DOKO DI LIBRA - MAESTRO DEI CINQUE PICCHI

(LIBRA DOKO / DHOKO / DOHKO / DAUKO - ROSHI)

ETA': 18 anni (Misopethamenos); 261 anni (reale)

ALTEZZA: 1.40 M (anziano); 1.70 M (giovane)

PESO: Sconosciuto

OCCHI: Verdi

CAPELLI: Calvo (anziano); Castani (giovane)

DATA DI NASCITA: 20 ottobre

LUOGO DI NASCITA: Cina

GRUPPO SANGUIGNO: A

SEGNI PARTICOLARI: In forma anziana, Doko ha la pelle viola, lunghissime sopracciglia bianche che gli scendono sul viso, e le orecchie a punta. Queste caratteristiche, che c’è da supporre siano dovute al Misopethamenos, scompaiono quando il Cavaliere torna giovane. Sulla schiena ha inoltre tatuata una testa di tigre, che compare solo quando il suo cosmo ha raggiunto un certo livello (vedi Note).

PARENTI CONOSCIUTI: Nessuno. Da quel che sappiamo è orfano.

COSTELLAZIONE / SIMBOLO: Bilancia, settima costellazione dello zodiaco.

ARMATURA / ARMI: Armatura d'oro della Bilancia. L'armatura di Libra ha la particolarità di essere dotata di sei paia di armi: due scudi, due spade, due tridenti, due barre gemellari, due lance bracciali e due barre tripunte. Queste dodici armi, una per ogni Cavaliere d’Oro, hanno poteri immensi e possono sfondare anche difese particolarmente resistenti, o manufatti divini di un certo tipo. A causa del veto di Atena contro le armi, non possono essere usate liberamente ma solo con il permesso della Dea o del Cavaliere di Libra. Inoltre, tradizionalmente non vengono usate nell’uno contro uno, ma solo contro le divinità o oggetti inanimati. Gli scudi, in particolare, dovrebbero rappresentare la difesa più potente esistente, corazze divine escluse. Per il resto, l’armatura di Libra, come tutte le corazze d'oro, è pressochè indistruttibile e congela solo allo zero assoluto (- 273.16 °C). Viene però distrutta da Thanatos nell’Elisio.

STIRPE: Cavaliere d'oro di Atene, protettore della settima casa del Grande Tempio.

PRIMA APPARIZIONE: Episodio 4, "Pegasus contro Dragone" (anime), Saint Seiya N° 2, 2° capitolo (manga).

EPISODI (SAGA): 4-5, 10, 21-22, 33-34, 39, 46, 49-50, 66, 73 (saga del Grande Tempio), 77, 89-90, 96 (saga di Asgard), 101, 103, 114 (saga di Nettuno), OAV 3 (Apollo), 115-117, 119-120, 125, 127-128, 136-139 (saga di Hades), OAV 5 (Tenkai). Saint Seiya Omega 39, 61-62, 83.

NUMERI DEL MANGA: Saint Seiya 2-3, 8-9, 11, 14, 19-20, 22, 26 (edizione StarComics); Episode G 2-3, 14, 22 (edizione Panini). Next Dimension 1-2, 7-9 (edizione JPop).

COLPI SEGRETI / POTERI: Libra possiede almeno due colpi segreti, entrambi con l’effige del drago. La tecnica base è il Colpo Segreto del Drago Nascente, con cui Doko concentra la forza nel pugno per sferrare un drago di energia. Come quello di Sirio, il Drago Nascente di Doko dovrebbe essere abbastanza forte da invertire il corso d’acqua di una cascata, e di certo sconfigge Megres al primo colpo, ma, comparendo solo in quel flashback, è difficile valutarne l’effettiva efficacia. Quasi sicuramente, anche il Drago Nascente di Libra inverte il flusso del sangue di chi lo lancia, indebolendo il fisico e diventando potenzialmente fatale se lanciato in condizioni precarie. Inoltre, lascia scoperto il cuore, ma non sappiamo se anche per Doko questo sia un punto debole. La sua tecnica principale, e più potente, è comunque il Colpo dei Cento Draghi, chiamato anche Colpo dei Cento Draghi Nascenti. Facendo esplodere il suo cosmo e portando i palmi di entrambi le mani all’esterno, Doko genera una tempesta di draghi di energia, in grado di concentrarsi su un solo nemico o di colpirne più d’uno a largo raggio. Nonostante il nome, il vero numero dei draghi è ignoto e, probabilmente, variabile a seconda dell’intensità del colpo. La forza dei draghi individuali non è nota, ma dovrebbe essere inferiore a quella di un Drago Nascente di normale intensità. Non si parla mai inoltre di eventuali controndicazioni fisiche, e Libra riesce a lanciarlo senza troppi sforzi anche da anziano.

Doko è al corrente anche della Pienezza del Dragone, ed è estremamente probabile che abbia pure una conoscenza, almeno teorica, del Drago Volante. Nella continuity ufficiale però non lo vediamo mai utilizzare queste due mosse.

Grazie ad Atena, Libra possiede il Misopethamenos, che dona la lunga vita. I dettagli non sono stati svelati, ma, quando questo potere è attivo, il suo cuore batte solo 100.000 volte all’anno anziché al giorno, permettendogli di rallentare enormemente l’invecchiamento. Il prezzo da pagare è un corpo decrepito e poco attivo, ma in caso di bisogno Doko può tornare alla giovinezza originaria, e riacquistare il pieno cosmo dei suoi diciotto anni. Anche se non viene esplicitamente affermato, si suppone che, una volta disattivato, non sia più possibile riattivare il Misopethamenos e rallentare di nuovo il battito cardiaco. Da anziano, Libra mostra svariati poteri, persino più della maggior parte dei suoi parigrado. Può usare il suo cosmo per lenire il dolore con un solo tocco, almeno negli animali, e parlare telepaticamente a grandissima distanza anche con più di una persona contemporaneamente, come mostrato quando comunica con i Cavalieri d’Oro superstiti e narra loro la storia di Gemini. Possiede inoltre un certo livello di poteri psichici, con cui libera Mur dalla paralisi di Sion. Sembra in grado di seguire gli eventi tramite il cosmo con la stessa precisione di Atena, visto che i consigli che dà a Sirio sono sempre appropriati alla situazione, e in almeno un caso segue persino la conversazione tra Dragone e Megres, rispondendo direttamente ad un’affermazione di quest’ultimo. Unico Cavaliere d’Oro oltre a Virgo, può levitare a mezz’aria, anche a decine di metri da terra. Il suo cosmo può generare bolle d’aria in grado di arrestare lo scorrere di un fiume, creare una specie di cristalli di energia e lanciare tempeste di raggi di bassa intensità. I suoi poteri telepatici e telecinetici gli permettono anche di spostare oggetti o persone a distanza, come fa con Fiore di Luna o l’armatura di Sagitter. Come Gemini, è in grado di creare una copia illusoria di se stesso, materializzandola anche nel Tartaro e permettendole di indossare l’armatura, seppur solo per pochi minuti.

Doko ha inoltre la capacità di far comparire la sua armatura alla settima casa, di richiamarla a sé o di darne in prestito le armi, se lo ritiene giusto. Anche in questo caso, pur a distanze enormi, sembra sapere quale Cavaliere impugni una delle armi, e quando. Potrebbe anche essere in grado di teletrasportarsi, o comunque sa muoversi ancora alla velocità della luce nonostante l’età, percorrendo in pochi attimi enormi distanze. In caso di combattimento, il suo cosmo da anziano è indebolito, ma comunque in grado di sfondare il Crystal Wall di Sion e tenergli brevemente testa. Soprattutto, Doko ha un’esperienza immensa, frutto della sua lunga vita. Conosce leggende di ogni tipo, l’ubicazione di luoghi poco noti come la torre di Mur, ed i poteri di oggetti misteriosi come l’Anello del Nibelungo o gli zaffiri di Asgard. È consapevole dell’esistenza dell’ottavo senso, e sembra costantemente a conoscenza di quel che accade nel mondo, tanto che in più di un’occasione viene affermato che gli Dei siano i soli di cui non è in grado di leggere la volontà. Ha buone doti di stratega, e riesce ad essere abbastanza distaccato da prendere la decisione giusta senza lasciarsi coinvolgere dai sentimenti.

