III

"La dea Atena e i suoi Cavalieri" disse Melissa con voce sognante.

Suo fratello, più perplesso, aggiunse: "Ti confesso, amico, che si fa fatica a credere ad una storia simile."

"Non si può certo darvi torto. A parti invertite probabilmente farei fatica pure io a credere a tutto questo." replicò l’oratore.

Gli interlocutori lo guardavano dal basso, essendo seduti su un gradone inferiore rispetto a lui che ora si stava appoggiando meditabondo ad una colonna del tempio.

"E adesso che ci hai raccontato tutto questo" riprese la ragazza "che dovremmo fare?"

Callimaco la guardò stupita: "Per quale motivo ti aspetti di dover fare qualcosa?"

"Immagino che se hai voluto rivelarci tutto questo un motivo ci dovrà pur essere. E dunque vorrei sapere qual è."

"A dire il vero, Melissa, non ho un vero motivo. O meglio, un motivo è che voi avete intuito qualcosa e non mi pareva giusto lasciarvi ancora all’oscuro, tanto più che avevate una vostra supposizione che vi avrebbe lasciato molti più dubbi che certezze assieme a molte illusioni sul mio possibile ruolo nel lavoro che svolgiamo nei campi." Non poté fare a meno di ridere pensandoci ed era parecchio tempo che non lo faceva così di gusto "Ve lo immaginate, tutti i vicini che vengono a cercarmi perché si è diffusa la voce che sono un benedetto della dea delle messi? Mezze verità e la superstizione possono portare molti danni e molti disagi."

"Certo sarebbe stata una versione più credibile." disse Cratilo "Ma il problema non si pone dal momento che, immagino, adesso ci chiederai di mantenere il silenzio. Stai comunque tranquillo, ti dico fin da subito che, qualunque cosa tu ci avessi rivelato oggi, avevamo già deciso che sarebbe rimasta tra me e mia sorella. Che si parli di Atena invece che di Demetra non fa alcuna differenza."

"Ti ringrazio, amico mio. Ad ogni modo in futuro potremmo aver modo di parlare ancora dell’una e dell’altra." disse Callimaco appoggiandoli una mano sulla spalla. "Tuttavia vi è un altro motivo, molto importante per me, che mi ha spinto ad aprirmi con voi. Avevo bisogno di parlare con qualcuno, per scacciare qualche fantasma del passato e per liberarmi di certi pensieri." D’improvviso era tornato serio, quasi pensieroso. "Stare accanto alla dea è un privilegio ma, nei mesi scorsi, ha comportato moltissimi sacrifici. Il Fato ci ha dato molto, avvicinandoci ad una divinità, ma molto ha poi preteso."

Vi fu un attimo di silenzio, poi Melissa ruppe l’attesa: "Dimmi, la dea approva il fatto che persone comuni come noi sappiano? E tu non è che rischi di essere rimproverato per queste tue rivelazioni?" Negli occhi verdi della ragazza vi era profonda preoccupazione e stringeva nervosamente tra le dita il pendaglio che aveva al collo.

"Non ti devi preoccupare per questo. La dea si fida di noi e delle persone di cui noi ci fidiamo. Pure ad Atene vi sono alcuni che sanno e che vengono a contatto con i Cavalieri del Santuario."

"E Atena… la incontrano mai?"

"Ella si mostra loro, talvolta, ma solo da lontano. Tuttavia i fedeli della dea hanno la possibilità di rivolgersi a lei per mezzo del Grande Sacerdote." fece una pausa e aggiunse con un tono di profonda tristezza: "Fin tanto che vi è un Grande Sacerdote…"

Né Cratilo né Melissa ebbero la possibilità di interrogarlo ulteriormente riguardo la gravezza che sembrava d’un tratto essersi impadronita di lui, perché il peristilio risuonò di una voce acuta di un bambino. "Cratilo! Melissa!" urlò un vispo bimbetto comparendo lungo quel lato del colonnato.

Cratilo alzandosi di scatto lo rimproverò: "Perché mai gridi, Frisso? E’ forse accaduto qualcosa? Se non è così io…"

Frisso si fermò di scatto. Poi, tutto di un fiato, disse: "Non è colpa mia se quel tizio ha tanta fretta e poi è da tanto che vi cerchiamo!"

"Quale tizio?" chiese Cratilo

"Quello che ha chiesto di Callimaco!" sbottò il bambino.

