TORMENTI

CAPITOLO 1

Erano trascorsi circa cinque anni dall'ultima Sacra Guerra e un anno circa dalla nomina del nuovo Grande Sacerdote che successe sul Trono di Grecia dopo l'usurpatore Saga; Cavaliere di Gemini.

La scelta di Atena,quella volta, era caduta su Pegasus ritenuto, dalla dea stessa, più che degno di ricoprire quel ruolo sì tanto importante quanto delicato; la nomina del Cavaliere della Costellazione del Cavallo Alato venne accettata di buon grado da tutti, nessuno ebbe da dissentire in merito ed il giovane sembrò accogliere di buon grado questo nuovo compito affidatogli dalla sua dea, mentre, come Primo Ministro, la decisione cadde su Sirio; Cavaliere del Dragone. La nostra vicenda vide il suo inizio in un tardo pomeriggio e alcuni mesi dopo quell'avvenimento...

Era un tardo pomeriggio, un pomeriggio in cui sembrava che tutte le forze ostili della natura si fossero scatenate, pioggia e vento facevano a gara per dimostrare il loro impeto distruttivo, in cielo era divenuto torbido in esso si erano addensate nuvole sempre più minacciose rendendolo di una cupidigia spaventosa e truce.

Quel giorno di Novembre, il Grande Sacerdote appariva taciturno; affacciato da dietro una vetrata, nella Sala del Trono, egli se ne stava mesto ad osservare la pioggia che continuava a scendere senza tregua, in più faceva freddo... un freddo eccezionale, davvero molto strano per quei luoghi di Grecia solitamente miti nonostante il periodo, un silenzio di primo acchito inquietante, regnava al Grande Tempio.

Assorto nei suoi pensieri, il giovane, poco più che venticinquenne, appariva in quel momento piuttosto rattristato, il suo volto si era improvvisamente incupito un pensiero, uno dei tanti, denso di sofferenza; si era insidiato in lui facendogli provare rabbia: allora, più che in altri momenti... non era la prima volta che ciò avveniva

" A quale punto erano giunte le Divinità Ostili a quale punto?! le loro Ire Funeste risparmiarono pochi e nessuno già noi, Cavalieri Divini, solo per un furtivo Miracolo ci salvammo"

Pensava, mentre il suo viso, dall’incarnato abbronzato e bello veniva rigato, forse inconsapevolmente, da amare lacrime

- Viltà ed infamia non ebbero né limiti o pudore -

Mormorò in un soffio di fiato quasi impercettibile tanto esso era flebile.

Il giovane cercava a fatica di celare quelle lacrime e di soffocare quel pianto che stava sgorgando dal suo cuore, egli rivolse lo sguardo al cielo tremendamente ingrigito e in esso, al giovane Grande Sacerdote, parve di scorgere, riflessi , i volti di quei cari amici caduti in battaglia, morti !... la loro vita spezzata a metà... spazzata via nel pieno della giovinezza: il suo sguardo tornò prigioniero della malinconia, velandosi ancora una volta ed inesorabilmente di lacrime... quel dannatissimo pianto, di andarsene, non ne voleva assolutamente sapere così come il dolore che egli sentiva dilaniargli il cuore e l'anima... voleva allontanare da lui tutta quella sofferenza, lo voleva con tutto il suo essere! ma davvero non vi riusciva.

" Per lunghi ed interminabili anni abbiamo combattuto " Rifletteva con dolore...

"... Abbiamo lottato per la Giustizia, per la vita, per la Pace... sempre in nome di Atena!... Gli occhi hanno visto cadere amici e compagni nel macabro susseguirsi degli Eventi in quelle tormentate e dannate guerre... ed ogni qualvolta un nostro fratello cadeva... era come morire anche noi nel cuore e nell'anima... "

Ancora lacrime gli bagnavano il giovane volto e ancora pensava...

" ...Ma dovevamo andare avanti... si doveva proseguire... perché si doveva combattere... sempre combattere... solo combattere!! "

Le mani del giovane tremavano di ira e sofferenza...

" Non era dato di fermarci... anche se tanto avremmo voluto farlo..."

Egli abbassò un attimo lo sguardo chiudendo gli occhi in un'espressione di rancore e di dolore, egli disse tra sé e sé

- Perché tutto quel dolore?... dannazione!... perché!!?... -

La sofferenza che aveva in lui, sembrò tagliargli a metà il petto, squarciandogli il cuore senza ritegno.

-... Perché?...-

Mormorò in fine con mestizia piangendo sommessamente rimanendo piegato su se stesso, grave... addolorato, stando,con una mano, appoggiato al vetro chiuso

" Che giustizia fu mai quella?... " Si chiese.

Il Grande Sacerdote riaprì gli occhi sollevando lo sguardo annebbiato, ancora all' empireo: il vento aveva preso a spirare con più forza quell'immane tempesta non si placava... anzi proseguiva a crescere d'intensità quasi a sottolineare lo stato d'irrequietezza che, in quel momento, si agitava nell'anima del ragazzo.

" Quante lacrime sono state versate in questa valle di dolore... quante?..." Pensava mestamente

"... ma ne sarà poi valsa la pena?... sarà valsa la pena di patire tutto questo dolore straziante?... Tutta questa maledettissima sofferenza... " Mormorò tra sé e sé il ragazzo con notevole disappunto.

Il ragazzo tornò a volgere verso il basso il viso, pensando ancora...

" Sarà finalmente giunto il momento in cui questa tanto agonista pace possa regnar sovrana? "

Indirizzò poi nuovamente lo sguardo verso il cielo

- Sarà giunto quel momento...? -

Si chiese scettico.

Il vento spirava violento, Pegasus, rimanendo in silenzio, pensava con afflizione:

" Combattere per la Pace e per Atena.. è stato da sempre il nostro Sacro Dovere di Cavalieri: che ciò sia stato ben già deciso dal Fato non si può assolutamente discutere, ma...

Sono anni e anni che continuiamo a combattere, ho presente molto bene ciò che è sempre accaduto... non si faceva in tempo ad uscire da un conflitto, che già un altro se ne prospettava all'orizzonte... e tanti ed immemori ne abbiamo combattuti..."

Rifletteva il giovane ripercorrendo nella sua mente tutto il passato, quel passato nemmeno tanto lontano

"... Ora, da diversi anni tutto tace... è vero... ma mi chiedo se questa Pace durerà per sempre, oppure... oppure sia solo un momento transitorio... un semplice stato di calma apparente come da sempre avviene..."