In termini di cosmo puro, Libra dovrebbe essere tra i Cavalieri d’Oro più potenti, tanto da essere considerato una leggenda vivente al pari di Sion. Ad onor del vero però, questa forza non viene mai davvero mostrata in battaglia, e per questo è difficile da quantificare.

STORIA: Verosimilmente orfano di entrambi i genitori, Doko nacque in Cina ma, in circostanze ignote, venne a sapere dell'esistenza dei Cavalieri di Atena e si recò in Grecia per addestrarsi e conquistare l'investitura. Inizialmente, l’allenamento era mirato al titolo di Cavaliere di Bronzo, la casta più bassa dell’esercito di Atena, ma sul corpo di Doko venne comunque impresso un particolare tatuaggio, capace di comparire solo con l’innalzarsi del cosmo, e proprio solo di coloro che erano destinati, un giorno, ad indossare l’armatura della Bilancia (vedi Note). Ad ogni modo, Doko eseguì il suo addestramento, per lo più insieme a due ragazzi di nome Sion e Suikyo. I tre erano inseparabili e si allenavano regolarmente insieme, anche se, rispetto agli amici, Doko peccava di eccessiva foga e poco raziocinio. Ciò fu evidente il giorno in cui, senza un vero motivo, attaccò un’immensa leonessa che abitava nella zona vicino al Grande Tempio, rischiando peraltro di essere sopraffatto. Suikyo lo salvò appena in tempo e uccise l’animale, ma poi lo rimproverò aspramente facendogli notare che la leonessa aveva appena partorito due cuccioli, che ora sarebbero dovuti crescere soli al mondo. Sinceramente addolorato, Doko pianse per gli animali, che vennero poi adottati da Kaiser, Cavaliere d’Oro di Leo, e si ripromise maggior calma in futuro.

Qualche tempo dopo, Suikyo, superiore agli altri due, fu ben presto insignito addirittura del titolo di Cavaliere d’Argento. Passarono alcuni anni, durante i quali Doko e Sion si perfezionarono, diventando finalmente Cavalieri di Bronzo (vedi Note). Un giorno, entrambi vennero convocati dal Grande Sacerdote, capo dell’esercito di Atena in assenza della Dea, e promossi inaspettatamente a Cavalieri d’Oro, ovvero la casta suprema dell’esercito. Doko ottenne ed indossò per la prima volta l’armatura della Bilancia, fondamentale per le armi di cui era dotata. La ragione della promozione fu presto detta: dopo 250 anni, era ormai imminente una nuova guerra sacra contro Hades, acerrimo nemico di Atena che, ad intervalli regolari, tornava a minacciare gli esseri umani. Per affrontarlo, era necessaria la presenza di tutti i Cavalieri d’Oro, e così Doko e Sion, che avevano mostrato il giusto potenziale, erano stati promossi anzitempo.

Immediatamente dopo l’investitura, i due furono informati da un soldato circa la presenza di Hades in un luogo chiamato Elysion, perché bello proprio come il leggendario Elisio. Impulsivo, ma anche dotato di uno spirito di sacrificio fuori dal comune, Doko decise di recarsi subito lì di persona, per cercare di uccidere il nemico. Sapeva infatti che, nel conflitto precedente, moltissimi Cavalieri avevano perso la vita, e sperava di concludere questo sul nascere sacrificando soltando la propria. Dopo una breve schermaglia, Sion si offrì di accompagnarlo, come prova di amicizia. Raggiunto l’Elysion, i due incontrarono un ragazzo di nome Alone, protetto da un cosmo potentissimo, e compresero che si doveva trattare della nuova incarnazione di Hades, noto per sfruttare sempre l’essere umano più puro al mondo. Pur esitando al pensiero di uccidere quella che sostanzialmente era un’altra vittima innocente, i due si prepararono a colpirlo, quando vennero fermati da un suo amico, di nome Tenma.

In una rapida serie di eventi, Doko e Sion scoprirono non solo che Tenma era un Cavaliere, seppur inconsapevole, ma anche che il suo maestro era stato il loro amico Suikyo, il quale gli aveva affidato l’armatura di Pegasus prima di sparire misteriosamente. Non riuscirono però ad impedire che Alone venisse trovato da Pandora, servitrice di Hades, e portato nel suo castello, attorno al quale comparve una barriera in grado di ridurre profondamente il cosmo dei nemici. Pericolosamente indeboliti, dopo aver salvato Tenma da alcuni soldati semplici, Doko e Sion si ritrovarono alla mercé di Vermeer di Garuda, uno dei tre Comandanti di Ade, e poi del suo parigrado Garuda, che si rivelò essere proprio Suikyo stesso, apparentemente passato dalla parte del nemico. A salvarli, fu il provvidenziale arrivo di un messaggero di Pandora, che ordinò ad entrambi i Comandanti di fare ritorno prima di poterli uccidere. Riprese le forze, Doko e Sion curarono le proprie ferite e quelle di Tenma grazie all’armatura della Coppa, in passato appartenuta a Suikyo ed ora custodita da Tenma stesso. Qualsiasi acqua posta al suo interno, acquisiva poteri medicamentosi, ma permetteva anche di vedere il proprio futuro. Provando a dare un’occhiata, Doko vide sé stesso da anziano, rimanendo spiazzato da quello che sarebbe stato il suo nuovo aspetto.

Con la missione ormai fallita, Doko fece ritorno al Grande Tempio insieme a Sion e Tenma, convinto che Suikyo non fosse un vero traditore e deciso a salvarlo. Per essere partiti senza permesso, i due novelli Cavalieri d’Oro incorsero nelle ire dei compagni Ox del Toro e Izo di Capricorn, ricevendo una sonora lezione atta tanto a rimetterli in riga, quanto a far capire loro che avevano ancora molta strada da fare prima di poter essere paragonabili ai compagni. Comprendendo il messaggio, Doko si ripromise di allenarsi e diventare sempre più forte, poi si recò per la prima volta alla casa della Bilancia che avrebbe dovuto proteggere da quel momento in avanti.

Alcune ore più tardi, una meteora si schiantò davanti alla casa, rivelando un giovane Cavaliere di Bronzo, che disse di essere Sirio il Dragone, il suo allievo nel futuro, tornato indietro nel tempo per salvare Atena. La cosa ovviamente lasciò Doko perplesso e dubbioso, anche quando Sirio mostrò di conoscere l’aspetto che avrebbe avuto nel futuro, e che aveva scorto nell’armatura della Coppa. Inizialmente convinto che si trattasse di un nemico, Doko rimase sbalordito nel vederlo fermare con una sola mano il Drago Nascente, e ancora di più quando, tolta l’armatura, mostrò di avere sulla schiena un tatuaggio evanescente, proprio come il suo. Decidendo di usare la forza per porre da parte gli ultimi dubbi, Doko esortò Sirio a scontrare il proprio Drago Nascente col suo. Lo scontro si concluse in parità, convincendo il guerriero della veridicità delle parole del ragazzo. Sirio in seguito spiegò rapidamente a Doko le circostanze che lo avrebbero portato a vivere per più di duecento anni, e ad ottenere l’aspetto visto nel riflesso della Coppa.

