Fiori d’arancio per Fiore di Luna

 

Atene, Santuario della Dea

La corazza era tirata a lucido e ora faceva bella mostra di sé nella sala principale. Sulla stessa parete stava appesa la foto di un giovane che la indossava e accanto ad essa vi era un ritratto dello stesso, eseguito a carboncino.

A volte ripensava alla sua infanzia e alla sua dimora riparata, lontana dal mondo. Da un paio d’anni tuttavia la sua dimora era Atene e lì aveva scelto di risiedere, almeno finché altri cavalieri non fossero stati addestrati.

Sentì rumore di passi e una dolce voce che chiamava.

"Sono qui, mia cara." disse dirigendosi all’ingresso.

Quando la ragazza lo vide non riuscì a trattenersi e gli corse incontro.

"Come stai, Fiore di Luna? Sei davvero un incanto, mi sembri sempre più bella ogni volta che ti rivedo. Sicura che stai facendo la cosa giusta?" E strizzò un occhio.

"Sciocco!" disse lei ridendo. "Caspita, ma come sei diventato alto!" Ora la sovrastava di diversi centimetri.

"Devo essere all’altezza del ruolo, non ti pare?" rispose scoppiando a ridere a sua volta. "Coraggio, entra."

Fiore di Luna notò che si era sistemato bene e che la casa era stata tirata a lucido per l’occasione. Nella sala grande non poté non notare foto e ritratto e subito la sua allergia per un attimo scomparve.

"Ti manca molto, vero?"

"Come manca a tanti, credo."

"Ne parliamo spesso, a casa. Di lui come del vecchio maestro."

"Vorrei aver potuto conoscerlo meglio. Mur parlava spesso di lui."

"Il suo ritratto, chi lo ha fatto? Tu Kiki?"

"No, un amico. Lascia che ti racconti."

***

Dodici anni prima, in Pamir

Ammirare i monti innevati, sondare le valli, gli anfratti, cercare di individuare sentieri e percorsi carovanieri era sempre stato il suo passatempo preferito. Dall’alto della torre, con il cannocchiale del fratello, a volte riusciva a vedere, a chilometri di distanza, gruppi di pellegrini che salivano o scendevano gli alti passi. Vedere e non essere visto. Che soddisfazione. Quelle persone, anche avessero visto l’alta torre dove lui risiedeva, piccola e quasi invisibile ad occhio nudo al cospetto delle montagne, avrebbero dovuto compiere un largo, lunghissimo giro per arrivare fin là e poi avrebbero dovuto superare ostacoli assai insidiosi. Forse era per quello che non aveva mai veduto arrivare nessuno.

Sbadigliando, si scostò del cannocchiale e istintivamente trasalì. Un uomo corpulento, con i capelli legati dietro la nuca e lo sguardo fiero stava avvicinandosi alla torre, anzi era sotto la torre. Com’era possibile?

"Mur, fratello!!!" gridò a gran voce.

"Che c’è Kiki?"

"C’è un uomo laggiù!"

"Lo so benissimo, Kiki." disse Mur apparendo.

"Ma lo hai visto? E’ enorme e il suo aspetto è feroce!"

"Feroce?" Mur rise di gusto. "Non giudicare dalle apparenze, Kiki."

Poco dopo ricevettero l’ospite. Kiki era un po’ intimorito, ma da vicino l’uomo aveva l’aria bonaria.

"Bentrovato, Mur!" disse a gran voce.

"Salute a te, Aldebaran! E’ da molto che non ti fai vivo."

"Sarà che sono diventato pigro!" rispose Aldebaran scoppiando a ridere.

In breve Kiki scoprì che l’uomo era molto divertente ed era un chiacchierone formidabile. Raccontò di tutto, condendo i racconti con battute e motti di spirito, il tutto mentre Mur, dopo aver offerto il tè rituale, si era messo ai fornelli.

"E ad Atene che si dice?"