Il ragazzo tacque ancora per alcuni attimi poi riprese la sua riflessione tanto addolorata affermando con tono mite ma afflitto

"...Troppi amici ho visto cadere e perdere la vita... non riesco a dimenticare... non posso, eppure... eppure lo vorrei... Il mio cuore è così stanco... stanco di tutto!!!..."

In un moto inquieto, stringendo le mani a pugno quasi in modo rabbioso, egli sferrò un colpo contro il muro, lo sguardo del Divino Oracolo era velato di afflizione frammista a cupezza e lieve rabbia eppure, ciononostante, i suoi occhi erano più che mai addolorati

- Non voglio più combattere... mai più... I miei occhi han visto troppa morte -

Mormorò infine allentando il pugno che aveva sferrato

" Se mai il Fato deciderà che si dovrà tornare ancora a combattere un giorno... io... io so che mai avrò di nuovo in me

quella forza necessaria per scendere ancora in campo contro chissà quali altri dannatissimi nemici "

Pensò il Divino Oracolo abbassando per un breve attimo gli occhi - Io... io voglio tornare a vivere...- Sussurrò con voce fioca e mesta

Il giovane soffriva; se da un lato il suo esser Cavaliere di Atena gli imponeva dettami, regole e doveri... il suo lato umano pretendeva di impossessarsi della sua libertà da sempre negata: ma egli taceva, nessuno poteva conoscere quella verità, quei pensieri così intimi: Pegasus voleva dimenticare... solo dimenticare ma la dea alla quale si era votato con corpo ed anima, aveva ancora bisogno di lui, egli ne era a conoscenza... lo sapeva, lo comprendeva e lo avvertiva nitidamente e lo sapeva bene anche il suo cuore ma giorno dopo giorno, quel suo tormento lo stava torturando spegnendo lentamente il suo carattere gioviale che lo aveva sempre contraddistinto. Il giovane aveva l'anima consunta dall'irrequietezza e dalla malinconia; poco alla volta una tedioso sentore stava minando il suo più profondo essere in maniera inquietante ma taceva tutto ciò ad Atena... e a tutti coloro che lo circondavano... taceva inspiegabilmente, forse per pudore, forse per orgoglio... o forse solo per timore... timore di mostrare quel lato del suo essere: il lato più debole e più fragile... quello di un uomo con tutte le sue paure ed i suoi affanni: quel silenzio, infondo, altro non era che una difesa invalicabile all'apparenza ma in realtà era solo illusoria convinzione e quella verità non tardò ad emergere... una persona aveva molto probabilmente compreso quell' "inganno"; ma non Atena!... non lei... fu una persona a comprenderlo che ben era consapevole di ciò che volesse significare l'esser tormentato nell'anima, e per questo più sensibile di chiunque altro, colui che aveva sempre in qualche modo fatto della sua sensibilità il suo punto di forza nonostante tante ed innumerevoli situazioni di disagio vissute: una persona davvero unica nel suo essere...

Nonostante il tremendo temporale scatenatosi, un silenzio pauroso regnava sovrano tra le mura del Grande Tempio di Atene; quel silenzio inquietava... sembrava carico di ombre minacciose; solo dei passi veloci osarono usurpare quel cupo tacere e poco dopo una voce composta e cortese ruppe quel silenzio

- Pegasus!!...-

Il ragazzo volse lo sguardo verso la persona sopraggiunta e che lo aveva chiamato con garbo; colui che era arrivato era un giovanissimo ragazzo avvolto in una lunga veste bianca ravvolta da una cappa di pregiato tessuto color rosa acceso che dava verso il fucsia adagiata ad una spalla e agganciata con un fermaglio in prezioso oro antico; era Andromeda... flemmatico e quieto, egli si rivolse a Pegasus con tono amichevole e gentile

- Pegasus... perdona il disturbo ma... avrei bisogno di parlarti; puoi concedermi un po’ del tuo tempo? - Chiese educatamente

- Ti ascolto Andromeda... - Rispose il giovane con tono autorevole ma adombrato di amarezza e volgendosi verso l'amico.

Andromeda si avvicinò a lui dicendogli senza arzigogolare in inutili giri di parole

- Tu non stai bene... l'ho compreso sai...?-

Pegasus tornò a girar le spalle ad Andromeda asserendo con accennata scontrosità

- Sbagli Andromeda... io godo di ottima salute... sto benissimo...- La sua voce era ferma

- Fisicamente, certo... ma non psicologicamente...- Affermò il ragazzo con una convinzione davvero inattesa.

Il Cavaliere delle Tredici Stelle schiuse gli occhi sconcertato a causa di quella frase pronunciata dall'amico con fare davvero convinto, Andromeda gli si fece dunque più vicino sostenendo una sua opinione

- Pegasus, non fingere... non con me, te ne prego... sai bene che riesco a comprendere nitidamente gli stati d'animo delle persone che mi sono accanto... -

Affermò il giovane parlando con tono mite ma al contempo autorevole, poi aggiunse

- Non sei più colui che ho conosciuto... la tua anima è consunta d'irrequietezza, sembri insofferente e sei malinconico, come se, poco alla volta, una dolorosa stanchezza ti stia pervadendo nel tuo essere più profondo minando pericolosamente il tuo inconscio... privandoti di quella voglia di vivere che ti ha sempre contraddistinto...-

- No!!... non è così... tu ti stai sbagliando!!... - Rispose Pegasus, contestando con animosità l'affermazione del ragazzo

- Amico mio... anche se tenti di nascondere il tuo stato d'animo... non ci riesci in alcun modo, non puoi sfuggire gli sguardi... men che meno il mio-

Ribatté Andromeda serenamente

-... Sono la stessa identica persona di sempre, quella che tu e tutti voi avete conosciuto e conoscete... non v'è nulla di diverso in me; per tanto, Andromeda, ti pregherei caldamente di non trarre alcuna conclusione affrettata... non amo esser giudicato... da nessuno!-

Rispose il giovane uomo con una calma disarmante ma solo apparente: stringendo le mani a pugno in maniera stizzita, restando ancora e sempre voltato di spalle: disse infine con piglio severo

- NESSUNO PUO' FREGIARSI DEL DIRITTO DI GIUDIZIO SENZA AVERNE CONSEGUITO IL MERITO E SENZA SAPERE... NESSUNO, ANDROMEDA!-

