso solo pensare di farlo, adesso?

Hades sapeva che da lì a poco sarebbe successo qualcosa che non poteva evitare, nel bene o nel male, quegli attimi avrebbero scritto la storia.

Ora te ne andrai, perché sai chi sono. Hai avuto le risposte che cercavi...o almeno qualcuna. Ora vattene, scappa da Athena scappa lontano così che io non possa farti del male.

"Risvegliami. Tu puoi farlo." un sussurro che per un attimo credette di aver immaginato. Ma le mani gelide di lei si strinsero alle sue, con forza

"Liberami così che io possa diventare quella che sono" e capire questo sentimento che si agita dentro di me così forte da farmi soffocare

"Sei sicura? Sei certa che questo è quello che vuoi veramente?" si chinò leggermente verso di lei, la tempesta nei suoi occhi devastante

"Sì"

Lui le baciò la fronte, ancora

"Adesso?" la sua voce profonda tremava impercettibilmente

"Sì"

Lo abbracciò guidata dal puro istinto alzando il viso a guardare ancora una volta quegli occhi come laghi d'inverno.

"Ti prego, sono venuta qui per fare chiarezza dentro di me e trovare un senso nuovo alla mia vita...e scopro che è stata tutta una bugia." ricordò quella sera, il discorso tra Soichiro ed il signor Kido, ricordò Mu che la teneva sotto stretta sorveglianza, ricordò lo strano muro di energia che era scaturito dalle sue mani. Ricordò le lacrime quando il nonno l'aveva allontanata da loro, ricordò il suo dolore scarlatto come sangue.

"Voglio vivere per quella che sono, anche se la mia scelta dovesse portarmi alla tomba. Hades, risvegliami!"

Hades sigillò quella richiesta con un bacio improvviso che la rassicurò, stringendola a sua volta. Le mani sulla sua schiena erano sempre più calde

"Cerca di rilassarti, stenditi se vuoi. Ora cercherò il sigillo che tiene imprigionato il tuo cosmo e cercherò di rimuoverlo. Non è doloroso. Avvertirai solo un'onda di...calore, credo"

Gli sorrise mentre lui la sollevava in braccio adagiandola sul letto

"Ecco, adesso mi sento la protagonista di una stupida favola!" rise e lui non poté non stupirsi di nuovo.

Non posso...non posso più rapirla, non dopo tutto questo, non posso permettere che mi odi...non posso più permettere che muoia.

Le sue mani calde correvano lungo la sua figura senza nemmeno sfiorarla, quando arrivarono in mezzo al petto il suo viso si contrasse

"L'ho trovato, il tuo sigillo è qui, in mezzo al petto." La guardò, serio "Siamo ancora in tempo per tornare indietro. Sei sicura? Nulla sarà come prima, appena avvertiranno il nostro cosmo Athena e i cavalieri d'oro potranno...che so, tentare una reazione. Sei davvero certa?" lei annuì e lui espanse il suo cosmo, lentamente, come le onde di un mare calmo.

Il suo corpo fu percorso da un lungo brivido, prima che anche quella forza sconosciuta cominciasse a rispondere all'unisono con lui.

Rhadamanthys avvertì un dolore sordo all'altezza del petto, quando il cosmo oscuro del suo signore cominciò a palesarsi pulsando all'unisono con una brezza dorata. Guardò Minos accanto a lui boccheggiare, le dita contratte sulla tazza di caffè fumate. Aiakos, invece, si stava massaggiando con la mano aperta "Ahia..."

Somma Pandora...

il richiamo telepatico arrivò alla ragazza come un alito di puro fuoco

Dirigetevi subito da lui, ma non palesatevi ancora. Non so cosa sta succedendo...non vorrei che la situazione precipitasse.

Il giudice biondo annuì, i suoi occhi viola ebbero un guizzo amaranto alla previsione di una possibile battaglia.

Non preoccupatevi somma Pandora, saremo lì in un minuto.

Ma la ragazza mora non poté fare a meno di torcersi le mani, una fitta di panico le attraversò i lineamenti delicati come porcellana.

Ancora una cosa, mia signora, cos'era quel cosmo nuovo...chiaro...