Fiero di lui, Doko gli intimò di proseguire nel momento in cui percepì l’arrivo di Suikyo, che nel frattempo aveva guidato un assalto al Grande Tempio, riuscendo ad arrivare fino alla settima casa, seppur più morto che vivo a causa dei colpi subiti nei templi precedenti. Rimasto solo con lui, Doko parò senza grosse difficoltà il suo colpo segreto Hiso Byakurenge e cercò di convincerlo a confidarsi, arrivando persino a piangere lacrime amare nel vederlo ridotto in quello stato. Seppur colpito dalle sue parole, Suikyo non accettò comunque la resa, e sfoderò una nuova tecnica, l’Hiso Hyakuga Serran, costringendo Doko a rispondere con i Cento Draghi. Lo scontro tra le due tecniche fu devastante ed entrambi caddero momentaneamente a terra, ma fu Doko il primo a riprendersi, ed a piangere la morte di Suikyo recitando un poema funebre, proprio mentre Tenma arrivava alla settima casa in compagnia di Andromeda, un altro Cavaliere del futuro, amico di Sirio.

Sorprendentemente, la caduta di Suikyo parve spingere Doko a rivedere le sue posizioni: toltosi l’armatura, mostrò a Tenma e Andromeda che i due piatti, rappresentanti la forza e la giustizia, erano in squilibrio, a conferma che la seconda aveva ormai abbandonato il Grande Tempio. Dichiarò di voler tradire anche lui, e di essere intenzionato a prendere la testa di Atena, cosa che sorprese e preoccupò non poco i due increduli ragazzi. Doko disse più volte di far sul serio, e non esitò nemmeno quando Andromeda gli disse di venire dal futuro, come Sirio, e che Atena era stata tramutata in una neonata da Crono. Pur in preda a evidenti tormenti interiori, mise fuori combattimento entrambi, chiedendosi come Sion avrebbe agito al suo posto e chiamando a gran voce il suo nome. Proprio in quel momento, ricevette la visita di un misterioso serpente parlante, emissario di qualcuno temuto e potente.

I giorni che seguirono furono ricchi di avventure. La guerra scoppiò in tutta la sua violenza, complicata dalla presenza di traditori tra le file dei Cavalieri d’Oro. Alla fine, l’esercito di Atena riuscì a trionfare, ma a prezzo di gravissime perdite: tra tutti, soltanto Doko e Sion si salvarono, unici ancora in piedi su un campo di battaglia contemporaneamente illuminato dal sole e bagnato dalla pioggia, segno che anche il cielo piangeva i numerosi caduti, benedicendone le anime. Unico sollievo, fu per loro la consapevolezza che nessuno fosse morto invano, perché le loro vite avrebbero permesso la creazione di un futuro luminoso. Con l’esercito ormai in rovina, prima di svanire, Atena affidò ai due Cavalieri delle missioni fondamentali. A Doko in particolare fu chiesto di vegliare sulla torre d’Oriente in cui aveva imprigionato le anime degli Spectre, i guerrieri di Hades, e sulla quale aveva apposto il proprio sigillo, i cui poteri sarebbero durati circa 250 anni. Dopo quel lasso di tempo, gli Spectre si sarebbero liberati, dando inizio ad una nuova guerra sacra. Per permettere a Doko di svolgere questo compito fondamentale, Atena gli fece segretamente un dono: il Misopethamenos, grazie al quale il suo battito cardiaco venne profondamente rallentato, scendendo da 100.000 pulsazioni al giorno a 100.000 all’anno. Proprio come anticipatogli da Sirio, in questo modo Doko avrebbe potuto vivere per secoli, anche se a costo di mantenere il proprio corpo il più a riposo possibile.

Accettando solennemente il nuovo incarico, Doko salutò Sion, nominato nuovo Grande Sacerdote, e si recò in Cina, sua terra d’origine, nei pressi della zona dei Cinque Picchi dove, in fondo ad una cascata, era custodita l’armatura del Dragone, una delle più potenti tra quelle di bronzo, nonché quella che probabilmente sarebbe dovuta essere sua di diritto, se non avesse ottenuto quella della Bilancia (vedi Note). Lì, iniziò una vita praticamente da eremita, smettendo persino il suo vero nome o l’identità di Cavaliere d’Oro e facendosi chiamare solo Maestro dei Cinque Picchi. Grazie all’esperienza e alla saggezza accumulate in guerra, divenne un eccellente maestro, e presto iniziò a ricevere le visite di diversi candidati all’armatura del Dragone.

Tra le tecniche del Drago, ve n’era una di rara potenza e pericolosità, la Pienezza del Dragone, in grado di donare il potere assoluto a chiunque ne facesse uso, in cambio però della sua vita. Consapevole del rischio legato all’insegnarla a uomini privi della giusta tempra morale, Doko la mise da parte, rimandandola alle fasi finali dell’addestramento in modo da potersi fare un’idea dello studente che aveva di fronte. Un giorno, venne da lui un abitante di Asgard, regno del Nord dedicato al culto del dio Odino. Costui apparteneva al casato dei Megres e, in principio, gli disse di essere venuto per imparare, ma, quando Doko rifiutò di insegnargli subito la Pienezza del Dragone, Megres lo attaccò, facendo sfoggio di particolari poteri. Era infatti in grado di controllare le Anime della Natura, e di usarle a piacimento in battaglia. Pur in difficoltà, Libra riuscì comunque ad entrare in comunione con la natura abbastanza a lungo da schermare la propria presenza e sconfiggerlo.

Pian piano, passarono oltre due secoli, durante i quali Doko vivette quasi in solitudine, ricevendo solo occasionali visite da parte di Sion. Anche a causa del Misopethamenos, il suo aspetto cambiò radicalmente: il fisico aitante della gioventù fu sostituito da uno molto più basso e avvizzito, i capelli caddero, la pelle si fece violacea ed il viso rugoso, finché non assunse totalmente le sembianze che aveva visto nel riflesso dell’armatura della Coppa, tanti decenni prima. Come il corpo, anche il suo cosmo perse forza e vitalità, pur restando in grado di compiere imprese portentose se necessario. Di contro, Doko sviluppò notevoli poteri mentali di telepatia e telecinesi, diventando sempre più saggio e sapiente. Tra le altre cose, intuì anche l’esistenza del misterioso Omega, lo stadio di padronanza del cosmo superiore persino al settimo senso, che tutti i Cavalieri bramano raggiungere, nonostante nessuno vi sia mai riuscito.

Circa 230 anni dopo la fine dell’ultimo conflitto, le cose iniziarono finalmente a muoversi. Essendo finalmente riuscito a rifondare l’esercito, Sion aveva eletto una nuova schiera di Cavalieri d’Oro, tra i quali vi era anche Mur, suo allievo e successore all’armatura dell’Ariete. L’armatura della Bilancia era stata l’unica a non essere riassegnata, e l’identità di Doko, ignota ai più, fu comunicata ai nuovi Cavalieri d’Oro del Grande Tempio, presso i quali l’uomo assunse una fama leggendaria, essendo un superstite dell’ultima guerra sacra. Il nuovo conflitto era ormai sempre più vicino e, a conferma di ciò, Atena fece ritorno sulla Terra, incarnandosi in una neonata che venne trovata ai piedi della statua a lei dedicata, in cima al Grande Tempio. Temendo di essere troppo anziano per poter guidare i Cavalieri nella guerra imminente, Sion nominò come suo successore il giovane e valoroso Micene di Sagitter, preferendolo all’altro candidato, Gemini, di cui non si fidava del tutto. Quest’ultima intuizione si rivelò profetica: Gemini, afflitto da doppia personalità, uccise sia Sion che il suo secondo, Arles, rubando l’identità di quest’ultimo e prendendo per sé il titolo di Sacerdote. Con una serie di inganni, e influenzato dallo spirito del Dio Crono, Gemini attentò alla vita stessa di Atena, che si salvò solo grazie al sacrificio di Micene. La neonata, data per morta da tutti, venne in realtà affidata ad Alman di Thule, cui il morente Micene chiese di creare una nuova schiera di Cavalieri per proteggerla.