Aldebaran fece spallucce: "Non ci sono più tornato dopo la faccenda dei Titani. Sai che da quando Arles è al potere non si sta più bene là come ai tempi in cui eravamo ragazzi. Clima teso, e poi girano voci strane."

Avevano parlato per un bel po’, avevano fatto visitare la torre ad Aldebaran, poi la sera, davanti al fuoco, l’uomo aveva estratto dalla sua borsa dei fogli e delle matite.

"Vorrei ritrarre questi paesaggi e la tua dimora, se permetti."

"Fai pure, amico mio."

"E poi vorrei farti un ritratto!"

Mur sorrise: "E perché mai?"

"Per avere un’immagine del mio migliore amico. O preferisci una foto?"

Kiki non aveva mai visto una macchina fotografica. In quei giorni ne apprezzò la magia. Soprattutto, tuttavia, apprezzò Aldebaran che ritraeva sua fratello, con grande maestria. Poi li ritrasse assieme. Infine fece un ritratto a lui solo. Il più riuscito fu il ritratto di Mur. Aveva un’espressione, un’aria, una solennità che a Kiki parve strana, fuori luogo. Solo alcuni anni dopo avrebbe capito.

***

Atene, Santuario della Dea

"E così è opera di Aldebaran?"

"Esatto, Fiore di Luna."

"E’ davvero molto bello."

Kiki annuì. Per mesi si era sentito fuori posto nella Casa dell’Ariete. Quella era la dimora di suo fratello, non la sua. Poi aveva accettato il suo ruolo, ma allo stesso tempo aveva voluto che fosse chiaro che lui era fratello e apprendista di colui che probabilmente era stato il più grande cavaliere dell’Ariete. Sperava un giorno di essere all’altezza del fratello e per questo aveva voluto che le immagini e il ritratto di Mur fossero lì, a vegliare su di lui e sull’armatura dorata.

"Sarebbe stato contento di vedervi, domani."

Fiore di Luna convenne e aggiunse: "Sarebbe piaciuto molto anche al vecchio maestro. Sai che lo aveva previsto e lo aveva confidato pure a tuo fratello?"

"Davvero?"

"Certo, lascia che ti racconti." disse sorridendo Fiore di Luna.

***

Dieci anni prima, cascata dei Cinque Picchi

"Fiore di Luna!"

"Sì maestro!" disse la ragazza accorrendo e quasi inciampando per fare più in fretta.

"Ah, Fiore di Luna!"

"Cosa, maestro." disse lei temendo di aver mancato in qualcosa.

"Sirio è davvero fortunato ad avere te al tuo fianco."

La ragazza arrossì. "Ma che dite, maestro. Noi siamo solo…"

"Innamorati?" disse Dohko bonario e sorridente.

"Ma no, è che…"

"Sei così premurosa, solerte, pronta ad ogni richiesta. Per questo dico che Sirio è molto fortunato."

"Voi vi fate gioco di me."

"Affatto!"

"Allora dite. Perché mi avete chiamata?"

Dohko si levò in piedi e si avvicinò a lei sollevando il copricapo di paglia con quel suo gesto caratteristico. "Dico che dovresti pensare un po’ più a te stessa. Ti sei quasi fatta male per accorrere quando ti ho chiamata. Esaudisci ogni richiesta e ti dai da fare in ogni lavoro come fossi sotto giudizio. Oh, non fraintendere, lo so che ti dai da fare volentieri, dalla cucina agli altri lavori di casa. Tuttavia dovesti provare a vivere tutto questo in modo più leggero, non come se fosse un obbligo verso di me o verso Sirio, cui sei sommamente devota."

"Ma maestro, voi mi avete salvata, mi avete allevata e io…"

"Ti senti riconoscente, certo, e di questo ti sono grato. Tuttavia sono molti anni che fai molto più per me di quanto io faccia per te. Sei diventata una splendida ragazza e sarai un magnifica moglie un domani."