Pandora impallidì

Non lo so ancora, Rhadamanthys. Tuttavia ti prego di non tentare azioni avventate. Attieniti alle istruzioni che il sommo Hades vi darà e valuta la situazione con giudizio. Sei un valente guerriero, so che saprai guidare i tuoi compagni.

Aveva mentito...anzi aveva omesso una verità che paventava da tempo...se davvero Persefone si stava risvegliando...

"Somma Pandora" si voltò verso la generale direzione di Valentine, sperando che il guerriero non si accorgesse del suo profondo turbamento

"Mi aveva mandato a chiamare?"

La donna in nero annuì

"I nuovi guerrieri...sono pronti?"

Lo Spettro annuì

"Hanno tutti giurato fedeltà. Le armature saranno consegnate al più presto."

Pandora si avvicinò, il tono della sua voce cupo come i suoi pensieri.

"Tienili pronti. In fondo sono le nostre avanguardie, o mi sbaglio?"

L'uomo di fronte a lei sorrise, una luce oscura gli faceva brillare gli occhi.

La luce bianca esplose davanti ai suoi occhi mentre il giudice dell'Ade si teletrasportava nella piccola frazione di mare che ospitava villa Kido.

Una parte di lui non poté fare a meno di provare un minimo di apprensione. La dea Athena ed i suoi cavalieri erano a pochi metri da loro. Avevano di sicuro avvertito il cosmo di Hades palesarsi. Cosa sarebbe accaduto di lì a poco?

Si voltò verso Minos, accanto a lui, i capelli argentei alla luce impietosa del sole pomeridiano brillavano come una fitta rete di ragnatele.

Il ragazzo sorrise

"Non devi preoccuparti, come si dice...toccata e fuga!" poi si fece serio

"Non sarà questo il luogo della battaglia. Non saremo noi a dover combattere."

E Rhadamanthys, in cuor suo, sperava che il suo compagno d'arme avesse ragione.

Mu seguì con gli occhi Saori che si allontanava dalla sala, alcuni minuti prima che venisse servito un piccolo rinfresco appositamente preparato per loro. Athena aveva ragione. Ma la sua anima stava protestando. Cercò con lo sguardo Shaka, ancora profondamente in meditazione, mentre Milo era palesemente a disagio.

So cosa stai pensando, amico mio...

Anche Aldebaran aveva dei dubbi, lo si leggeva nella sua postura vagamene scostante, mentre Aiolia sembrava caduto in uno stato di apparente apatia che poco si confaceva al suo carattere impulsivo.

Come agiremo, Mu?

Aldebaran, il suo più caro amico.

Temo che dovremo attenerci a quanto vuole Milady.

Io non muovo un'unghia, sia chiaro. Questa storia puzza.

Milo non amava utilizzare mezze misure, invece

Perché sei così restio Milo? Alexandra non è mai stata per te più di una zanzara fastidiosa...

Poi la verità colpì Mu più forte di qualunque grido

Non è per lei...è per Athena, non è vero? E' per Camus...Una volta rapita Persefone, Hades ci attaccherà, di noi non rimarrà nemmeno il ricordo. Ed Athena non ci salverà...E' per questo, Milo?

Il cavaliere dello Scorpione abbassò la testa, i lunghi capelli nascosero i suoi occhi.

Milo, ragiona! Questo è ammutinamento! Ti rendi conto che sei un cavaliere di Athena? E' il nostro destino combattere per lei...morire per lei qualsiasi ordine ci impartisca!

Allora spiegami Mu!

La sua voce tradiva un dolore sordo

Spiegami perché non ha riportato in vita che i suoi paladini di bronzo. Spiegami perché non vuole coinvolgere Hyoga e gli altri ora. Spiegami perché ci intima di rapire Persefone qualora non voglia seguirci di sua spontanea volontà tirandoci addosso le armate di Hades...

Il cavaliere di Ariete si trovò improvvisamente a corto di argomenti, i suoi occhi del colore della laguna appannati dai ricordi.

Aprì la bocca per tentare una qualsiasi forma di plausibile convincimento quando Shaka gemette, un filo di sangue prese a colargli dal naso mentre tutta la sua figura sembrò vacillare.