Tra i Cavalieri d’Oro, solo Doko e Mur intuirono la verità, ma entrambi decisero di non far nulla, ritenendo tutto ciò una specie di test che la nuova Atena avrebbe dovuto affrontare e superare prima della guerra contro Hades. Doko comunque rifiutò qualsiasi richiesta di fare ritorno al Grande Tempio, limitandosi a rispondere di essere impegnato in una missione segreta. Sempre più o meno in questo periodo, trovò una bambina orfana abbandonata nella zona. Datole il nome Fiore di Luna, la prese con sé, accudendola e facendole da padre, pur senza rivelarle la sua reale identità.

Più o meno sette anni più tardi, ai Cinque Picchi arrivò un ragazzino di nome Sirio, inviato lì da Alman per ricevere l’addestramento e conquistare l’armatura del Dragone. Sirio non sapeva nulla di Atena, Gemini o Hades, ma Doko lo accettò comunque come allievo, apprezzandone la determinazione ed il desiderio di diventare più forte, in modo da non dover dipendere più da nessuno. All’incirca nello stesso periodo, accettò come discepolo anche un altro bambino di nome Demetrios, unico sopravvissuto al brutale massacro della sua famiglia da parte di alcuni briganti. Le esperienze vissute, ed i caratteri, rendevano Sirio e Demetrios molto diversi tra loro, ma entrambi erano ugualmente cari a Doko, che iniziò a considerare loro e Fiore di Luna un po’ come una nuova famiglia. Pur essendo rigido e severo nell’addestramento, li trattò con affetto e generosità, al punto da permettere a Sirio di sentirsi finalmente a casa.

Più o meno in quello stesso periodo, i Cavalieri d’Oro si trovarono impegnati in un conflitto contro Crono e la stirpe dei Titani. Ignorando persino la convocazione ad un Chrysos Synageyn, la riunione obbligatoria di tutti i custodi dorati, Doko si tenne fuori dallo scontro, non intervenendo direttamente neppure nel percepire l’aura di Crono stesso aleggiare sulle Dodici Case per cercare di conquistare la sua armatura leggendaria, chiamata Megas Drepanon. Ciononostante, con i suoi poteri mentali seguì l’andamento del conflitto, incentrato soprattutto su Ioria del Leone, fratello minore di Micene e predestinato a svolgere un ruolo fondamentale in quella guerra. Avvertendo che, a causa di anni di incomprensioni e biasimo, Ioria non si fidava degli altri Cavalieri d’Oro, Doko cercò di fargli ritrovare la fiducia nel prossimo e gli inviò la sua armatura per aiutarlo in un duello contro Ponto, una delle divinità primigenie. Dopo avergli permesso di utilizzare lo scudo della Bilancia, usò il proprio cosmo per creare addirittura un’illusione materiale, con le sue sembianze giovanili, grazie alla quale combatté brevemente al suo fianco. Dilaniata dai colpi di Ponto, e dal dover combattere nelle profondità del Tartaro, l’illusione non durò che pochi minuti, durante i quali però Doko incoraggiò Ioria a combattere sempre per proteggere il prossimo, facendosi forza anche del cosmo di Micene, che continuava a perdurare dopo la morte. Soprattutto, l’invitò a fidarsi dei suoi amici, ovvero degli altri Cavalieri d’Oro di cui si era guadagnato stima e rispetto. Per sottolineare queste parole, unì il proprio cosmo a quello di Mur, permettendo a quest’ultimo di teletrasportare Toro, Capricorn, Virgo, Scorpio e Acquarius da Ioria, in modo che potessero lottare al suo fianco.

Anche grazie a questo suo intervento, la guerra contro i Titani alla fine fu vinta, e Doko poté tornare a concentrarsi sull’addestramento di Sirio e Demetrios. Con il passare degli anni, le diverse personalità dei due emersero sempre di più, ma non necessariamente in modo positivo. Roso dalla rabbia per la morte dei suoi genitori, Demetrios divenne sempre più irruento e attaccabrighe, ignorando gli ordini diretti del maestro e cercando la rissa persino con Sirio, rispetto al quale era più forte, ma non dotato di controllo. Osservandolo di nascosto, Doko se ne rammaricò, ma non riuscì a riportarlo sulla retta via. Alla fine, ritenendo che affidare ad uno come lui l’armatura sarebbe potuto essere troppo pericoloso, e, probabilmente, temendo quel che avrebbe potuto fare con la Pienezza del Dragone, il vecchio Cavaliere si vide costretto a scacciarlo, seppur molto a malincuore. Doko sperava che questa punizione avrebbe riportato Demetrios sulla retta via, facendogli comprendere i suoi errori.

Negli anni successivi, Libra proseguì l’addestramento di Sirio, temprandolo sia nel corpo che nello spirito, insegnandogli ad esercitare il distacco e istruendolo su tutto ciò che sarebbe potuto essergli utile. Non gli sfuggì inoltre il crescente legame tra l’allievo e Fiore di Luna, e il supporto continuo di quest’ultima al ragazzo. Alla fine, a Sirio non restò che la prova finale: usare il Colpo Segreto del Drago Nascente per invertire il corso d’acqua della cascata e conquistare l’armatura del Dragone, celata nelle sue profondità. Quando i primi tentativi andarono a vuoto, Doko usò particolare fermezza nei suoi confronti, accusandolo di essere indolente, e riuscendo in questo modo a spronarlo fino a permettergli di riuscire, dopo un altro anno di esercizi. L’uomo però si accorse anche che l’allievo aveva iniziato a diventare arrogante, sicuro della propria forza al punto da credersi invincibile. Lo redarguì raccomandandogli di fare sempre attenzione al cuore, il suo punto debole, vulnerabile quando si preparava a lanciare il Drago Nascente. Tra le ultime cose, gli parlò anche della Pienezza del Dragone, spiegandogliene i rischi e facendogli promettere che non l’avrebbe mai usata.

Più o meno in questo stesso periodo, Doko prese con sé un ultimo allievo, Gembu, deciso a farne il proprio successore come Cavaliere di Libra. Pur avendo un enorme potenziale, ed un cuore sostanzialmente nobile, Gembu mancava però di motivazioni e dedizione, venendo per questo spesso rimproverato dal maestro, e visto con sospetto da Sirio (vedi Note). Ciononostante, Doko provava affetto per lui, e continuò a supervisionarne bonariamente gli allenamenti, insegnandogli i principi della battaglia, tra cui l’importanza suprema del cosmo in un duello tra Cavalieri, ed il non dipendere da una forza non propria come quella dell’armatura o di eventuali armi. Secondo Doko, ogni generazione doveva impegnarsi per superare la precedente: un giorno Genbu e Sirio sarebbero diventati più forti di lui, solo per essere a loro volta superati dai loro allievi, in un processo costante di crescita che avrebbe permesso loro di raggiungere Omega.

Nel frattempo, Alman di Thule era morto. Ignara della sua reale identità, Atena, cui era stato dato il nome Isabel, ne aveva rispettato le ultime volontà organizzando un torneo tra tutti coloro che, inviati da Alman ai quattro angoli del mondo, erano riusciti a sopravvivere all’addestramento e a diventare Cavalieri. Doko incoraggiò la partecipazione di Sirio, che così fece ritorno a Nuova Luxor. Al tempo stesso però, l’anziano maestro decise di metterlo ulteriormente alla prova, ed ordinò a Fiore di Luna di raggiungere Sirio durante il suo primo scontro, ed informarlo che lui era in fin di vita. Scopo di Doko era testare la capacità di Sirio di restare freddo e distaccato nel corso del combattimento, resistendo alla tentazione di ricorrere troppo rapidamente al Drago Nascente e mostrare così il suo punto debole. Il ragazzo però fallì il test, lasciandosi prendere dalla fretta di tornare al capezzale del maestro e finendo per venire sconfitto. Quasi subito dopo, Doko seppe che un gruppo di Cavalieri Neri aveva rubato l’armatura di Sagitter, e che Sirio stesso faceva parte di coloro che erano stati incaricati di recuperarla. Prima però avrebbe dovuto recarsi in Jamir, un tempo residenza di Sion ed ora di Mur, per far riparare la propria armatura e quella del suo avversario Pegasus, rimaste danneggiate nel loro incontro. Quando Sirio fece ritorno ai Cinque Picchi, Doko gli spiegò le ragioni per cui lo aveva ingannato, dicendosi deluso dalla sua incapacità a mantenere la calma. Consapevole dei rischi che avrebbe dovuto affrontare per raggiungere Mur, lo mise inoltre alla prova con una serie di raggi di energia, esortandolo a combattere muovendosi sempre solo in avanti. Tale consiglio si rivelò fondamentale per permettere a Dragone di raggiungere Mur sano e salvo.