Pegasus, senza degnare del minimo sguardo Andromeda, si allontanò infastidito dalla situazione venutasi a creare; senonchè quest'ultimo affermò senza remora alcuna

-... E NESSUNO PUO', SE NON PER UN BREVISSIMO LASSO DI TEMPO," PORTARE" UNA FACCIA DA MOSTRARE A SE STESSO E UN'ALTRA DA MOSTRARE ALLA FOLLA... LA VERITA' DI CIO' CHE SI E' VERAMENTE... E' DESTINATA A PRENDERE IL SOPRAVVENTO CONTRO LA MENZOGNA CHE SI VUOL FAR APPARIRE... QUALUNQUE ESSA SIA!... COME NEL GIUSTO COSI' COME NEL TORTO... SIA NEL CORAGGIO CHE NELLE PAURE: SEMPRE, PEGASUS... SEMPRE!!! -

A quelle parole il Cavaliere delle Tredici Stelle si bloccò improvvisamente spalancando gli occhi in un moto di sbalordimento e di sconcerto: la citazione enunciata dall'amico con quella determinazione, lo colse nel segno, colpendolo dritto al cuore in un sibilo di dolore che riuscì a lèdere il suo amor proprio.

Andromeda esclamò - Smettila di mentire a te stesso!... soprattutto a te stesso!!! -

Pegasus si girò verso l'amico deciso più che mai a controbattere alla sua affermazione ma lo sguardo profondo e cristallino del ragazzo lo spiazzò completamente; la luce che, in quel momento, risplendeva negli occhi smeraldei di Andromeda lo facevano apparire diverso, forte ma al contempo tranquillizzante, il giovane Oracolo non si era mai reso conto di quello eppure conosceva Andromeda da molto tempo: quella luce emanava una particolare energia cosmica che, non si sa come, riuscì nell'ardua impresa di placare quell'inquietudine che nell'anima di Pegasus si agitava.

Il Grande Sacerdote era immobile, i suoi occhi scuri fissavano le iridi chiare di Andromeda; senza un apparente motivo, Pegasus sembrava come in uno stato di ipnosi

"Cosa mi accade?... mi sento inspiegabilmente a disagio innanzi ad Andromeda... che sia perchè ha compreso ciò che si agita in me?... possibile che... che lui, nella sua ingenua e pura semplicità sia riuscito a carpire questo mio segreto sì tanto doloroso?"

Si chiedeva Pegasus con un'espressione di sorpresa dipinta sul volto che dimostrava sospetto.

Ci furono attimi di tacito silenzio poi Andromeda, notando l'amico con quello sguardo che appariva assente, lo chiamò con fare energico ma calmo

- Pegasus!!...-

Pegasus si smosse da quello stato di lieve torpore nel quale era, in apparenza, sprofondato: volse gli occhi verso l'amico che in quegli attimi lo stava fissando tacitamente.

- Cosa ti sta succedendo, amico?- Domandò Andromeda pacatamente avvicinandosi a lui con calma e posandogli una mano su di un braccio

Il Cavaliere notò quel gesto; tacque... ma dopo alcuni attimi egli, con un gesto, all'apparenza, sgarbato si scansò da Andromeda: infine, girandogli le spalle in modo arrogante, disse con tono infastidito, glaciale e perentorio

- Vattene Andromeda... allontanati!!... lasciami solo...-

Detto ciò il Cavaliere si allontanò

Andromeda, inutile negarlo, si sentì pressoché stranito dal modo così algido col quale Pegasus si rivolse a lui.

Il più giovane dei Cavalieri di Atena non sapeva ormai cosa pensare e come comportarsi...

" E' così strano davvero il modo in cui si sta comportando Pegasus... a tal punto, dunque, le Guerre lo hanno cambiato?"

Si chiese smarrito.

Proprio nel mentre in cui Pegasus stava per abbandonare la stanza, Andromeda lo chiamò

- Pegasus... ascolta...! - Balbettò il ragazzo

Il giovane si fermò scrutando, in maniera alquanto ostile, Andromeda con la coda dell'occhio e dicendo infine con tono tassativo

- Non abbiamo null'altro da dirci Andromeda - E riprese il cammino verso le sue stanze.

Andromeda, però, lo richiamò ancora

- Aspetta! - Esclamò con enfasi

Pegasus si fermò ancora un attimo ma sempre senza voltarsi; l'amico con lieve afflizione nella voce, chiese

-Perchè ti stai comportando così?... dì, cosa mai ti spinge a negare il tuo essere... ad allontanarti?!... Perchè tutto questo astio si è fatto sì prepotente in te Pegasus... perchè?! -

Egli poi chiese ancora

- Possibile che il susseguirsi di questi ultimi tragici Eventi ti abbia così tanto cambiato?!... Rispondimi! -

Il ragazzo ribattè di contro

- Andromeda... ti ho già detto di non trarre conclusioni affrettate...!! - Esclamò in un moto di rimprovero

Dal canto suo il ragazzo non diede peso a quell'ennesimo rimprovero e, anzi, ribattè con tono ancor più fermo

- BASTA FINGERE PEGASUS! -

Esclamò Andromeda: aveva compreso ogni cosa; il ragazzo, stringendo una mano a pugno con lieve rabbia, disse

- BASTA!!... -

Quella rabbia scaturita in Andromeda, però, si placò ben presto in lui ed egli riprese a dialogare pacificamente e amichevolmente con l'amico

- Togliti di dosso quella maschera di durezza che ti sei costruito ad arte per celare la verità...-

- Che diamine vai dicendo Andromeda?! - Chiese egli stizzito

- Ho compreso ogni cosa sai?... Smettila di forzare così la tua umanità nascondendola ed imprigionandola dietro ciò che vuoi far credere... l'inganno non reggerà a lungo...

non capisci che ti stai uccidendo con le tue stesse mani continuando a soffocare il tuo "io"... -

In seguito aggiunse con piglio autorevole ma sempre pacato

- Per quanto tempo ancora hai intenzione di tormentarti l'anima?...-

Il silenzio si impadronì nuovamente dell'immensa Sala: Pegasus non parlava... Andromeda nemmeno, solo la pioggia si poteva udire scrosciare lungo le vetrate scandita dal boato dei tuoni e da fragorose saette che sembravano squarciare a metà il cielo, null'altro si riusciva ad udire ed il muto tacere che regnava tra le mura della Tredicesima Casa appariva agghiacciante e desolante.