Contemporaneamente un cosmo oscuro intrecciato ad uno dorato pervase l'aria caricandola di elettricità

"Si sta risvegliando...Hades la sta risvegliando..." i suoi occhi azzurri come il cielo di primavera erano sbarrati, le sue mani si aggrappavano ad Aiolia per una qualsiasi forma di sostegno e Mu si rese solo allora conto della gravità della situazione.

Il grido di dolore di Athena era esploso nella mente di tutti gli astanti prima ancora che Saori apparisse insieme a Julian, ansante ed affaticata, alla finestra che separava la terrazza dal salone interno.

"Alexandra...lei si sta svegliando. Dobbiamo agire subito, non c'è più tempo...non più" strinse involontariamente la mano attorno al braccio di Julian

"Temo che non ci sia più speranza, che non voglia seguirci, lei...lei e Hades stanno..." un tremito più violento degli altri la scosse

"Dobbiamo agire subito. Mu, Shaka" ignorò volontariamente il sangue che macchiava le vesti candide del cavaliere della Vergine "Andate subito da lei portatela al Santuario. Aioria, Milo Aldebaran, coprite le spalle, Hades potrebbe avere già predisposto delle difese."

Alexandra avvertiva un vento tiepido accarezzarle la pelle, la pressione ed il calore che aveva avvertito appena Hades aveva rimosso il sigillo erano svaniti lasciando posto ad uno strano torpore. Dietro alle sue palpebre chiuse si affollavano i suoi ricordi cancellati, in sequenza come le scene di un film.

Sorrise, ora si spiegava anche il suo amore disperato per quell'uomo quasi sconosciuto, la loro attrazione a pelle. Mestamente si coprì con il lenzuolo, i vestiti erano evaporati nel momento stesso in cui la potenza dei loro cosmi si era unita, lasciandola imbarazzata e nuda di fronte a lui.

Hades, invece, le stava accarezzando i capelli, un mezzo sorriso gli stirava le labbra. Inginocchiato accanto al letto, il capo reclinato, il respiro ancora un poco affannato.

"Hades...stai bene?"

Lui abbozzò una risata

"Certo, piccola, tu piuttosto, come ti senti?" lei parve concentrarsi

"Direi un po' frastornata, ma tutto sommato mi sento molto meglio di prima...quel dolore" si portò una mano al petto "è sparito"

Sembrava stupita mentre, timidamente, allungava una mano verso il viso di lui

"Mi dispiace per averti ucciso." lui scosse il capo

"Mi dispiace per averti rapita ed imprigionata..."

"Quanto tempo è trascorso..."

Ma lui si stava avvicinando pericolosamente a lei

"Non importa"

Labbra sulle labbra, sempre più esigenti, abbracciati e stretti; i loro cosmi intrecciati in una spirale di oro e di tenebra. Fecero l'amore lì, su quel letto rovente, di fretta come adolescenti, consapevoli del rischio che stavano correndo, consapevoli di Athena e dei suoi cavalieri i cui cosmi brillavano come stelle. Hades le regalò tutto se stesso, concedendole fino all'ultima briciola del suo cosmo e della sua passione, lei gli giurò che sarebbe sempre stata sua.

Un boato, al limitare della pensione, un altro ancora più vicino

"Che cazzo succede?" lei si scostò bruscamente, spaventata, guardandosi attorno mentre le braccia di lui la cingevano ancora, protettive

"Sono i cavalieri di Athena...dobbiamo fuggire, non mi sembrano molto propensi a parlare..." si alzò di scatto lanciandole una maglietta ed un paio di shorts e vestendosi a sua volta.

Uscirono dalla finestra e corsero fino alla scogliera. Un lampo dorato, un vento distruttore che li travolse, Aiolia stava ritto di fronte a loro

"Lasciala andare, Hades." una luce d'oro fremeva nella sua mano destra

Lei si affrettò a posizionarsi di fronte al dio

"No, Aiolia, ti stai sbagliando. Lui non mi ha rapita." sopraggiunsero anche Milo e Aldebaran

"Vieni con noi, Alexandra. Ti prego"

Lei guardò il cavaliere del Toro con occhi tristi

"No, nobile Aldebaran, io...voglio restare qui. Cosa volete da me? Non potete obbligarmi a venire con voi"

"E' qui che ti sbagli" Milo aveva uno strano sorriso "Scarlet Needle!" Il colpo mortale diretto verso Hades fu parato da un gigante con un'armatura nera che sembrava essersi palesato solo in quel momento.

