Ricomparso al Grande Tempio, Andromeda si accorse che, grazie alla sconfitta di Hades, l'Eterna Eclisse era stata sventata, segno che grazie al sacrificio di Pegasus l'umanità era finalmente salva. Quasi contemporaneamente, la sua armatura divina, oramai non più necessaria, regredì e tornò ad essere una normale armatura di bronzo, proprio come quelle di Sirio e gli altri (vedi Note). Le sorprese però non erano finite, Isabel infatti si accorse che, forse proprio grazie alla protezione dell'armatura, il cuore di Pegasus batteva ancora, anche se in maniera impercettibile. Il cavaliere era dunque vivo, ma privo sia del cosmo che dei cinque sensi e quindi ridotto allo stato di un vegetale. Tale scoperta amareggiò Andromeda, ma al tempo stesso riaccese in lui la speranza che l'amico potesse un giorno risvegliarsi.

Alla sconfitta di Hades seguì un periodo di quiete, durante il quale Andromeda tornò nella sua casa a Nuova Luxor per riprendere le forze ed essere vicino a Pegasus, che era ospite di Isabel nella baita di montagna della fanciulla. Per settimane non accadde nulla, ed il ragazzo potè recuperare dalle ferite subite, poi un giorno percepì un cosmo molto potente scendere sulla Terra e raggiungere Atena. Grazie all'esperienza di tante battaglie, Andromeda riconobbe quel cosmo come appartenente ad una Divinità, ed osservando una breve ma misteriosa eclisse solare si rese conto che doveva appartenere ad Artemide, Dea della caccia e della luna. Quando, poco dopo, Andromeda avvertì il cosmo di Artemide dirigersi al Grande Tempio e quello di Isabel diminuire di intensità, comprese che una nuova battaglia era iniziata e si precipitò ad Atene.

Comprendendo che il potere di Artemide ora dominava sul Grande Tempio, Andromeda cercò di entrare di nascosto, ma venne scoperto ed attaccato da Teseo, uno dei tre angeli al servizio della Dea. Mostrando una forza ed una velocità incredibili, Teseo lo attaccò, mettendolo subito in difficoltà. L'angelo di Artemide si fermò solo un attimo, per spiegare al nemico come quella fosse la vendetta degli Dei, offesi per le continue ribellioni di Atena e per gli atti commessi dai suoi cavalieri, poi, dopo aver annunciato che Isabel si sarebbe sacrificata per salvarli, lo attaccò di nuovo, lanciandolo contro delle rocce. Osservandole, Andromeda scoprì con orrore che quelle rocce altro non erano che i corpi dei dodici cavalieri d'oro, puniti dagli Dei per l'aver abbattuto il Muro del Pianto. Oramai quasi rassegnato, il ragazzo non provò neppure a sollevare la catena di difesa quando Teseo si preparò ad attaccarlo per il colpo di grazia, ma improvvisamente in suo soccorso comparve ancora una volta Phoenix, il cui cosmo fiammeggiante deviò l'attacco del nemico.

Phoenix ricordò al fratello che era loro dovere combattere da cavalieri d'Atena, in nome di Isabel e di tutti i cavalieri scomparsi nelle battaglie passate, poi si lanciò contro Teseo. Pur venendo rapidamente sconfitto, il cavaliere della Fenice riuscì a risvegliare lo spirito combattivo di Andromeda, che corse a difenderlo e dichiarò di volersi mostrare degno di essere cavaliere e combattere. Orgoglioso del fratello, Phoenix chiese di poter combattere al suo fianco, come cavaliere di Atena. Fiero di queste parole, prova inequivocabile di quanto Phoenix lo stimasse, Andromeda accettò con gioia ed insieme i fratelli attaccarono Teseo. L'angelo però era ancora superiore ed i due vennero nuovamente atterrati, proprio sotto la roccia in cui erano stati trasformati i cavalieri d'oro.

Allo stremo delle forze, Andromeda potè sentire nell'aria e nell'acqua la presenza dell'amore di Atena e del cosmo dei cavalieri d'oro, che li stavano osservando e sostenendo anche intrappolati in quella prigione di pietra. Questa consapevolezza diede sia a lui che a Phoenix la forza di rialzarsi ed attaccare Teseo per un ultima volta. Andromeda lanciò prima la catena, poi la Nebulosa, in modo da distrarre l'angelo, che si ritrovò così indifeso di fronte alle Ali della Fenice di Phoenix e venne sconfitto. Esausti ma vittoriosi, i fratelli si accasciarono nell'acqua, fieri di essersi mostrati degni successori dei cavalieri d'oro, e non presero parte nelle battaglie successive, neanche quando il cosmo di un'altra divinità, Apollo, comparve sul campo di battaglia. Fiducioso in Pegasus, ripresosi dallo stato vegetativo in cui era caduto e tornato a combattere come cavaliere, Andromeda gli affidò la battaglia decisiva per le sorti dell'umanità.