Pegasus, d'un tratto, si appoggiò con una mano ad una colonna, abbassando lo sguardo e socchiudendo gli occhi afflitto poi, addoloratamente, il giovane rispose

- La mia anima non finirà mai d'esser tormentata sino a che non sarà la stessa mia vita a cessare di tormentarmi... soltanto quando essa smetterà di essere e di esistere, il tormento che mi perseguita mi abbandonerà... sino ad allora Andromeda...-

Il viso del ragazzo, si rigò di lacrime mentre mormorò

- ...Sino ad allora... - Ripetè con voce tremante, infine si allontanò senza mai più voltarsi.

A quelle parole così dolenti e amare pronunciate da Pegasus, Andromeda si sentì impotente tutt'a un tratto ; aveva sospettato che l'amico non fosse in condizioni psichiche eccellenti ma mai credeva funeste ad un tal punto, mai avrebbe creduto che l'amico potesse cadere in uno stato di apatia così e cedere ad una tale afflizione... ad un tale abbattimento spirituale eppure quel che mai credeva potesse avvenire, in verità era accaduto.

Nel frattanto, Pegasus, incurante del temporale scatenatosi, era uscito dal Grande Tempio e si era recato verso il luogo sacro dove si ergeva, maestosa, l'immensa statua di Atena, egli rimase lì, immobile, sotto la pioggia battente che ancora, incessante, continuava a cadere, il giovane manteneva gli occhi sollevati, rivolti perennemente in direzione della statua, le gocce di pioggia si confondevano con le lacrime che, inesorabili, proseguivano a solcare il suo volto

" Vorrei dimenticare... dimenticare ciò che sono... vorrei dimenticare ciò che sono stato!... ciò che è accaduto... vorrei dimenticare tutto... tutto quanto... pur di ritrovare me stesso... solo dimenticare..."

Pensava il ragazzo con avvilimento

Pegasus, assorto nei suoi mille pensieri, si avvicinò di più alla statua posandovi sopra una mano

"Questa vita è divenuta un inferno per me... Ho timore di perdere il senno presto o tardi... chi me ne libererà prima che io possa cedere alla pazzia...?"

Meditava addolorato

" Temo tutto ciò che mi sta accadendo come mai abbia temuto altro... che posso fare?! " Sussurrò affranto ed arrendevolmente.

Il giovane Oracolo si lasciò cadere al suolo come privato delle forze

" Anche la Nomina a Grande Sacerdote mi pesa... perchè non ho saputo rifiutarla... perchè non trovai il coraggio di dir "NO" ad Atena mia dea... perchè?!...Come potrò mai sopportare un altro peso simile sulle mie spalle...?"

Si chiedeva; ossessionato da quel timore

- Io non posso farcela... non più - Mormorò angosciato.

Per diverso tempo il giovane rimase accasciato al suolo sotto la pioggia torrenziale... fermo... immobile... inerte! estenuato...

" Null'altro sono se non un servo sperduto in balìa del più tiranno dei Padroni "

Pensava con angoscia; uno stato d'animo che, forse, egli mai pensava di vivere un giorno... se non solo in quei drammatici momenti.

Pegasus si stava lentamente lasciando andare a quello stato di apatia e di abbattimento: non poteva e non voleva accettare altre responsabilità, troppe ne aveva già sulle spalle ed esse lo opprimevano: si sentiva pressato, schiacciato... calpestato da esse! e lui era impotente innanzi a tutto ciò, come se, improvvisamente, tutta quella forza, quella caparbietà, quella tenacia e quella testardaggine che lo avevano, da sempre, contraddistinto lo stavano abbandonando andando via via scemando: dello spirito battagliero del giovane Cavaliere, poche tracce erano ancora rimaste: il ragazzo si stava rendendo conto amaramente di non riuscir più a contrastare quelle paure che lo attanagliavano e che, lentamente, stavano facendo emergere quella fragilità e quella debolezza che, da sempre, temeva un giorno potessero affiorare prendendo il sopravvento su di lui... ma era ciò che, purtroppo, stava avvenendo.

Il giovane voleva fuggire da tutto e da tutti, buttarsi dietro le spalle le gravose responsabilità che il suo ruolo gli imponeva... Pegasus aveva paura! ma non voleva darlo a dimostrare; a nessuno!! Questa sua idea, per certi versi piuttosto incomprensibile, lo portò a costruirsi ad arte una maschera ingannevole che mostrava forza e temerarietà per non dare ad intendere quella debolezza che lo assaliva, affligendolo, di fronte ai suoi amici e compagni ma soprattutto dinanzi ad Atena, la sua dea... colei che è, da sempre, simbolo di coraggio e fermezza: egli non voleva deluderla così come non voleva deludere i Sudditi di Grecia che lo veneravano come venerare una Divinità, un Idolo... un dio dalla potenza soprannaturale ed invincibile nella sua forza temeraria quanto incredibilmente prodigiosa ma dalla benevolenza senza eguali; egli, per tutti, era simbolo di coraggio e lealtà, di dedizione e forza, di orgoglio e bontà d'animo... l'eroe senza macchia... l'eroe invincibile! portatore di Speranza e simbolo di Luce, così come tutti i Divini Cavalieri di Atena... ma, chissà per quale motivo, in lui soprattutto, quelle persone vedevano il Sole tornato a risplendere... forgiato di nuova vita, rilucente di splendore dopo oscuri anni di Tenebre, di solitudine, di distruzione, di dolore, di desolazione, anni dannati... portatori ed oscuri messeri dell'acre odore di Morte avvinti in quella caliginosa prigionia... anni in cui un tetro Destino aveva dispiegato le sue nefaste ali sull'umanità ma che ora, forse, aveva definitivamente ceduto il passo ad una nuova era... Pegasus e gli altri guerrieri Sacri furono coloro che operarono quell'insperato Miracolo eppure altro non erano che ragazzi... giovani uomini mortali con tutti i loro timori e le loro paure... tutti loro!! ma, al contrario del giovane Oracolo, essi non temevano di mostrare quella loro umanità, quelle debolezze, e non erano di certo poche... Pegasus, diversamente, non voleva mostrarsi con quel volto e per nessuna ragione lo avrebbe fatto... o, perlomeno, ciò era quel che, erroneamente, pensava... e la verità, in un modo o nell'altro, presto o tardi sarebbe venuta a galla... non poteva essere altrimenti... e così accadde: Andromeda lo aveva compreso...