"Milo..." la voce di Alexandra era rotta da una tristezza infinita

"Perché ci state attaccando? Noi non vi abbiamo fatto nulla."

"Sono ordini di Athena" era la voce di Mu, calma ed infinitamente triste

"Devi venire con noi, che tu lo voglia oppure no."

La ragazza fece un passo indietro, Hades la cinse nuovamente

"Perché..." aveva gli occhi sbarrati mentre Aiolia attaccava di nuovo, il ragazzo biondo nell'armatura nera si posizionò a loro difesa, dissipando l'energia del Leone con un fluido movimento del polso.

"Minos, portala via di qui."

A quell'ordine un altro giovane dai capelli del colore delle stelle si palesò accanto a lei

"Con permesso..." la prese in braccio alzandosi in volo.

Alexandra guardò sotto di lei la battaglia che stava coinvolgendo anche un terzo ragazzo dall'armatura di tenebra, i capelli scuri e lo sguardo sveglio.

"Perché..." Hades era scomparso; un fulmine scuro in direzione della pensione, Aldebaran aveva scagliato un possente Great Horn alla volta del nuovo arrivato che però era riuscito all'ultimo momento a schivare il colpo. Milo stava combattendo insieme ad Aiolia contro il gigante biondo che era accorso in loro soccorso per primo.

"Stai tranquilla, tra poco sarà tutto finito"

Poteva avvertire sulla sua pelle i loro cosmi, le vampate del loro potere che esplodevano sotto di lei e quei ragazzi che aveva da sempre considerato amici che si lanciavano come furie contro quei guerrieri che la stavano ora proteggendo.

"Urgh!" improvvisamente il cavaliere che la stava allontanando dalla battaglia fu investito da un'onda dorata che gli fece sputare sangue

"Cosa...che cosa?" la sua agitazione stava lasciando il posto ad una punta di panico, quando vide Mu e Shaka sospesi nel vuoto dietro di loro.

"Attento! Sono dietro di te!" si affrettò ad avvertire il guerriero che la stava stringendo ancora di più.

Prima che potesse rendersene conto si trovò sospesa nel vuoto. Il viso di Mu a pochi centimetri dal suo. Con orrore si accorse di stare precipitando al suolo, poi una pressione sempre maggiore alle sue spalle frenava la caduta; dietro di lei Shaka la stava sostenendo ed avvolgendo in una luce rosata.

Non volevano Minos, allora...volevano me..

Cercò di divincolarsi, all'improvviso quei volti amici la stavano terrorizzando.

"No! Lasciatemi...lasciatemi!"

Come per un riflesso condizionato il suo cosmo ancora in fasce esplose scaraventando Shaka lontano.

Ricominciò a cadere, sempre più veloce

"Ecco...adesso va a finire che mi schianto e tanti saluti"

Poi qualcosa successe, come un lampo di luce bianca che la accecava esplodendo di fronte ai suoi occhi, quindi il silenzio, un silenzio innaturale ed un solido pavimento di marmo freddo sotto le sue gambe nude.

Aprì piano un occhio, poi l'altro ancora abbagliata.

"Dove...dove?" poi un lamento proprio accanto a lei.

Si voltò Mu era accasciato a terra, la mano destra premuta sul fianco, sangue vermiglio stava colorando il pavimento immacolato

"Mu?" si avvicinò a lui, una mano appoggiata alla schiena. Il cavaliere d'Ariete stava tremando, violenti brividi che gli mozzavano il respiro

"Cosa ti è successo? Chi..cosa?" avvertì le lacrime scivolare dagli occhi.

"Non ti preoccupare. Non è stata colpa tua. Solo...non sei ancora in grado di controllare il tuo cosmo..."

Alexandra sbiancò, era stata lei a ferire Mu? Solo allora si rese conto che, mentre l'Ariete la stava teletrasportando aveva avvertito una vampata di calore che le aveva scottato le mani.

"Mi dispiace, davvero, Mu. Non era mia intenzione nuocerti" fece per aiutarlo ad appoggiarsi al muro, la sua mano ancora appoggiata alla schiena

"Non ti avvicinare a lui!"

un ragazzo moro i capelli sciolti sulle spalle e l'espressione addolorata. Sorreggeva Shaka che sembrava praticamente illeso ma a corto di energie.