Melissa a queste parole impallidì e si sentì preda di un’improvvisa inquietudine. Callimaco dal canto suo si era alzato e avvicinandosi a Frisso disse: "Chi mi cerca? E dov’è ora?"

"Non lo so, era qui, dietro di me." rispose il piccolo girandosi di scatto, ma lungo il peristilio non si vedeva nessuno. Callimaco tuttavia percepì una presenza. Si girò e si protese in avanti, guardando in direzione della colonna più vicina e disse con tono deciso: "State dietro di me amici. E tu, mostrati!"

Cratilo e Melissa videro come un’aura dorata brillare attorno a Callimaco e più tardi non seppero dire se fosse per lo spavento e l’improvvisa comparsa del nuovo venuto o se solo per la suggestione dovuta a ciò che avevano udito raccontare poco prima.

"I tuoi riflessi e i tuoi sensi sono rimasti acuti. Complimenti cavaliere!" disse una voce giovane e cordiale.

Callimaco sembrò rilassarsi e abbassate le braccia, che aveva protese in avanti, disse: "E tu del pari sei rimasto silenzioso e furtivo come un felino." Il sorriso era tornato sul suo volto, come il sole che sbuca d’improvviso dalle nuvole dopo un fortunale estivo.

"E’ un vero piacere ritrovarti." fu la risposta ma questa volta con le parole si mostrò la persona. Slanciato e dai lunghi capelli dorati il giovane si avvicinò a Callimaco e subito i due si abbracciarono. Guardandoli, Melissa si accorse che entrambi apparivano profondamente commossi e avevano gli occhi lucidi.

"Non mi sarei mai aspettato di vederti qui, non riuscivo a credere che fossi davvero tu." disse Callimaco. "Sei più che benvenuto."

"Ti ringrazio. Mi sei mancato, amico mio."

Cratilo tossicchiò: "Callimaco, chi è questo tuo amico? Ci ha fatto prendere un mezzo spavento con quest’apparizione improvvisa."

"Evidentemente era destino che io dovessi rivedere e riabbracciare questo mio carissimo compagno d’armi dopo le rivelazioni di poco fa." guardò verso il nuovo venuto e i due parvero capirsi al volo. "Anassilao di Naxos, Cavaliere di Atena."

Anassilao si inchinò. "Gli amici del prode Callimaco sono miei amici." disse con tono nobile.

I fratelli si presentarono a loro volta. Melissa stava ammirando con occhi sognanti Callimaco e Anassilao che parlavano tra loro; due Cavalieri di Atena! Quanto avrebbe desiderato in quel momento aver l’occasione di incontrare la dea e poterle parlare; sembrava una cosa impensabile eppure ora tutto appariva reale, tutto era lì, davanti ai suoi occhi. Anassilao si accorse di come la ragazza li stava ammirando e, rivolto all’amico, disse facendo in modo di farsi sentire da lui solo: "Sembra che tu abbia trovato un’amica fedele e devota al tuo ritorno a casa. Anzi, forse è più corretto dire un’innamorata devota." Callimaco non riuscì ad articolare risposta e arrossì leggermente; Melissa, vedendolo arrossire, arrossì a sua volta.

Callimaco cercò di cambiar discorso e disse rivolto all’amico: "Devo pensare che la tua è una visita di piacere o vi è un altro motivo?"

Anassilao stette un attimo in silenzio poi, soppesando le parole disse: "E’ richiesta la nostra presenza ad Atene. Dobbiamo imbarcarci oggi, prima del calar del sole."

Callimaco guardò Melissa e vide lo sgomento nei suoi occhi. Sgomento che però svanì di colpo quando Anassilao aggiunse: "Siate lieti, amici. E’ una felice circostanza quella che ci attende ad Atene. Partiamo dunque con animo leggero."

"Partiamo?" fece Melissa cui era balenato in mente qualcosa che pareva impossibile solo pochi attimi prima.

Dopo una breve pausa Anassilao, rivolto a lei e Cratilo, rispose: "Partiamo, certo. Io e voi tutti. Siete mai stati ad Atene? Se lo desiderate potete seguirci e sarete gratificati da quello che vedrete e udirete."

"Anassilao, che accade al Santuario?" chiese Callimaco frastornato come i due fratelli da quell’improvvisa e fulminea proposta.

"Lo saprai appena ci saremo imbarcati. Quanto a voi, amici di Callimaco, che pensate di fare?"

Melissa anticipò il fratello e disse con decisione: "Dove voi andrete, noi vi seguiremo, Cavalieri di Atena."