« ...LA VERITA' DI CIO' CHE SI E' VERAMENTE... E' DESTINATA A PRENDERE IL SOPRAVVENTO

CONTRO LA MENZOGNA CHE SI VUOL FAR APPARIRE... QUALUNQUE ESSA SIA!...

COME NEL GIUSTO COSI' COME NEL TORTO...

SIA NEL CORAGGIO CHE NELLE PAURE: SEMPRE... »

Mai altra citazione fu più azzeccata di quella pronunciata dal ragazzo.

Pegasus si sentiva smarrito: mai come allora lo sconforto fu così prepotentemente vivido in lui.

D'un tratto gli parve di udire una voce che lo scosse facendogli sollevare di scatto il volto; riuscendolo, probabilmente, a smuovere da quel torpore in cui era caduto

« SICUREZZA E TEMERARIETA' NON DEVONO CEDER IL POSTO ALLO SCONFORTO!!! »

Era una voce maschile ed autorevole quella che il ragazzo percepì, quella che, con enfasi, aveva pronunciato la breve frase: poco dopo Pegasus avvertì dietro le sue spalle l'insidiarsi di un potente cosmo: forte... autorevole ma, al contempo, rassicurante: egli volse di scatto il viso: dietro di lui un alone dorato, dalla luce accecante, si stava manifestando dal nulla

" Ma cosa...?" Si domandò disorientato e con gli occhi stralunati di sbigottimento frammisto a timore.

Piano piano quell'alone cominciò a tramutarsi, mutando via via sino ad acquisire una sua forma piuttosto definita; il ragazzo, stranamente, sembrava sgomento ed intimorito dinanzi a quella presenza ultraterrena

" Cosa mai sta avvenendo?! " Si interrogava Pegasus, stranito come mai prima di quel momento

Pochi attimi ancora e, in seguito, il Divino Oracolo udì pronunciare una seconda frase

« ANCHE UNA FIOCA PIOGGERELLA PUO' SEMBRAR TEMPESTA INDOMA A CHI MANCA DI ARDIRE...

MA L' INDOMA TEMPESTA TORNA AD ESSER FIOCA PIOGGERELLA QUANDO NON SI TEME DI AFFRONTARLA »

Una saetta si abbattè sul Grande Tempio deflagrandosi in un fragoroso frastuono e la luce che ne scaturì, illuminò di riflesso chi era comparso sullo spiazzo; era un giovane di qualche anno maggiore di Pegasus: aveva indosso una candida tunica a maniche lunghe riccamente drappeggiata, un manto dal delicato color pervinca, era trattenuto sulle spalle da dei fermagli in oro e la veste, in vita, era tenuta da una cinta dell'identica stoffa e dello stesso colore del mantello.

L'aspetto del sopravvenuto era elegante e nobile ed alquanto alto, la sua corporatura denotava un fisico muscoloso ma armonioso; di certo abituato agli esercizi fisici, gli occhi erano di color blu chiaro ma severi ed allungati, mentre i suoi capelli, lunghi all'altezza del collo, o poco oltre, erano di color castano scuro.

Colui che aveva fatto la sua comparsa sul selciato del Grande Tempio antistante la statua di Atena, avanzò di qualche passo fermandosi poi a poca distanza da Pegasus, il quale in quei momenti , pareva addirittura quasi angosciato a causa dell'inattesa manifestazione di quella misteriosa entità ; il giovane era inquieto, sul suo volto apparvero gocce di gelido sudore che si confondevano con la pioggia: apoggiandosi a qualche appiglio per tentare di rialzarsi da terra, egli si sollevò

- Chi siete?!... - Domandò Pegasus con voce preoccupata

Il sopravvenuto si fece di qualche passo ancor più avanti; un ennesimo lampo esplodette a breve distanza illuminando distintamente i lineamenti del viso dell'inatteso "ospite"

- Oh Santi Numi Divini...- Mormorò il giovane strabuzzando gli occhi per la sorpresa -... Ma tu... tu sei...sei...- Balbettò riconoscendo chi esso fosse

- MICENE DI SAGITTER!!! - Rispose, energicamente, il giovane uomo giunto, mostrandosi nel suo compiuto aspetto

Pegasus, per alcuni attimi, si sentì venir meno il respiro: osservava Micene con disorientamento ed incredulità; dal canto suo, il Cavaliere d'Oro di Sagitter, con piglio severo rivolgeva lo sguardo al giovane senza proferir parola ma il suo volto ben lasciava intendere un'espressione inasprita, Micene scrutava Pegasus con solenne severità.

Il Cavaliere di Sagitter rivolse la parola al giovane dicendogli con tono austero, quasi indurito e fissandolo accigliatamente

- Cavaliere!!... cosa mai significa tutto questo indugiare?!... Hai forse deciso di rinnegare i tuoi ideali, la tua fede in Atena, i giuramenti enunciati...?! Hai forse deciso di vilipendiare certezze e convinzioni a te proprie?!!... di viltà spergiurea vuoi portar la pecca?! -

Pegasus si stupì notevolmente per le parole pronunciate da Sagitter, non riusciva a comprendere il perchè di quell'accusa verbale sostenuta da Micene, tacque alcuni istanti ma sentendosi ingiustamente attaccato verbalmente, egli ribattè di contro

- Negli ideali io continuo a credere e la fede in Atena dea della Giustizia non è mutata... arde di vivida certezza fiera, fermamente presente dimora nella mia anima

così come ideali e convizioni non cessan d'esistere; d'essere spergiuro che mai si dica o soltanto si pensi di Pegasus Cavaliere delle gloriose Tredici Stelle. che son proprie della leggendaria Costellazione del Cavallo Alato alla quale io, con fierezza e senso dell'onore, appartengo... Mai Micene!!...-

Esclamò Pegasus stringendo le mani a pugno in maniera contrariata e stizzita -... Mai...- Mormorò infine il giovane digrignando lievemente i denti nervosamente; un fuoco s'era acceso nel suo sguardo.

- ... L'accusa che hai enunciato poc'anzi nei miei confronti è quanto meno inopportuna ed ingiustificata!!...-

Esclamò, infine, irritato, il ragazzo

- Se le tue parole son vere... perchè, dunque, vuoi fuggire?! - Chiese il Cavaliere di Sagitter scrutando Pegasus con molta attenzione

Pegasus spalancò gli occhi allentando i pugni

" Oh ... com'è possibile che semplice Spirito... possa legger così in profondità nell'anima d'un mortale?! " Pensava il giovane con stupore

" E' mai possibile che colui che ho difronte ... abbia compreso ciò che in me si agita?!... possibile che anche Micene, come Andromeda prima di lui, abbia... No... non può essere, io tento ogni modo pur di non dar a vedere ciò che sento e provo..."