"Io..non.." lei lo guardava stupita, la fredda determinazione e l'atteggiamento distaccato di lui la stavano spiazzando. Era loro prigioniera.

Poi, indipendentemente dalla sua volontà, dalla sua mano ancora appoggiata a Mu scaturì una purissima luce azzurra che investì in pieno il cavaliere della prima casa.

Nello stesso momento un calcio potente la colpì in pieno mandandola a sbattere contro la parete intonsa. La ragazza con fatica cercò di rimettersi seduta, il dolore le aveva fatto vedere solo stelle luminose che le stavano ancora danzando davanti agli occhi. Il sangue le aveva invaso la bocca, cercò di sputare riuscendo solo a macchiarsi il mento ed il petto. Poi, prima che potesse fare alcunchè, l'oscurità venne a reclamarla.

Mu guardò Kanon dritto negli occhi azzurri come il mare

"Era proprio necessario?" la sua voce sembrava essere più ferma

"La stai giustificando? E' una traditrice, lo sai bene, ha quasi cercato di ucciderti anche ora, non ti sei accorto della luce che ti ha investito?" Kanon non capiva, Mu stava forse mettendo in discussione il suo giudizio o gli ordini della stessa Athena?

"Comprendo il tuo debito di riconoscenza nei confronti della dea, Kanon." lui abbassò gli occhi, contrito "Ma non perdere di vista la realtà, amico mio, guarda bene prima di giudicare. Pensa prima di agire. La luce che hai visto, non era un colpo mortale" si alzò in piedi con grazia "Persefone ha voluto guarirmi." il guerriero greco fece un passo indietro. Le labbra fredde di rimorso. "Lascia pure Shaka alle mie cure. Portala nella sua cella. Per stanotte starai tu a guardia, non è vero?" non aspettò nemmeno la risposta "Elena non è ancora qui? Bè, appena arriva mettila subito all'opera, dobbiamo in ogni modo occultare il suo cosmo così che non possa essere localizzata. Dubito che Hades sia così sprovveduto da non capire dove possiamo averla portata, ma gli ordini sono ordini."

Elena stava sfrecciando con il suo motorino ad una velocità improbabile per le vie trafficate della sera di Atene. I ricci del colore del tramonto sfuggivano impertinenti dal casco, scivolando e giocando nel vento.

La ragazza non potè fare a meno di sbuffare: l'avevano richiamata con un preavviso ridicolo dal santuario, facendole peraltro notare come, se avesse deciso di risiedere là, come tutte le sacerdotesse, non sarebbero necessarie queste stupide chiamate. Secondo sbuffo. Non sarebbe mai andata a vivere là, mai più, quando l'occasione le aveva concesso la sua unica via di uscita se l'era svignata veloce lasciandosi il fumo alle calcagna, e nessuno l'avrebbe convinta a tornare là, dove anche le pietre racchiudevano i ricordi.

Ma lei, Elena, l'ancella di Athena, aveva giurato di mettere il suo potere al servizio della dea, a questo non poteva venire meno, neanche volendo. Quindi capitava con cadenza sempre più regolare che venisse interpellata per qualche tempo al grande tempio dove risiedeva per un periodo variabile dalla settimana al paio di mesi.

Schivò con destrezza un furgoncino che stava uscendo impacciato dal parcheggio, se andava avanti così sarebbe arrivata dopo l'ostaggio che avrebbe dovuto contenere...i cavalieri d'oro e la loro proverbiale lungimiranza! Se solo avessero cacciato quel loro becco pettegolo al di fuori del santuario almeno una volta si sarebbero resi conto da soli che Atene nell'ora di chiusura degli esercizi commerciali vanta un traffico degno di una visita turistica!

Un paio di curve strette, una ripida salita e poi finalmente, la tanto agognata meta: il bar della sua amica Filothea, deposito ufficiale del suo motorino e delle sue stanche membra. La ragazza greca l'attendeva alla soglia della porta sul retro con due sacchetti di panini e bevande

"Mi hai detto che sarete in due stanotte, giusto?" Elena sbuffò

"Già, ma non conosco il mio co-secondino"

"Mi riporti il thermos al ritorno, quando sarà, ti prego di non mandare nessuno, come hai fatto l'ultima volta, Milo ha spaventato tutte le ragazze del bar..." disse paziente aggiungendo ai due sacchetti un generoso thermos di caffè.