In qualche modo (vedi Note) la battaglia cancellò gli eventi degli ultimi giorni e riportò le cose allo stato precedente, con Pegasus ancora una volta in coma ed affidato alle cure di Lady Isabel. Andromeda tornò da loro al Grande Tempio, solo per scoprire che all’amico restavano appena tre giorni di vita visto che l’invisibile spada di Hades stava lentamente trapassandogli il torace fino al cuore. Per salvarlo, Isabel decise di agire di propria iniziativa ed indossò la sua armatura divina. Andromeda l’accompagnò ed insieme andarono prima sull’Altura delle Stelle e poi da lì sull’Olimpo, nella zona del regno di Artemide. Andromeda indossò l’armatura, scoprendo che la corazza divina era regredita tornando ad essere l’armatura precedente, per di più piena di crepe e danni. La cosa in un certo senso però lo sollevò, visto che era stato con quell’armatura che aveva compiuto molte delle sue imprese più importanti.

Ben presto, Isabel e Andromeda si persero e, giunte ad un crocevia, incontrarono Ecate, la fattucchiera della luna, che si offrì di mostrare loro la strada in cambio di una ciocca dei capelli di Isabel, con cui avrebbe potuto creare un decotto che le avrebbe dato l’eterna giovinezza. Andromeda era contrario, consapevole dell’importanza dei capelli per una donna, ma Isabel accettò ed Ecate, rispettando la sua parte del patto, indicò loro la via per il palazzo di Artemide. Raggiuntolo, i due furono attaccati dalle Satelliti, soldatesse della Dea, ma Andromeda fermò facilmente le loro frecce. Sopraggiunse la loro comandante Callisto, la quale avvertì Isabel che gli Dei erano infuriati con lei per le umiliazioni inferte a Nettuno ed Hades per proteggere gli esseri umani. Nondimeno, insistendo Atena ottenne di vedere Artemide, cui chiese di far tornare indietro il tempo e salvare Pegasus. Al rifiuto della Dea della Luna seguì un duello, in cui Isabel fu ben presto sul punto di essere sconfitto. Bloccato da Callisto ed impossibilitato ad agire, Andromeda vide Atena esprimere ancora una volta la propria fiducia negli esseri umani e nell’amore. Le sue parole fecero breccia nel cuore di Artemide, che in fondo era pur sempre sua sorella, e la Dea le disse di non poter modificare il tempo, ma che il sommo Cronos aveva questo potere. Andromeda ed Isabel poi furono teletrasportati di nuovo al crocevia, consapevoli di dover trovare il tempio di Cronos.

A guidarli fu ancora una volta Ecate, tornata bambina grazie ai capelli di Isabel. Lungo la strada, Andromeda si rese conto che qualcuno li stava inseguendo e rimase indietro per permettere alle due donne di proseguire. Callisto aveva infatti segretamente inviato l’assassina La Scoumune ed un gruppo di soldatesse scelte, preoccupata per l’influenza di Atena su Artemide. Andromeda sconfisse facilmente le soldatesse, ma esitò contro La Scoumune e venne ferito dalla sua freccia, perdendo i sensi. Al risveglio, trovò vicino a sé una piuma di Fenice, ad indicargli che suo fratello Phoenix era intervenuto ancora una volta a salvarlo prima di svanire di nuovo. Sollevato, Andromeda corse da Lady Isabel, arrivando giusto in tempo per salvarla dai poteri di Cronos, seccato per essere stato destato. Alla fine il Dio però acconsentì a mandare entrambi indietro nel tempo, all’epoca della Guerra Sacra del 1743, in modo che avessero una speranza per distruggere la spada di Hades e salvare Pegasus. Uniti i polsi con un braccialetto di fiori, Andromeda ed Isabel saltarono in una nebulosa spaziotemporale e scomparvero.

Purtroppo per loro però il braccialetto si spezzò, separandoli. Andromeda cadde nell’Arena dei Tornei del Grande Tempio del 1743, dove venne subito sorpreso da un gruppo di soldati, poco propensi a credere alla sua spiegazione di essere un viaggiatore del tempo. Obbligato a sconfiggerli, senza ucciderli, Andromeda rimase sbalordito nell’incontrare Tenma, Cavaliere di Pegaso dell’epoca e del tutto identico a Pegasus. Tenma, che aveva da poco perso il suo migliore amico Alone, incarnazione di Hades, all’inizio lo affrontò, ma poi, scorgendo la purezza nel suo sguardo, accettò di credere alla sua versione dei fatti. Tenma gli disse che Atena era appena comparsa ai piedi della sua statua in cima alle Dodici Case, ed insieme i due corsero verso il tempio dell’Ariete, difeso da Sion. All’inizio egli si rifiutò di farli passare, e Andromeda venne persino travolto dal Crystal Wall, la straordinaria tecnica difensiva dell’Ariete, ma poi Shijima di Virgo mandò un messaggio telepatico al compagno, spiegandogli la situazione: Atena era sì ricomparsa, ma con l’aspetto di una neonata indifesa, e per di più il Grande Sacerdote e Cardinale dei Pesci avevano tradito e cercato di ucciderla. Shijima l’aveva salvata ed era in fuga, ma gravemente ferito dalla rosa di Cardinale.