La ragazza, come suo solito, arrossì. "Ma che dite…"

"Dico che l’amore è un dono, e questo tu lo hai imparato benissimo. Ti doni in tutto e per tutto. Ora però è giusto che tu viva del pari la bellezza di questo dono. Stai imparando a ricevere, e questo è merito di Sirio. Cerca di essere meno devota e più innamorata. L’amore è un rapporto alla pari. Quando sarai sua moglie dovrete vivere in armonia e sono sicuro che sarà così. Dovrai essere una compagna innamorata del suo uomo, quindi ti dico non sentirti sottomessa e schiava del senso del dovere, come capita a tante, troppe donne che finiscono con l’essere al servizio del loro uomo. Sirio ha un nobile cuore, non ti farà mancare nulla e i suoi valori sono per te una garanzia di rispetto oltre che di amore. Posso ritenermi fortunato ad aver contribuito a farvi incontrare."

Fiore di Luna era al colpo dell’imbarazzo e non sapeva che dire. "Maestro, ma un giorno Sirio andrà via e forse mi dimenticherà… deve diventare un cavaliere!"

"Dimenticarti? Oh certo, il giorno che questa cascata comincerà a scorrere al contrario e a risalire la montagna forse allora ti dimenticherà."

"Ma maestro!!!" esclamò la ragazza piangendo. "E’ quello che gli state insegnando a fare!"

Dohko fu colpo alla sprovvista, ma subito rise della cosa. "Oh, ma non mi stavo facendo burla di te! Io sto addestrando un cavaliere e un giorno, per qualche istante, Sirio farà davvero fluire queste acque al contrario, ma sarà solo per un attimo. L’insegnamento all’amore in cui lo stai addestrando tu sarà del pari efficace del mio, ne sono sicuro. Vi amerete finché il sole non splenderà in piena notte! Va meglio così?"

Fiore di Luna annuì.

"Quanto a me, spero di esserci ancora per il giorno del vostro matrimonio, perché vi sposerete, questa è una mia intima certezza."

Quel giorno Fiore di Luna non aveva avuto il coraggio di ribattere altro. Ma quello successivo era dovuta arrossire ancora udendo come il maestro Dohko parlava del suo allievo prediletto, di lei e del loro futuro assieme, il tutto al cospetto del suo ospite, un giovane di nome Mur.

***

Atene, Santuario della Dea

Il flusso di ricordi fu interrotto dalla voce squillante di Pegasus.

"Ehi, Kiki, guarda che meraviglia!" Si bloccò di colpo, vedendo Fiore di Luna. "Ma come, sei già qui? Che sposa puntuale!"

"Oh Pegasus!" disse lei abbracciandolo. "Che piacere rivederti!"

"Il piacere è mio, bellezza!" disse strizzandole l’occhio.

"Ehi, Pegasus, guarda che sei il testimone, non lo sposo!" lo apostrofò Kiki.

"A proposito dello sposo…"

"Dov’è ora?" chiese ansiosa Fiore di Luna.

Pegasus rispose orgoglioso: "Si sta provando l’abito che abbiamo scelto assieme. Ho gusto nel vestire, sapete?" Kiki scosse a testa. "E a proposito di vestiti, Kiki, ecco cosa volevo mostrarti: i gemelli per la giacca di Sirio. L’idea è venuta a me… sì, a me e a quel simpaticone di mio cognato."

"Di Phoenix almeno ci si può fidare." replicò Kiki sornione.

"Cosa vorresti dire?"

"Dai smettetela! Facci vedere cosa hai portato, Pegasus." disse Fiore di Luna, che al nome di Phoenix aveva ripensato al suo splendido matrimonio.