Nei mesi che seguirono, Sirio si ritrovò sempre più coinvolto nella faida tra i Cavalieri riunitisi attorno a Lady Isabel, ed il Grande Tempio di Arles. Pur sapendo perfettamente come stessero le cose, Doko tenne a lungo segreta la verità, rivelandone solo il minimo indispensabile a Dragone durante le sue visite. Ad esempio, gli disse che Arles era succeduto a Sion, ma non gli svelò la sua reale identità. Tutto questo era parte di una prova, sia per Atena che per i suoi Cavalieri, che avrebbero dovuto mostrarsi in grado di affrontare da soli le forze del male. Nonostante tutto però, Doko voleva sinceramente bene a Sirio, e rimase profondamente rammaricato quando il ragazzo fu costretto ad un lungo periodo di convalescenza in Cina dopo essere stato obbligato ad accecarsi per sconfiggere Argor di Perseo. Divenuto nel frattempo consapevole della reale identità di Isabel, Sirio temeva che in quelle condizioni non sarebbe più riuscito a combattere, e stava lentamente sprofondando nella depressione. Pur restandogli vicino, Doko sapeva che il ragazzo avrebbe dovuto superare da solo quella prova, trovando dentro di sé la forza per reagire.

Le cose furono ulteriormente complicate dal ritorno di Demetrios, desideroso di vendetta sia verso Sirio che verso il Maestro. Cercando di spiegargli le sue ragioni, Doko andò a parlargli, ma le sue parole non riuscirono a far breccia nel muro d’odio dell’allievo di un tempo. Per poco l’incontro non si mutò persino in uno scontro, visto che Demetrios lo attaccò all’improvviso, costringendo Doko a far ricorso al suo cosmo da Cavaliere d’Oro per paralizzarlo. Quando il combattimento tra Demetrios e Sirio divenne inevitabile, Libra accettò di custodire nuovamente l’armatura del Dragone, e consigliò a Sirio di far chiarezza nel suo cuore, e di capire per cosa intendesse realmente lottare. Seguì poi il duello da lontano, fino al trionfo di Sirio ed alla caduta di Demetrios. Prima di morire, quest’ultimo comprese finalmente i suoi errori, riappacificandosi idealmente anche con Doko, che promise di serbarne per sempre il ricordo nel cuore.

Consapevole che la battaglia finale contro Arles ormai era vicina, Doko nascose nuovamente l’armatura del Dragone sul fondo della cascata, e sparì dai Cinque Picchi senza dir niente a nessuno. Sedutosi in meditazione tra le montagne, usò il suo cosmo per riunire l’armatura di Sagitter, i cui pezzi erano divisi tra Arles e Atena, e celarla in un lago della zona. Quando ebbe fatto ritorno, vide che Sirio, che dopo lo scontro con Demetrios aveva ritrovato la fiducia in se stesso, aveva ricevuto da Pegasus la misteriosa acqua della vita, dotata di miracolosi poteri curativi. All’apparenza, neanche lei bastò a curare la cecità del ragazzo, ma Doko lo incoraggiò dicendogli che, quando il suo cosmo sarebbe diventato adeguatamente potente, l’acqua avrebbe fatto effetto. Decise inoltre di svelargli finalmente la verità, inclusa la propria identità e l’esistenza dei Cavalieri d’Oro. La spiegazione fu interrotta dall’arrivo di un sicario di Arles mandato apposta per ucciderlo: Cancer, Cavaliere d’Oro del Cancro, sostenitore della tesi per cui forza e giustizia sono una cosa sola. Doko, che in oltre due secoli di vita aveva indirettamente assistito a numerosi conflitti su scala mondiale, ne criticò profondamente le idee, accusando lui ed Arles di essere traditori di Atena. Postosi a difesa del maestro, Sirio mostrò che il suo cosmo era molto cresciuto durante la cecità, anche se ancora lontano dal livello necessario per sconfiggere avversari così potenti.

Volendo metterlo ancora una volta alla prova, Doko inizialmente non l’aiutò, allarmandosi però nel vedere Cancer prepararsi a far ricorso al suo colpo più potente, gli Strati di Spirito. In aiuto di Sirio giunse comunque Mur, la cui presenza obbligò Cancer a ritirarsi. Con Atena, Pegasus e gli altri Cavalieri ormai in procinto di partire per il Grande Tempio ed attaccare Arles, Libra permise a Sirio di raggiungerli. Prima di lasciarlo andare però, volle finalmente dirgli quanto fosse orgoglioso di lui, congratulandosi per l’essere riuscito a superare tutte le prove con cui lo aveva testato, e promettendogli che avrebbero affrontato l’oscurità insieme, da amici. Inoltre, gli svelò il segreto dell’armatura della Bilancia, e delle armi di cui era dotata. Non gli rivelò però la reale identità di Arles, preferendo aspettare un momento più propizio.

I giorni che seguirono furono ricchi di eventi. Appena arrivata al Grande Tempio, Atena venne mortalmente ferita dalla freccia di Betelgeuse, che poteva essere estratta solo da Arles e al massimo entro dodici ore. Obbligati a superare le Dodici Case in quel lasso di tempo, Sirio e gli altri iniziarono una corsa disperata, combattendo contro i vari Cavalieri d’Oro per superarne i templi. Grazie al suo cosmo, Doko seguì le battaglie dai Cinque Picchi, preoccupandosi soprattutto di quel che stava succedendo a Dragone. Alla quarta casa, Sirio si imbatté di nuovo in Cancer, affrontandolo in uno scontro nel quale si ritrovò coinvolta anche Fiore di Luna, che il Cavaliere d’Oro cercò di uccidere con la telecinesi. Avvertendo il pericolo, Doko riuscì a salvarla, e poi ad informare l’allievo della cosa. Se non altro, il duello e la successiva vittoria permisero a Sirio di innalzare al massimo il suo cosmo e attivare i poteri dell’acqua della vita, con cui recuperò finalmente la vista, come Libra stesso ebbe modo di spiegargli telepaticamente. Alla settima casa, Doko permise a Sirio di usare le armi della Bilancia per liberare l’amico Cristal, ma, circa tre ore più tardi, gli eventi presero una piega tragica, quando il ragazzo fu costretto a ricorrere alla Pienezza del Dragone, sacrificandosi per sconfiggere Capricorn. Doko ne avvertì la sorte, piangendo lacrime amare per il modo in cui il suo allievo stava dando la vita in nome della giustizia. Fortunatamente, all’ultimo momento Capricorn si pentì e, riconoscendo il valore del suo avversario, gli salvò la vita.

Finalmente, poco prima dello scoccare della dodicesima ora, Pegasus riuscì a salvare Atena, trovandosi però moribondo alla mercé di Arles. Soddisfatto del modo in cui lui e gli altri avevano condotto la battaglia, Doko ritenne che fosse giunto il momento di svelare la verità agli altri Cavalieri d’Oro ancora in vita. Mettendosi telepaticamente in contatto con loro, raccontò del tradimento di Gemini, del sacrificio di Micene e dell’assassinio di Sion, invitandoli a schierarsi dalla parte di Atena. Ormai riuniti, i Cavalieri superstiti giurarono fedeltà ad Isabel, davanti alla quale Gemini stesso si suicidò per espiare le proprie colpe.