"Scusami se ti ho dato così poco preavviso per occuparti anche di Eraklion"

L'alta ragazza sorrise

"E da quando sarebbe diventato un peso?" le posò le mani sulle spalle in un gesto d'affetto

"Mi raccomando" aggiunse "sei una ragazza di gran cuore, fai attenzione" Filothea era quanto di più simile ad una sorella maggiore Elena avesse mai avuto, così si limitò ad annuire con la gola stretta da uno strano nodo di commozione.

Si inerpicò per il passaggio nascosto tra le asperità della collina e, di passo veloce, arrivò con la notte alla tredicesima casa.

La prima cosa di cui fu cosciente, o che la sua mente fu capace di registrare, era la ragazza distesa sulle lenzuola bianche. Brutte macchie di sangue erano ancora ben visibili sulla maglietta che indossava ed attorno alla sua bocca. Non si soffermò troppo a fare domande, sapeva fin troppo bene come funzionavano le cose in quello strano mondo che nessuno vedeva.

Un ragazzo accanto al letto con un asciugamano umido cercava di ripulirla alla bell'e meglio, le dava le spalle e l'unica cosa che Elena potè notare fu proprio la sua schiene dritta e la massa di capelli.

Una spina nel suo giovane cuore cominciò a dolere senza che lei riconoscesse il motivo.

"Ciao, io sono Elena, l'ancella di Athena. Mi avete chiamata nel pomeriggio. E' lei la prigioniera? Di chi si tratta? Se hai fame ho portato dei panini e del caffè, dato che dovremo passare qui la notte..."

Le parole morirono sulle sue labbra, il respiro si impigliò nei polmoni quando Kanon si voltò stupito dal tono di quella ragazzina

"...Saga?" le tremava la voce ma gli occhi verdi come il mare erano stranamente duri

"No" portò le mani in avanti in un evidente seno di difesa

Quante volte avrebbe dovuto sopportare quella storia?

"Sono Kanon, il gemello. Tanto piacere"

Elena sembrò respirare più liberamente

"Ah, meno male!" gli concesse un mezzo sorriso "Mettiamoci al lavoro, allora. Spiegami dall'inizio, sono tutta orecchi!"

"Lei è Persefone. Hades l'ha appena risvegliata, per quanto ne so. Io non ero presente. Athena l'ha fatta prelevare dai cavalieri d'oro e rinchiudere qui. Quello che devi fare è contenere ed occultare il suo cosmo così che non possa nuocere ad alcuno e, tantomeno, essere localizzata. Il suo cosmo è potente ma non è mai stata abituata ad usarlo. Fai attenzione."

Elena annuì, i suoi occhi diventarono di una gradazione più scuri mentre i pezzi del puzzle andavano al loro posto

"Quindi è una dea. L'avete sottratta ad Hades, immagino contro la sua volontà. Bravi. Ma così facendo vi state tirando addosso le ire di mister oltretomba, o mi sbaglio?"

Kanon scosse i lunghi capelli

"Sono stati ordini di Athena in persona. Immagino che abbia considerato i pro e i contro della situazione prima di agire." tagliò corto lui, brusco "Mi avevi parlato di panini o sbaglio?" un mezzo sorriso anche da parte sua. Bè, tanto valeva mangiare, l'ora canonica della cena era già trascorsa da un pezzo.

"Qui" gli lanciò il sacchetto, apprestandosi a tenergli compagnia.

Un attimo prima che lui potesse rendersene conto, il potere contenitivo di lei aveva creato una barriera iridescente attorno alla cella, talmente potente che per un momento anche a lui parve di soffocare. Il boccone quasi gli andò per traverso e la guardò con occhio torvo.

"Cosa c'è?" lei continuava imperterrita a masticare degnandolo solo di un'occhiata sfuggente "Ah, è per la barriera? Scusa, no ti ho avvertito. Lo faccio ora. Barrieraaaaa!!" si sporse verso di lui urlando tanto che il ragazzo si scostò all'indietro bruscamente battendo la testa contro la parete appena dietro di lui.