***

Due anni prima, Santuario della Dea

Isabel, ossia Atena, aveva appena nominato personalmente il primo nuovo cavaliere d’oro del Santuario, che si andava ad aggiungere ai cinque che avevano conquistato il titolo sul campo di battaglia. Kiki si era distinto a suo modo già ai tempi della guerra contro Ade e poi aveva continuato ad allearsi per essere degno, un giorno, di indossare l’armatura del fratello. Ora quel giorno era arrivato. Kiki era diventato più maturo, più forte e naturalmente più alto. Il gusto per i motti di spirito e per le burle, tuttavia, era rimasto.

Durante i festeggiamenti Kiki aveva sfoggiato orgoglioso l’armatura dell’Ariete. I primi a complimentarsi con lui erano stati Pegasus, Sirio e Fiore di Luna. Con Sirio e Fiore di Luna il legame era forte anche in virtù del legame comune con Dohko e con Mur, di cui avvertivano particolarmente la mancanza. Poi era stata la volta di Seika, la sorella di Pegasus. Seika, proprio quella sera, aveva conosciuto meglio uno degli eroi, Phoenix, e tutti si erano accorti quando i due, nel bel mezzo della festa, si erano appartati. A fine serata erano tornati mano nella mano, Seika col volto illuminato, il freddo Phoenix un po’ a disagio, lui restio a mostrare così sfacciatamente i suoi sentimenti. La festa a quel punto era diventata doppia e le punzecchiature di Kiki a Phoenix non erano mancate. Pegasus era felicemente sorpreso.

Sei mesi dopo i due sarebbero convolati a nozze. Sirio e Fiore di Luna sarebbero stati i loro testimoni.

***

Atene, Santuario della Dea

"Dicevo" fece Pegasus "ecco a voi i gemelli!" E mostrò gli artefatti dorati. "Sono una meraviglia, vero?"

"Ma sono quattro!" esclamò Fiore di Luna.

"Il solito, eh Pegasus? Che razza di gemelli sono questi?" se la rise Kiki. "Certo che pure Phoenix, proprio lui, che non sappia queste cose…"

"Ehi, guardate che erano due in principio ma dato che volevamo ricordassero ciò che è importante per Sirio ci siamo lasciati prendere la mano." A prima vista erano identici, finemente lavorati e cesellati, ma le figure che vi campeggiavano erano diverse: su uno vi era l’emblema di Libra, su un altro quello del Dragone, sul terzo quello del Capricorno e sul quarto…

Kiki osservò bene, dapprima non capiva ma poi fu chiaro. "Un fiore di pesco… o di ciliegio."

Fiore di Luna si avvicinò, entusiasta. "Davvero? Oh grazie Pegasus!"

"Dovere di cavaliere!" rispose lui esibendosi in un elaborato inchino.

In quella si udì una voce nobile e solenne e il cuore di Fiore di Luna cominciò a battere all’impazzata. Sirio stava entrando nella dimora di Kiki.

"Buongiorno Kiki, sei in casa?" si annunciò il Dragone.

"No, non ci sono!"

"Sempre il solito, Kiki, non cambi proprio mai!"

"Ma come, non credi a quello che dico, non ti fidi della mia parola?" E gli andò incontro, sbarrandogli l’ingresso alla sala centrale e chiudendo il battente. "Se ti dicessi che ho ospiti e non posso riceverti?"

"Ho visto entrare Pegasus, credo abbia qualcosa per me."

"Oh no, ti sbagli. Il nostro dongiovanni è alle prese con una bella dama."

"Vuoi dire che è arrivata pure Lamia?"

"Purtroppo no." Kiki sfoggiò un sorriso beffardo e irriverente. "E’ una bella mora venuta dall’oriente la sua nuova fiamma. Ah, povera Lamia!"

Sirio aggrottò la fronte: "Ma come può essere? Mi deve fare da testimone e Lamia doveva essere la damigella d’onore! Lascia che gli parli. Questa non gliela posso proprio lasciar passare!"

"Saggio e prode cavaliere, non starai perdendo la pazienza?"

Sirio si fece serio: "Kiki, la cerimonia è domani, io…"

Ma Kiki aveva aperto il battente e cerimonioso aveva detto compiuto: "Dopo di te!"