Quello stesso pomeriggio dal porto di Corinto si staccò un’imbarcazione sulla quale viaggiavano due giovani dallo sguardo fiero accompagnati da una ragazza molto carina e da un ragazzo che mostrava tutta la sua fierezza per l’impresa, perché tale era per lui, cui aveva dato il via nel giro di pochissime ore. Fino a quella mattina era stato un contadino che non si era mai allontanato troppo dalla sua città, che ora vedeva allontanarsi sempre più mentre la nave scivolava sugli abissi azzurri; ancora un po’ e solo l’Acrocorinto sarebbe stato visibile. Ripensava alla partenza frettolosa, al momento in cui si era congedato da sua madre assieme a sua sorella, all’intervento risolutivo di Anassilao che, dichiarandosi commerciante delle Cicladi e ostentando conoscenze in quel di Atene, aveva convinto l’intera famiglia a imbarcare al più presto una notevole quantità di olio che sarebbe stata ben pagata. Antimaca era sconcertata da tali eventi e da tanta fretta, ma l’oratoria del nuovo venuto e la sua presenza, che infondeva sicurezza, l’avevano infine convinta. C’era però da dire che se l’affare fosse andato in porto lei e i suoi figli si sarebbero garantiti qualche stagione di relativo agio e non solo, forse pure la possibilità per Cratilo di realizzare un suo vecchio sogno, quello di darsi all’arte della decorazione della ceramica, attività già cara al nonno e che, rilanciata da nuovi e redditizi commerci, aveva fatto di Corinto la capitale della ceramica a figure nere. Questo e molto altro passava per la mente del ragazzo che ogni tanto dava un’occhiata alle grosse olle che contenevano la sua preziosa mercanzia.

"Tieni d’occhio il tuo tesoro?" disse d’un tratto Callimaco.

"Certo. E d’altro canto non stai facendo lo stesso con il tuo?" rispose sottovoce Cratilo accennando alla sorella, poco lontana, che stava ammirando il mare. "Potrebbe essere la tua occasione, amico."

Callimaco finse di non cogliere l’allusione e si concentrò sulle onde che schiumavano lungo la fiancata.

"Mi renderesti doppiamente felice se parlassi con mia sorella qui e adesso."

"Perché doppiamente?"

"Il motivo principale lo sai." tagliò corto "L’altro è che vorrei poter parlare un po’ con il tuo amico Anassilao da solo. Chissà che non sia un po’ più loquace di te riguardo ad alcune questioni cui avete solo accennato fino ad ora."

"Cratilo" disse Callimaco "davvero non ti sono bastate le rivelazioni delle ultime ore? C’è n’è da riempire una vita, volendo." Subito dopo aggiunse "La mia, da che ho conosciuto Atena, di certo è cambiata in modo radicale."

"Ti credo bene, cavaliere!" Callimaco si stupì che l’amico si rivolgesse a lui in quel modo "E’ proprio perché voglio capire quanto la tua vita sia cambiata che voglio sapere. Perché ho come il sospetto che tutto ciò che riguarda te e Anassilao, e non so quanti altri, riguardi anche tutti noi. Non so come mi sia venuto in mente quest’idea, ma tant’è."

"E infatti ci riguarda tutti." Era la nobile voce di Anassilao quella che si fece udire d’improvviso dietro di loro. "Non temere, Cratilo, quando percorrerai la strada che ti conduce al Santuario della Dea, apprenderai molte cose che ai più sono celate e udirai di imprese nobili e tristi che hanno segnato gli ultimi mesi." Nel dir ciò, per la prima volta il volto sereno e imperturbabile di Anassilao sembrò incupirsi.

"Negli ultimi mesi? Ma allora quanto è accaduto quest’estate non sarà forse…"

"Placa la tua curiosità, Cratilo." disse Anassilao.

Callimaco aggiunse: "Se Anassilao ti dice che presto potrai sapere non devi dubitare che invero sarà così. E credimi che farò la mia parte."

"Certo!" rispose gaiamente l’amico "Se poi tu facessi la tua parte anche con mia sorella, sarei ugualmente felice."

"Accadrà." fece Callimaco "Ad Atene farò quel che ho da fare. Te lo prometto." Cratilo lo guardò e sorrise soddisfatto.

Anassilao, con gli occhi fissi all’orizzonte, si limitò a commentare: "Abbi pazienza, figlio di Corinto. Ciò che non vi è rivelato oggi, lo sarà al più tardi domani, al Santuario."