La vittoria aveva finalmente rimesso Atena sul trono del Grande Tempio, ma a caro prezzo: tra i Cavalieri d’Oro, solo Mur, Toro, Ioria, Virgo e Scorpio erano ancora in vita. Con l’esercito di Atena così dimezzato e la guerra contro Hades sempre più vicina, Doko prese il comando, diventando di fatto il nuovo Grande Sacerdote, pur senza abbandonare i Cinque Picchi. La sua politica si rivelò votata soprattutto all’evitare ulteriori perdite tra i Cavalieri. Così, quando comparve una nuova minaccia nei panni di Ilda di Polaris, regina di Asgard e celebrante di Odino, Doko non ordinò l’invervento dei custodi dorati, lasciando che fossero ancora una volta Isabel, Sirio e gli altri a occuparsi della faccenda. La situazione era ulteriormente complicata dal fatto che Ilda non stesse agendo volontariamente, essendo stata soggiogata dai poteri oscuri del misterioso Anello del Nibelungo. Doko avvertì Sirio che, per distruggere l’anello, sarebbe stata necessaria la spada Balmung, a sua volta ottenibile solo dopo aver raccolto i sette zaffiri del Nord, incastonati sulle armature dei Cavalieri di Asgard. Per di più, il fatto che Ilda avesse smesso di pregare Odino stava causando il rapido scioglimento dei ghiacci polari, con conseguente rischio di fatali inondazioni.

Con Isabel impegnata sin da subito a ritardare questo fenomeno, toccò a Sirio e gli altri Cavalieri affrontare e sconfiggere i difensori di Asgard. Doko ne seguì anche stavolta le gesta dai Cinque Picchi, comunicando telepaticamente con Dragone nei momenti di bisogno. In particolare, gli spiegò come evitare le Anime della Natura evocate dal nuovo Cavaliere del casato dei Megres, discendente dell’uomo affrontato secoli prima da Libra. Inoltre, ridestò l’allievo quando stava rischiando di morire congelato sotto la neve, e gli offrì preziosi indizi per capire come trovare il punto debole di Orion, il più potente tra i seguaci di Ilda. Alla fine, i Cavalieri trionfarono, ma la gioia fu di breve durata, perché Atena venne rapita da Nettuno, colui che aveva imprigionato Ilda con l’Anello del Nibelungo e tramato nell’ombra fino a quel momento.

Disperatamente alla ricerca di un passaggio per il regno di Nettuno, Sirio tornò in Cina per chiedere consiglio a Doko, che però stavolta non poteva essergli d’aiuto. Anche quando Pegasus e Andromeda trovarono l’ingresso, Libra si limitò a permettere a Sirio di andare, ma non mobilitò i Cavalieri d’Oro. Ciò gli portò le accuse di Fiore di Luna, preoccupata per le continue battaglie di Dragone, ed i dubbi degli stessi Cavalieri d’Oro, in particolare Ioria. Doko però non cambiò idea, consapevole che ormai mancava davvero pochissimo al risveglio di Hades, un nemico a confronto del quale persino Nettuno era poca cosa. Sua unica concessione fu inviare ai ragazzi l’armatura della Bilancia, permettendo loro di usarne le armi per abbattere le colonne degli abissi, la cui distruzione era indispensabile per sconfiggere il Dio e salvare Atena. Alla fine, permise persino a Sirio di indossarla nella battaglia contro Nettuno in persona, contribuendo così alla sconfitta del Dio, ed al nuovo trionfo di Atena.

Subito dopo, Atena dovette affrontare la minaccia di Apollo, il figlio prediletto di Zeus, della cui forza Doko era ben consapevole. Dopo alcune ore di crisi, in cui sembrò che Isabel stessa avesse perso la vita, Sirio e gli altri riuscirono a sconfiggere anche quest’avversario. Come contro Nettuno, Doko aiutò l’allievo permettendogli di indossare l’armatura della Bilancia, seppur solo per pochi minuti.

Dopo questa battaglia, giunse finalmente il momento tanto temuto: il sigillo di Atena che imprigionava gli Spectre si spezzò, segnando l’imminente inizio della nuova guerra sacra contro Hades. Sia Doko che Isabel sapevano che difficilmente qualcuno sarebbe potuto sopravvivere al conflitto, ma desideravano che almeno Pegasus, Sirio e gli altri, che così a lungo avevano lottato e sofferto, potessero finalmente vivere in pace. Li tennero così all’oscuro di tutto, lasciandoli tornare alle rispettive case mentre i Cavalieri si radunavano al Grande Tempio. Doko stesso, prima di abbandonare i Cinque Picchi, chiese a Fiore di Luna di impedire a Sirio di seguirlo, e di vivere per sempre insieme a lui, come desiderava.

Giunto in Grecia, Doko si trovò di fronte una sorpresa inattesa: Hades aveva resuscitato i Cavalieri d’Oro caduti durante la ribellione di Gemini, e insieme a loro vi era persino Sion, il cui corpo aveva riacquistato la giovinezza di un tempo. Amareggiato dal tradimento del suo vecchio amico, Libra ordinò a Mur di inseguire Gemini e gli altri, che nel frattempo avevano iniziato ad attraversare le Dodici Case, dando a intendere che questa nuova vita donata loro da Hades non sarebbe durata che dodici ore. Dal canto suo, rimase al tempio dell’Ariete, per impedire a Sion di ostacolare Mur. Quando i cosmi di Gemini, Capricorn e Acquarius parvero svanire per mano di Virgo, lo scontro tra i due vecchi amici divenne inevitabile. A differenza di Doko però, Sion aveva di nuovo la piena forza dei suoi 18 anni, e così si portò subito in vantaggio, travolgendo più volte il Cavaliere di Libra. In aiuto di quest’ultimo giunse Sirio, venuto in Grecia nonostante la richiesta di restare ai Cinque Picchi.

Inizialmente, Doko si infuriò con lui, accusandolo di aver disobbedito, e di non capire la volontà di Atena o l’amore di Fiore di Luna, che non meritava di piangere la morte della persona che amava. Insistendo per combattere da solo, Doko eseguì per la prima volta in decenni il Colpo dei Cento Draghi, riuscendo a sfondare le difese di Sion, ma non a causargli alcun danno serio. Con il maestro prossimo alla sconfitta, Sirio indossò l’armatura del Dragone, cercando nuovamente di aiutarlo nonostante Sion fosse all’apparenza un nemico troppo superiore. Doko continuò ad insistere per farlo andar via, ma il ragazzo non volle sentire ragioni, dichiarando di preferire morire al suo fianco piuttosto che fuggire. In lacrime, gli ricordò di essere un Cavaliere di Atena, e che era stato proprio lui ad insegnargli di combattere sempre per la giustizia e gli altri. Commosso dalla sua dedizione, Libra accettò finalmente la sua presenza, promettendo di scusarsi per lui con Atena.

Deciso a fare finalmente sul serio con Sion, Doko richiamò a sé l’armatura d’oro della Bilancia, e soprattutto annullò il Misopethamenos, tornando il ragazzo di un tempo di fronte a Sirio ed all’avversario. Dopo aver spiegato il segreto del dono di Atena, ordinò a Dragone di collaborare con Mur e tornò ad indossare l’armatura. Prima di lasciarlo andare però, volle mostrargli la piena forza del Colpo dei Cento Draghi, facendolo scontrare contro la Rivoluzione Stellare di Sion. L’esplosione devastante che seguì non solo spinse via Sirio, ma distrusse completamente la casa dell’Ariete, lasciando al suo posto un immenso cratere.