Era davvero incredulo il giovane Oracolo di Atena: per la prima volta Pegasus si sentiva disarmato.

Ci furono attimi di silenzio tra Pegasus e Micene; un silenzio innaturale, torvo... strano ed incomprensibile ma al contempo solenne.

Trascorso del tempo, quella tacita silenziosità fu interrotta; il Cavaliere del Sagittario iniziò a parlare con tono più pacato ed il suo sguardo prese un'espressione più distesa

- Pegasus, ascoltami... non permettere alle paure e alle incertezze di attanagliarti tra le loro malefiche spire mortali... non far in modo che esse trovino terreno fertile... -

Prese la parola Pegasus rispondendo a Micene e dialogando con lui con pacatezza, il suo tono di voce era accorato ora...

- Mai altre parole furono così vere come queste che hai or ora enunciato... in esse non v'è ombra alcuna di errore... ma... -

- Ma...?- Domandò Micene con severità

Il giovane Grande Sacerdote sospirò, tacque per un breve istante infine rispose, chinando lo sguardo e distogliendolo da quello di Sagitter...

- Non è solo paura o incertezza ciò che in me si agita... non solo... ben altro è il mio tormento... -

- Ossia...?- Chiese egli con fare severo ma amichevole

Pegasus voltò le spalle al Cavaliere rivolgendo il suo sguardo alla statua della dea della Giustizia parlando con tono dolente ma sincero

- Da anni di Atena son Cavaliere... e della Giustizia servo fedele... per Lei ho sempre combattuto, ho sempre lottato sino a giungere allo stremo delle forze... tante, innumerevoli volte son caduto e crollato ma altrettante volte mi sono risollevato; ho sfidato Demoni e Dei così come la Morte stessa e tutto ciò per mantenere fede al Giuramento fatto a tempo debito per non abbandonare Colei che, anche in me, ha riposto ogni sua fiducia... ma tante, troppe cose sono avvenute, troppi eventi ostili si sono susseguiti ... e tutto è cambiato... -

L'Oracolo rimase in silenzio, la pioggia aveva cessato di scendere ma ancora nuvole scure e minacciose avvinghiavano il cielo di quella tarda sera; da alcuni minuti si era alzato il vento... era un vento freddo quello che aveva preso a spirare veemente scompigliando la lunghissima e folta capigliatura scura di Pegasus il quale,ora, più che mai appariva sofferente nel tono di voce

- Micene... il mio lato umano sta prendendo il sopravvento su di me... quell'umanità che ho sempre cercato di soffocare per anteporre a tutto quel dovere per il quale ero stato chiamato, sta riaffiorando prepotentemente ed esige di impossessarsi della libertà che le fu negata in passato, ed io... io non so e non riesco ad oppormi ad essa... il mio "IO" chiede con forza di dimenticare quel che sono e ciò che fui in passato... e la mia anima è tormentata... la mia mente vuol fuggire ma il mio cuore... esso esige di rimaner accanto ad Atena -

Pegasus strinse le mani a pugno in modo adirato - Sto impazzendo Micene...- Mormorò con amarezza - Che devo fare...?-

Il ragazzo, girandosi bruscamente verso Micene, esclamò con enfasi frammista a terrore e disperazione

- QUESTI DANNATISSIMI TORMENTI MI STANNO LOGORANDO L'ANIMA E LA MENTE... MI STAN PORTANDO ALLA FOLLIA TOTALE ED ASSOLUTA!!...-

Micene sbarrò gli occhi, quest'ultimo si sorprese nell'osservare il volto di Pegasus, stravolto e sconvolto a quel punto... il giovane Cavaliere, da sempre indissolubilmente temerario, stava vivendo una vera e propria crisi d'identità.

Il giovane cadde al suolo a carponi col viso chinato rigato da amare lacrime, Pegasus mormorò sommessamente tra il pianto

- Ho paura... il timore di cedere alla pazzia, giorno dopo giorno sento che si fà vividamente largo dentro di me minando il mio equilibrio... -

Micene si fece più vicino al ragazzo avvilito, inginocchiandosi innanzi a lui gli sfiorò con un tocco della mano destra una spalla, Pegasus sollevò il viso verso Sagitter, i suoi occhi scuri si incrociarono con lo sguardo amichevole del valoroso guerriero della nona Casa dello Zodiaco, egli disse benevolmente

- La forza delle stelle che in te dimora non permetterà mai che ciò accada... ricordalo amico mio...-

- Sarebbe bello poterci credere Micene...- Rispose il giovane Oracolo con disillusione e dolente nel timbro di voce

- Devi crederci Pegasus!...- Ribattè Sagitter con fare deciso - Perchè è ciò che sarà... non è da te la resa... io lo so e come me lo sanno anche coloro che ti sono accanto... -

Micene si alzò proseguendo a dialogare in modo fraterno con il giovane smarrito

- L'umanità che ti è propria non deve essere repressa... Atena non vuole questo, lo sai, ma sicurezza, coraggio e dedizione...devono essere proprie d'un Cavaliere della Speranza, questo è innegabile Pegasus... -

- Il coraggio... quanto lo vorrei ritrovare Micene... quanto lo vorrei...- Rispose Pegasus in un sospiro -... Ma temo che esso, da tempo, abbia smarrito la strada ormai... -

Micene si rivolse a Pegasus con tono benevole ma al contempo deciso ribattendo:

- Tu lo credi... ma la tua convinzione è erronea certezza... sappilo Pegasus...!-

Egli proseguì poi parlando con garbo...