Questo e la sua espressione attonita le strapparono un ghigno di divertimento puro

Questa è pazza...

Ridacchiava ancora quando si avvicinò al letto dove era distesa la dea. A parte le macchie di sangue ed il brutto livido che si stava formando sul fianco destro, sembrava una bambina addormentata. Elena le strinse la mano facendo scivolare attorno al polso un bracciale di argento ed opale. Le scostò i capelli dalla fronte con una carezza

"Mi spiace..." poi la mano si chiuse a pugno. Un'energia rossa si concentrava riflessa nel bracciale di lei

"Che il potere delle stelle mi assista. Io Elena ancella di Athena, nel nome della dea splendente, invoco la protezione degli astri. Che il cosmo di Persefone sia nascosto e contenuto."

Una scintilla azzurra di pura energia la scagliò lontano. Kanon, senza scomporsi più di tanto, riuscì ad acchiapparla in tempo prima che andasse a sbattere da qualche parte.

"Non vorrei che rompessi qualcosa con la tua testaccia. Che è successo?" sembrava quasi annoiato, come se la questione non lo riguardasse minimamente, a differenza del panino che sembrava assorbire tutta la sua attenzione.

"Si sta ribellando, ma qualcosa dovrei essere riuscita ugualmente a combinare" si stirò le pieghe del ridicolo peplo che era obbligata ad indossare durante la sua permanenza al santuario.

"Caffè?"

Si sistemarono al piccolo tavolino che stava a ridosso della finestra, le tazzine di plastica, la bevanda calda e fumante.

"Quanto tempo prevedi che la ragazza stia qui?" lui fece spallucce

"Domani arriveranno Athena e gli altri. Credo che loro ne sappiano più di me"

Elena si avvicinò al letto, coprendola a metà con il lenzuolo

"Vado a fumare, vuoi favorire o mi aspetti qui?" lui fece tanto d'occhi

"E lasceresti la prigioniera da sola?" la ragazza roteò gli occhi spazientita

"Senti, sta dormendo come un sasso ed ho creato una barriera talmente potente che sfido chiunque a scappare da qui. Poi non dirmi che sono stata scortese e non ti ho nemmeno offerto una sigaretta..." lui sorrise seguendola sul balcone che dava sul mare.

"Saga..." espirò una nuvola di fumo azzurrognolo "Così conoscevi mio fratello."

L'atteggiamento di lei cambiò impercettibilmente, la luna mandava bagliori d'argento sull'acqua che sembravano poesie

"E chi non lo conosceva?" abbozzò una risata "mi stupisco semmai, di non ave mai visto te" Kanon fece spallucce, evidentemente aveva toccato un tasto dolente e lui non voleva fornirle alcun appiglio per poter continuare la sua inquisizione

"Mi sembra di capire che non vivi qui al santuario, o mi sbaglio?" lei scosse la testa in un gesto di diniego e lui non potè evitare di stupirsi di quanto lucenti e ribelli fossero i suoi riccioli

"Io vivo ad Atene, un appartamento ridicolo, un po' fuori mano. Ma per ora è tutto quello che le mie finanze mi consentono." lui fece tanto d'occhi

"La fondazione non ti paga a sufficienza? Certo se ti fermassi al santuario..."

"Non avrei affitto, vitto, bollette e quant'altro. La fondazione mi paga generosamente ma...ho molte spese." Fece un gesto vago con la sigaretta che brillò nelle tenebre "Poi voi dal santuario mi chiamate senza preavviso. Devo mollare tutto e venire qui per un paio di giorni o per un paio di mesi, nessuno lo sa. Non riesco a trovare e tenermi un vero lavoro con questi ritmi, nessun contratto prevede tali condizioni; nessun datore di lavoro è disposto ad accettarle, così preferisco...accontentarmi."

"Ancora non capisco perché ti ostini a non voler vivere qui"

lei gli fece tanto di linguaccia

"Affari miei. Mi piace sentirmi libera" lui abbozzò una risata soffocando uno sbadiglio accingendosi a rientrare. Si voltò proprio di fronte alla portafinesta guardandola di sottecchi lei non dava segno di volerlo seguire. Quella ragazza lo innervosiva e divertiva e lo confondeva, contando che la conosceva solo da qualche ora era curioso di approfondire.