Approfittando di questo diversivo, Sion poté allora svelare al vecchio amico la verità: lui, Gemini e gli altri avevano solo finto di giurare fedeltà ad Hades, ma in realtà il loro piano era raggiungere Atena e risvegliare la sua armatura leggendaria, la cui esistenza è nota solo ai Grandi Sacerdoti. Per questo motivo, avevano rinunciato a tutto, ricevendo l’accusa di infami traditori dai compagni di un tempo. Percependo il suo dolore, Doko comprese che stava dicendo la verità e decise di aiutarlo, accompagnandolo personalmente al tempio di Atena quando sembrò che i Cavalieri d’Oro ed i presunti rinnegati si fossero sterminati a vicenda. Prima che potessero arrivare però, con una decisione incredibile Isabel si suicidò, per poter risvegliare l’ottavo senso e proseguire la guerra nell’aldilà. Mentre Sion spiegava la situazione a Pegasus, Sirio, Andromeda e Cristal, affidando loro l’armatura di Atena e incaricandoli di portarla da Isabel, Doko rimase in disparte. Le dodici ore di nuova vita del suo amico erano ormai agli sgoccioli, e per loro era il tempo dei saluti. In lacrime per non essere riuscito a trascorrere più tempo insieme a lui, il Cavaliere gli promise soltanto che si sarebbero rivisti presto, nell’aldilà, dandogli le spalle mentre il suo corpo svaniva. Insieme a Kanon, fratello di Gemini e suo successore come Cavaliere dei Gemelli, Doko si recò allora al castello di Hades, in Germania, dove si trovava il passaggio per gli inferi.

Raggiuntolo subito dopo una battaglia tra Sirio, Pegasus, Cristal, Andromeda e Radamante, uno dei nuovi Comandanti di Ade, Libra spiegò ai ragazzi che, per raggiungere gli inferi senza perdere la vita, era necessario risvegliare l’ottavo senso, o Arayashiki, proprio come fatto in precedenza da Isabel e Virgo. Solo così avrebbero potuto raggiungerli e dare alla Dea la sua armatura. Con il castello ormai in rovina, Doko bruciò al massimo il proprio cosmo e attivò l’ottavo senso, riuscendo ad arrivare negli inferi sano e salvo. Separato da Sirio e gli altri, doveva adesso raggiungere la Giudecca, ovvero il tempio di Hades nell’aldilà, superando le numerose prigioni infernali ed i vari Spectre che le custodivano.

In qualche modo (vedi Note), Doko riuscì a raggiungere la Giudecca senza grossi problemi. Purtroppo però, la situazione nel frattempo si era complicata: Hades aveva infatti rapito Atena, trascinandola oltre il Muro del Pianto, un’impenetrabile barriera in grado di resistere persino alla forza di Virgo, e vulnerabile soltanto alla luce solare. Arrivato appena in tempo per impedire a Virgo di sacrificarsi inutilmente, Doko impugnò le armi della Bilancia insieme a Mur, Ioria, Scorpio e Virgo stesso, nella speranza che il loro potere congiunto potesse riprodurre la luce del sole. Il Cavaliere aveva infatti ricordato che le costellazioni zodiacali, poste sull’Eclittica, avevano immagazzinato per millenni la luce solare, e che quindi i loro cosmi avevano una piccola speranza di riuscire a riprodurla.

Purtroppo però, cinque Cavalieri d’Oro da soli non bastavano, e persino le armi della Bilancia tornarono indietro senza aprire neppure una crepa. In aiuto di Doko in quel momento disperato, giunsero gli spiriti degli altri sette custodi dorati defunti, pronti ad indossare un’ultima volta le loro armature pur di essere d’aiuto alla causa della giustizia. Riunendo i loro cosmi nella freccia di Sagitter, i dodici Cavalieri d’Oro sarebbero sicuramente riusciti a riprodurre la luce solare e distruggere il Muro del Pianto. Il prezzo da pagare però, sarebbero state le loro vite. Pronto al sommo sacrificio, Doko raccomandò a Sirio, Pegasus, Andromeda e Cristal di proseguire la battaglia al posto loro, trovando e distruggendo il corpo mitologico di Hades in modo da porre fine per sempre alla sua minaccia. Inoltre, si salutò dall’amato allievo, affidandogli simbolicamente l’armatura della Bilancia, e chiedendogli di far ritorno ai Cinque Picchi dopo la vittoria, per trascorrere il resto dei suoi giorni insieme a Fiore di Luna. Dopo aver rivolto loro un ultimo sorriso, Doko bruciò al massimo il proprio cosmo, congiungendolo a quello dei compagni ed infondendolo nella freccia d’oro. L’esplosione devastante che seguì polverizzò completamente il suo corpo, ma il sacrificio non fu vano, ed una breccia venne finalmente aperta nel Muro del Pianto.

Verosimilmente, l’anima di Doko finì nel Cocito, l’Inferno di ghiaccio, ma la sua permanenza lì fu breve. Qualche ora più tardi infatti, con la sconfitta di Hades ad opera di Atena e dei cavalieri di bronzo, anche l'Inferno scomparve e tutte le anime che vi erano imprigionate trovarono la pace. Zeus però non potè perdonare i Cavalieri d'Oro, che non le loro azioni avevano offeso gli Dei, e convocò le loro anime nel Limbo. Doko e Sion furono gli unici a cui fu concesso di parlare in difesa propria e dei compagni, ma le loro parole non servirono a nulla. Per punizione, Libra e gli altri vennero intrappolate in una specie di scogliera d'ambra sulla Terra in stato di totale incoscienza.

NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dagli episodi 4-5, 10, 21-22, 33-34, 39, 46, 49-50, 66, 73, 77, 89-90, 96, 101, 103, 114-117, 119-120, 125, 127-128, 136-139, dal terzo e dal quinto OAV dell'anime, dagli episodi 39 e 61-62 di Saint Seiya Omega dai numeri 2-3, 8-9, 11, 14, 19-20, 22, 26 del manga (edizione StarComics), dai numeri 1-2, 7, 11 di Episode G (numerazione Giapponese, corrispondenti ai numeri 2-3, 14, 22 italiani, edizione Manga Planet, Episode G è al momento ancora in corso) e dai numeri 1 e 2 di Next Dimension (edizione JPop, attualmente in corso). Doko, il cui nome è stato pubblicato anche come Dhoko, Dohko e Dauko a seconda delle edizioni, è uno dei pochi personaggi a comparire in tutte le saghe del franchising. Una sua versione alternativa è tra i protagonisti del prequel Lost Canvas. Il suo secondo nome, Roshi, significa letteralmente "anziano maestro".

Anche se, tradizionalmente, si associa a Doko soltanto il Colpo dei Cento Draghi, nel corso delle varie serie il Cavaliere mostra una delle più grandi damme di poteri mai viste. In particolare, fa sfoggio di levitazione e capacità psichiche che rivaleggiano con quelle di Gemini o Mur, inclusa l’abilità di proiettare un’illusione di sé, manovrarla e farla combattere a distanza. In una scena, calma un pesce che si sta agitando, ma non è chiaro se ne lenisca il dolore o lo uccida. Nell’enciclopedia Taizen, il suo grafico è il più completo in assoluto dopo quello di Sion, anche se la loro forza viene più volte indicata come perfettamente uguale. Ciononostante, in Next Dimension viene presentato come Cavaliere giovane e abbastanza inesperto, decisamente più debole rispetto alla maggior parte dei parigrado, seppur dotato di abbastanza potenziale da essere promosso da Cavaliere di Bronzo a Cavaliere d’Oro. Si tratta, tra l’altro, del primo caso di promozione mai visto nella serie, e fino a quel punto si supponeva che i Cavalieri venissero sempre nominati direttamente nel loro rango definitivo. Non viene indicato a quale costellazione appartenesse prima, ma è molto probabile che fosse quella del Dragone, visti i colpi segreti. Va però detto che, nell’incontrare Sirio nel 1743, non ne riconosce l’armatura: potrebbe essere perché è la versione evoluta in V3, o perché Doko non l’aveva mai indossata prima della promozione, ma è anche possibile che la sua costellazione fosse un’altra. A tal proposito, Doko non usa mai la Pienezza del Dragone, ma d’altra parte non se ne presenta mai l’occasione. Considerando quel che dice a Sirio, è abbastanza certo che possieda il potenziale di utilizzarla, come visto nel prequel alternativo Lost Canvas. Di contro, non può usare le armi della Bilancia in un normale combattimento uno contro uno, visto il divieto di Atena. L’unica eccezione è lo scudo, e solo con uso difensivo.