- ...Riprendi nelle tue mani il coraggio che ti ha sempre contraddistinto... non lasciar che la paura ti fermi, e agisca per sua mercè... nulla devi temere! Non dimenticare la forza del Cosmo che ti fa ardere il cuore e ti fa lottare... essa, in te, ha trovato la fonte del suo potere.. solo lei e la tua forza di volontà devono comandare le tue azioni... nè paura o altro devono aver il sopravvento... e questo sei tu solo che puoi farlo avvenire...-

- E come?...- Chiese il giovane Oracolo

- Cerca nel tuo cuore ragazzo... esso è la Bocca della Verità... e la sua voce ti guiderà indirizzandoti sulla via giusta da seguire... ascolta sempre il tuo cuore, neppure la paura più angosciante può nulla contro di lui... tienilo sempre a mente Pegasus... sempre!!... Vedrai che non ti perderai in strade sbagliate... nè ora e nè mai... e ricorda ancora una cosa... una cosa soltanto... non ripudiare la tua umana essenza anche con le sue fragilità!... non temerla Pegasus!! ma sappila governare e volgere a tuo favore... Scoprirai che anche una piccola debolezza, in realtà, può recare in sè un immenso e smisurato potere... essa, se lo si vuole, va di pari passo col coraggio... non dimenticartelo...MAI!!... Questo è il mio ultimo insegnamento... ADDIO...- Disse il Cavaliere in un soffio di fiato

" SII FORTE AMICO MIO... BUONA FORTUNA..."

Quello fu l'ultimo pensiero del Sacro Custode del nono Tempio dello Zodiaco rivolto al suo erede.

Dopo aver pronunciato quell'ultima frase, lo spirito di Micene di Sagitter lentamente si dissolse alla fioca luce argentea della luna che stava ormai per giungere ad illuminare quella notte, Pegasus osservò l'aurea cosmica del Sagittario sin tanto che essa non scomparve, nei suoi occhi scuri, lacrime di commozione velarono il suo sguardo.

Trascorse una mezz'ora o poco più... il giovane Oracolo, sembrava più rasserenato e trascorsi alcuni attimi ancora, decise di rientrare; lungo la scalinata che lo avrebbe ricondotto all'interno della Sala del Trono, egli rammentava alcune parole pronunciate da Micene

« ...L'UMANITA' CHE TI E' PROPRIA NON DEVE ESSERE REPRESSA... ATENA NON VUOLE QUESTO...

MA SICUREZZA, CORAGGIO E DEDIZIONE DEVONO ESSERE PROPRIE D'UN CAVALIERE... NON RIPUDIARE LA TUA UMANA ESSENZA ANCHE CON LE SUE FRAGILITA'!... NON TEMERLA PEGASUS!! MA SAPPILA GOVERNARE E VOLGERE A TUO FAVORE

SCOPRIRAI CHE ANCHE UNA PICCOLA DEBOLEZZA, IN REALTA', PUO' RECARE IN SE' UN IMMENSO E SMISURATO POTERE... ESSA, SE LO SI VUOLE, VA DI PARI PASSO COL CORAGGIO »

Queste erano le parole che nella mente di Pegasus riecheggiavano, egli mentre scendeva la lunghissima scalinata pensava...

" Umanità, coraggio, dedizione... Riuscirò mai a riprendere in mano la mia umanità senza venir meno ai miei Sacri Doveri nei riguardi di Atena?... tante sono le debolezze e le fragilità umane...

che il cuore non mi sia traditore... sia solo saggia voce che dalla coscienza parte per giunger alle mie azioni"

Pegasus raggiunse l'interno del Tempio poi si avviò verso le sue stanze, ormai la notte era sopraggiunta ed era tempo di riposare... Ma una persona, in quella stessa notte, al contrario, non riusciva assolutamente a prender sonno...

All'esterno della sesta Casa dello Zodiaco, quella di Virgo... Andromeda, di quel Tempio nuovo Divino Custode, se ne stava solitario e malinconico: assorto nei suoi pensieri egli rammentava l'accesa ed amara discussione avuta con Pegasus solo qualche ora prima: il suo sguardo era notevolmente corrucciato...

" Non avrei dovuto usare quei toni aggressivi e prevaricatori... sono stato quantomeno insolente ed inopportuno con Pegasus... e soprattutto... mai avrei dovuto dirgli quelle parole tanto pesanti...

lui... è molto orgoglioso e con quelle frasi dette...temo di averlo ferito nel suo amor proprio oltraggiando, inevitabilmente, di conseguenza la sua persona... Oh Santi Numi, perchè sono stato sì tanto incauto e malaccorto?!... "

Andromeda socchiuse gli occhi con rassegnazione e mestizia mormorando con tono inquieto sollevando gli occhi al cielo

- Voglia il cielo... che questa mia insolenza... non m'abbia fatto perdere un grande amico... non potrei mai perdonarmelo...-

Quasi per un Volere Superiore, quel pensiero appena sussurrato, vene carpito dal venticello che aleggiava sul Grande Tempio e volando sulla fresca e lieve brezza che spirava in quei taciti momenti, esso venne trasportato sulle sue ali verso la tredicesima Casa: quel pensiero raggiunse la mente di Pegasus che in quel momento si stava apprestando ad oltrepassare la soglia delle sue Stanze; il Grande Sacerdote spalancò d'improvviso gli occhi sollevando di scatto lo sguardo e rimanendo fermo ed immobile... nella sua testa riecheggiavano le accorte parole dolenti di Andromeda

« VOGLIA IL CIELO CHE QUESTA MIA INSOLENZA NON M'ABBIA FATTO PERDERE

UN GRANDE AMICO, NON POTREI MAI PERDONARMELO »

"Andromeda... " Pensò Pegasus con delicatezza.

A quel punto, nonostante fosse tarda ora, il giovane decise di discendere verso la sesta Casa per parlare con il giovane Cavaliere...

Il Guardiano del Tempio di Virgo stava rientrando: quando si voltò, con suo grande stupore, notò Pegasus che era entrato e lo attendeva all'interno della Casa: autorevole, il Grande Sacerdote, era innanzi a lui, in piedi, solenne ed austero; con lo sguardo severo, egli, lo stava osservando tacitamente; Andromeda si sentiva tremendamente a disagio osservando l'amico così fermo ed inflessibile... con quel fare tanto militaresco e rigoroso al punto tale quasi da non riuscire neppure a sostenere lo sguardo del suo compagno d'Armi, inconsapevolmente Andromeda si era irrigidito su se stesso come una statua di marmo, era sull'Attenti, le mani lungo i fianchi, la fronte pensosa, il viso tirato... immobile come una statua appunto; Pegasus lo squadrò da capo a piedi senza dire una sola parola che fosse una!... trascorse qualche attimo poi il Grande Sacerdote disse con tono serioso