Sirio entrò, vide Pegasus, stava già cercando le parole da dirgli quando, da dietro l’armatura d’oro dell’Ariete, fece capolino il dolce volto di Fiore di Luna.

"Benarrivato, amore!"

Sirio rimase senza parole. Kiki e Pegasus, dopo un cenno d’intesa, lasciarono soli i due fidanzati. Fiore di Luna, già abbracciata a Sirio, si rivolse ai due prima che oltrepassassero la soglia e disse loro: "Grazie di tutto, amici."

La cerimonia si svolse l’indomani alla Tredicesima Casa. Fiore di Luna, in abito bianco e con i capelli sciolti, era un incanto. Sirio era il ritratto della felicità. Pegasus fu un testimone quasi impeccabile ma non fosse stato per sua sorella Seika, testimone della sposa dato che tra le due era nata un’intesa perfetta fin da loro primo incontro, le fedi sarebbero rimaste alla Nona Casa. Lamia fece di tutto per afferrare il bouchè e ci riuscì; Pegasus fu oggetto di molti sguardi ma fece finta di nulla. La cena nuziale fu servita sulla terrazza della Decima Casa. Phoenix e Kiki intrattennero gli ospiti con musica e canti e ben preso Seika e poi pure Isabel si unirono a loro. Crystal e Andromeda rivaleggiarono con Mylock quando si trattò di servire vini e spumanti, poi si diedero agli scherzi per gli sposi, ideati dal solito Kiki con l’aiuto fondamentale di Asher e Lamia. Nemes convinse Andromeda ad annunciare il loro fidanzamento. Flare ballò tutta la sera con Crystal. Hilda non fu indifferente alla verve di Asher. Gli altri ospiti mangiarono, bevvero e si divertirono.

A notte fonda Sirio tenne un discorso in ricorso degli amici che non erano più tra loro. Ricordò con particolare commozione il maestro e il diluvio di lacrime suo, della sposa e di molti altri fu evitato solo dall’intervento di Isabel, che prontamente prese la parola per augurare ogni bene alla coppia. Poi i due sposi si portarono alla Settima Casa, dov’era stata allestita la camera nuziale. Che il percorso fosse in discesa agevolò tutti quanti. Infine restarono soli, uniti l’uno all’altra in una notte stellata.

***

Un anno dopo, Cascata dei Cinque Picchi

Mizar e Alcor stavano ammirando la meraviglia della cascata e di quelle terre. Dopo una prima visita ad Atene avevano infatti promesso che non sarebbero mancati qualche mese dopo, per felicitarsi con Sirio e Fiore di Luna. Ora eccoli là, davanti alla cascata e Sirio, il cui orgoglio di padre era manifesto, gli accolse con parole gentili. Fiore di Luna, che dopo la gravidanza sembrava diventata ancora più bella, portava in braccio i gemelli. Sirio li prese tra le braccia, mentre Fiore di Luna riceveva l’abbraccio e le congratulazioni dei gemelli di Asgard. In casa trovarono Kiki, che si era eletto a zio dei piccoli e aveva insistito per essere d’aiuto in quei primi mesi, ma per non essere di troppo in casa si era costruito una piccola dimora in legno, a torre ovviamente, proprio in cima alla cascata. Per vegliare su di voi, aveva solennemente dichiarato agli sposi. Fu versato il tè e fu servito il pranzo. La giornata passò in allegria, tra storie recenti e remote.

A sera Mizar e Alcor, che Kiki voleva ospitare un paio di giorni nella sua dimora, presero congedo.

"Buonanotte e a presto, Sirio, saggio tra i cavalieri!" disse Mizar.

"Felice notte a te, Fiore di Luna, fiore splendente dell’oriente!" disse Alcor.

"Una felice notte a voi!" dissero Sirio e Fiore di Luna.

Kiki infine si rivolse ai gemelli. "Buonanotte Dohko! Buonanotte Mur!"