Nella serie classica, l’origine del tatuaggio sulla schiena di Doko non è nota, se non per il valore simbolico visto che la tigre, nel folklore orientale, è l’avversario prediletto del drago. Nell’anime, viene mostrato che non è sempre presente, ma che compare solo in un secondo momento, indicando proprietà simili al tatuaggio del dragone. Alla fin fine sembra non avere alcun vero scopo, visto che nessuno dei colpi di Doko è basato sulla tigre. Ironicamente però, proprio la tigre è il simbolo di Demetrios, quindi si può dire che lui e Sirio incarnino un po’ due metà della natura del maestro. Next Dimension torna sulla questione, dicendo che quel tipo di tatuaggi è molto raro, ed è solitamente associato ai Cavalieri destinati all’armatura della Bilancia, nonché ai suoi particolari doveri. È però una spiegazione lacunosa, specie considerando che Doko si addestra per diventare Cavaliere di Bronzo, e sembra sorpreso di ricevere l’armatura d’oro.

Il bizzarro aspetto di Doko da anziano ha la sua origine nell’anime, e sembra basato su Yoda, il maestro Jedi di Guerre Stellari. Inizialmente, nel manga Doko è un normale vecchietto, con orecchie grandi ma non a punta, e la comune carnagione umana. In seguito, la versione anime ha preso piede al punto che anche nel manga, nella saga di Hades, le orecchie di Doko sono a punta. Next Dimension ha inoltre confermato il colorito violaceo. Non viene mai esplicitamente chiarito come mai il suo corpo si sia ridotto in questo stato, ma sembra un effetto collaterale del Misopethamenos, visto che la pelle viola cade come una corteccia quando Doko torna all’aspetto originario. Ciò fa anche supporre che l’incontro con l’antenato di Megres sia avvenuto non troppo dopo la fine della guerra del 1700. In originale, quell’uomo si chiama infatti Megres XIII, e non è il padre diretto dell’omonimo Cavaliere attuale.

La conclusione della guerra sacra del 1700 viene mostrata in maniera diversa sia in Episode G che nella serie classica, ma tutte le opere concordano che Doko e Sion furono gli unici sopravvissuti. È invece un mistero come Libra abbia trascorso la maggior parte dei 230 anni successivi, l’unico accenno proviene da un’intervista in cui Kurumada, parlando nei panni di Sion, diceva di esserlo andato a trovare spesso con il teletrasporto o la velocità della luce. Anche in Episode G, il personaggio ha un ruolo estremamente marginale, limitato ad una comparsata veloce ed un paio di camei. Nel corso della prima parte della serie classica, Doko è caratterizzato come una costante fonte di informazioni, spesso al limite del deus ex machina per risolvere un problema. Ha però la marcata tendenza a tenere segrete determinate informazioni fino all’ultimo momento, anche a costo di mentire apertamente a Sirio. Come maestro, sembra più affettuoso e meno duro di Castalia o Guilty, ed anche gli esercizi cui sottopone Sirio sono, mediamente, meno estenuanti di quelli degli altri protagonisti.

In diverse occasioni, Doko mostra di tenere più al disegno finale che alla situazione attuale. Pur amando Sirio come un figlio, lo manda sostanzialmente a rischiare la vita contro i Cavalieri d’Oro, di Asgard ed i Generali, tutti nemici sopra la sua portata. Inoltre, non esita a lasciare in pericolo la vita di Atena, tenendo segrete le informazioni su Gemini e poi vietando ai Cavalieri d’Oro di intervenire nella guerra contro Nettuno. La cosa viene successivamente spiegata con la necessità di preservare i Cavalieri d’Oro il più possibile per la guerra contro Hades, oltre che con il volersi accertare delle capacità di Isabel come Atena, ma rimane comunque spesso fonte di dibattito tra i fan, ed anche tra i personaggi. Fiore di Luna, Pegasus e Ioria ne criticano apertamente le azioni, ed anche Scorpio e Toro si mostrano esitanti. Ironicamente, la maggior parte di queste precauzioni si rivela inutile, visto che quasi tutti i Cavalieri d’Oro muoiono o vengono sconfitti nelle fasi iniziali della nuova guerra contro Hades, e che tutti loro poi fanno ritorno come spiriti per dare una mano l’ultima volta.

Nonostante gli anni passati in un eremo in Cina, Doko conosce informazioni e leggende provenienti da varie parti del mondo. È indicato essere uno dei pochissimi uomini a conoscere il segreto dello scudo di Medusa, verosimilmente appreso in gioventù dal Perseo precedente; tra le altre cose, sa dell’Anello del Nibelungo, dei sette zaffiri e di Balmung; del corpo originale di Hades, dell’ottavo senso, dell’Elisio e della luce solare necessaria ad abbattere il Muro del Pianto; del Jamir, del cimitero dei Cavalieri e del sottile ponte di pietra da attraversare per raggiungere la torre di Mur. Sembra inoltre al corrente dei progressi dell’umanità in quei 240 anni, probabilmente grazie ai contatti mantenuti con i villaggi vicini.

Nella serie di Hades, Doko arriva alla Giudecca senza che ne venga mostrato il viaggio. In particolare, non sappiamo come o quando abbia attraversato l’Acheronte e la Palude Nera, né se abbia dovuto affrontare qualche Spectre. Non mostra comunque alcuna traccia di ferita o combattimento, ed è possibile che abbia usato i suoi poteri mentali per celarsi ai nemici, o che li abbia massacrati prima che potessero reagire.

Il terzo OAV, "La leggenda dei guerrieri scarlatti" è fuori continuity, ed è stato inserito solo per ragioni di completezza. Il quinto, Overture al Tenkai, ha il finale tronco ed è stato disconosciuto da Kurumada, ma rappresenta comunque l’ultima apparizione conosciuta di Doko.

Saint Seiya Omega è una serie animata del 2012, con nuovi protagonisti ed ambientata circa 13 anni nel futuro. A detta della Toei, è in continuity con l’anime, Hades incluso, ma non con il manga o Next Dimension, anche se, per ora, le due serie non si escludono a vicenda. Nella serie Omega, fà la sua comparsa Gembu, che in seguito si scopre essere "l’ultimo" allievo di Doko, nonché il nuovo Cavaliere della Bilancia. Non viene mai chiarito quando esattamente Doko avrebbe addestrato Gembu, ma vista l’assenza di riferimenti a Demetrios, è plausibile che sia accaduto in un qualche momento tra la fuga di quest’ultimo e la serie classica, se non addirittura in parallelo con gli eventi di Dodici Case, Asgard e Nettuno. A differenza di Sirio e Demetrios, Gembu sembra sapere l’identità di Cavaliere d’Oro di Doko, ed è addirittura destinato all’armatura di Libra, seppur a causa delle ferite sostenute da Sirio contro Mars. Sempre in Omega viene introdotto il concetto omonimo, che si dice riferito ad un livello del cosmo superiore al settimo stesso, ma nel contempo diverso dall’ottavo. Pur conoscendone l’esistenza, Doko non l’ha mai personalmente raggiunto.

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