- Andromeda... il tuo modo di fare mi infastidisce...-

Pegasus tacque ancora qualche istante mentre Andromeda si sentiva sempre più a disagio, avrebbe certo voluto sprofondare sottoterra piuttosto che rimanere innanzi al suo " Superiore" che altro non faceva che squadrarlo con sguardo severo e alterato... perchè questo sembrava venire all'occhio nell'osservare lo sguardo altezzoso di Pegasus , se si riusciva poi a sostenerlo...

il Cavaliere delle Tredici Stelle disse poi

-... Smettila di stare sul'Attenti come un caporale che non ha lucidato i suoi calzari... -

Il tono di voce era ben mutato in Pegasus; era divenuto pacato, raddolcito e ilare: l'insperato accadde... sul volto serio e tirato del giovane Oracolo si dischiuse uno splendido sorriso amichevole

Andromeda non riusciva a crederlo eppure il suo cuore se ne rallegrò " Forse ... forse...non è in collera con me? " Pensava, speranzoso, il sensibile ragazzo rasserenandosi lievemente

Timidamente, quasi con timore, il giovane chiamò Pegasus sussurrandone appena il nome

- Pegasus...-

Il Cavaliere si avvicinò ad Andromeda con passo svelto ma non incombente poi si fermò proprio ad un paio di passi distante dall'amico il quale mormorò sommessamente

-... Io... io non volevo... -

Pegasus sorrise ancora poi disse con tono benevolo -... Rasserenati Andromeda...-

Quelle due semplici parole, egli le pronunciò con una delicatezza ed una dolcezza tale da far commuovere il sensibile Cavaliere di Virgo, Pegasus gli si era rivolto con un affetto di natura paterna come mai prima di allora.

Facendosi forza Andromeda prese quindi la parola e disse parlando con voce sommessa...

- Perdonami se poc'anzi... mi sono permesso, senza averne diritto, di usare quei toni maleducati e prepotenti nei tuoi confronti... io... io non credevo che tu... insomma... mai avrei pensato che in te si celasse una tale afflizione e...-

- No!... Andromeda... non proseguire oltre... te ne prego...-

Disse con tono severo l'Oracolo Divino fermando repentinamente Andromeda col rapido gesto di una mano ma parlandogli con inconsueta calma...

-... Desidererei che non si parlasse dell'amara discussione che io e te abbiamo avuto prima... te ne sarei grato con tutto il cuore... -

Il ragazzo annuì in pieno accordo con l'amico.

Le parole di Pegasus erano sofferte ma sincere, era innegabile che il bisticcio precedentemente avvenuto con Andromeda gli aveva fatto del male e lo aveva addolorato non poco per svariati motivi ma ora il giovane voleva dimenticare e per tanto lo invitò a non ricordare quanto fosse accaduto... non voleva!e disse con gentilezza ed affabilità

- Dimentichiamo tutto... tutto quanto... mi fa male al cuore rimuginare l'accaduto... è stato solo uno spiacevole inconveniente... null'altro che quello...-

- ... Sì... ma...- Balbettò il ragazzo

- ... Tutto ciò che hai detto di me è pura verità... non posso negarlo... mi hai letto nell'anima... solo i Numi d'Olimpo sanno come tu ci sia riuscito... anzi... forse neppure loro lo sanno, vero è che sei riuscito ad infrangere quella mia maschera di durezza solo con semplici parole, riuscirvi non era cosa da poco, eppure hai conseguito il successo in cotanta impresa...-

Pegasus sorrise abbassando un istante gli occhi ma solo per pochissimi attimi, poco dopo egli risollevò lo sguardo fissando l'amico in quelle iridi chiare, pure e sincere, tacque alcuni minuti ed infine disse

- Non sono in collera con te Andromeda... tranquillizzati...-

Asserì, quasi avesse letto, nel pensiero, il timore dell'amico

A quelle parole, lo sguardo cristallino di Andromeda si illuminò di gioia; Pegasus lo comprese e sorrise amabilmente al sensibile ragazzo; Andromeda, spalancando i suoi grandi occhi smeraldei, domandò con enfasi, alcuni attimi dopo Andromeda pose una domanda a Pegasus

- Pegasus... per quale motivo sei sceso qui alla sesta Casa di Virgo?...- Chiese quasi ingenuamente

-... Semplicemente per rassicurati...- Rispose lui con tono deciso

-... Rassicurami...?!- Ripetè il Cavaliere di Virgo

- Credi forse che non sappia leggere nella tua mente ciò che in te si agita?...-

Domandò il Grande Sacerdote socchiudendo lievemente gli occhi e scrutando attentamente lo sguardo di Andromeda

- Ma...- Balbettò egli spalancando gli occhi

Pegasus sorrise poi tacito superò Andromeda recandosi verso l'entrata della sesta Casa e sulla soglia volse lo sguardo verso il cielo divenuto stellato, Andromeda lo raggiunse, dopo alcuni secondi egli disse pacatamente

- Andromeda... ho percepito il tuo stato d'animo... il timore che le tue parole mi avessero oltraggiato e ferito ad un punto tale da aver inevitabilmente distrutto il legame di amicizia che ci lega...-

Andromeda si stupì, era esattamente la paura che aveva nel suo cuore, spalancando gli occhi per la sorpresa pensò

" Ha compreso ogni cosa..."

Pegasus con la coda dell'occhio lo notò, sorrise poi tornò a voltarsi verso di lui dicendo

-Non v'è nulla di mutato nel nostro rapporto di amicizia, di questo puoi starne certo... - Asserì con sincerità il Grande Sacerdote

- Ben altre sono le ostilità che possono scalfire un'amicizia ormai ventennale come quella che esiste tra noi... non certo parole sincere dettate da un cuore puro e leale come quel che a te è proprio... sappilo Andromeda...- Asserì

- Pegasus... vuoi dire che... che tra noi nulla è cambiato?!...La nostra amicizia è dunque ancora integra e vivida?!...-

chiese il ragazzo con la voce ricolma di speranza

- Lo mettevi forse in dubbio Andromeda?...- Domandò sorridente l'oracolo di Atena

- Beh... Sinceramente... sì- Rispose Andromeda con assoluta sincerità e senz'alcun timore o vergogna.

- Che sciocco che sei...- Ribattè amichevolmente Pegasus con un delicato sorriso - Nulla riuscirà mai a scalfire questa nostra amicizia... non dimenticarlo -

Il Grande Sacerdote si congedò da Andromeda facendo ritorno verso il Grande Tempio mentre la notte, lentamente, trascorse infine pacifica.