Esterrefatto, Andromeda disse di dover correre da Isabel, e Sion stavolta lasciò passare lui e Tenma, anche perché nel frattempo gli Spectre di Hades erano arrivati al Santuario. Il problema era che gli altri Cavalieri d’Oro non sapevano del tradimento, come i due scoprirono appena giunti al tempio del Toro, difeso dal gigantesco Ox. All’inizio l’uomo non gli credette e li travolse, ma poi l’arrivo di alcuni Spectre, che erano riusciti a superare la casa dell’Ariete, lo convinse a lasciar proseguire Tenma e Andromeda. Di corsa verso la casa dei Gemelli, il ragazzo sentì Ox impegnato in battaglia, e soprattutto avvertì il cosmo di Phoenix, a conferma che anche lui aveva viaggiato nel tempo ed era giunto nel passato. Non c’era però il tempo per aspettarlo e così Tenma e Andromeda entrarono nella terza casa.

Per due volte qualsiasi tentativo di attraversarla li ricondusse all’ingresso, e ben presto Andromeda riconobbe il Labirinto dei Gemelli, che aveva già sperimentato tempo prima. Quando la terza casa si sdoppiò in due, il ragazzo avvertì Tenma di non farsi ingannare dalle illusioni e di non attaccare a caso, poi i due si separarono, ripromettendosi di incontrarsi alla casa del Cancro. Stavolta all’interno del tempio Andromeda incontrò il fantasma dei Gemelli, al quale si avvicinò senza provare a combattere, e così facendo riuscì a passare e ad uscire. Sulla via per il Cancro però, il Cavaliere fu colto dai dubbi su Tenma, impulsivo come Pegasus e quindi propenso a cacciarsi nei guai. Nonostante il pericolo corso da Isabel, alla fine decise di tornare indietro ad aiutare l’amico, arrivando appena in tempo per salvarlo dalla Dimensione Oscura. Stavolta infatti Gemini non era un’illusione, e soprattutto era loro nemico. Impegnato a proteggere Tenma, Andromeda non riuscì a contrattaccare con efficacia e rischiò di essere precipitato a sua volta nella Dimensione Oscura. A salvare lui e Tenma fu l’arrivo di Suikyo, ex Cavaliere della Coppa e maestro del ragazzo, ma ora, a sorpresa, anche Spectre di Garuda. Tenma sarebbe voluto restare a parlargli, ma Andromeda, vedendo che l’uomo stava per affrontare Gemini, ricordò all’amico il rischio corso da Atena e lo condusse fuori dalla casa.

Continuando di buona lena, Andromeda e Tenma arrivarono alla casa del Cancro, con il ragazzo memore della crudeltà di Cancer vista nella sua epoca. Il custode di questo periodo non era da meno, anche stavolta infatti il tempio era tappezzato di orribili teste umane. Ben presto, i due amici ne raggiunsero il custode, Deathtoll del Cancro, chiamato il fabbricante di bare visto il suo ruolo di scultore di sarcofaghi di vario tipo. Andromeda cercò di spiegargli come stessero le cose, ma Deathtoll sapeva già del tradimento del Sacerdote, e semplicemente non gli interessava. Deciso a fermarli alla quarta casa, precipità entrambi in Ade con il suo colpo segreto. L’eroe così si ritrovò nella Valle della Morte, popolata dalle anime dannate dirette verso la Bocca di Ade. Guardandosi attorno alla ricerca di Tenma, rimase allibito nel vedere Pegasus insieme alle altre anime che avanzavano tristemente verso il luogo del non ritorno. In ansia per l’amico, fu sul punto di inseguirlo, quando la voce di Isabel lo fermò, esortandolo a tornare nel mondo dei vivi prima che il passaggio si richiudesse del tutto. Obbedendo, Andromeda fece ritorno alla quarta casa appena in tempo per salvare Tenma da Deathtoll. La sua permanenza però fu di breve durata: Cancer ricorse ad una bara speciale tramandatagli dai tempi del mito, Omertà, e precipitò di nuovo entrambi in Ade.

Per uno strano scherzo del destino, Deathtoll stesso fu ben presto obbligato a raggiungerli in Ade per sfuggire a Suikyo, entrato nella quarta casa sotto il controllo dell’Illusione dell’Oscurità di Abele di Gemini. Trovandosi davanti all’ex Cavaliere della Coppa, Andromeda ne riconobbe subito lo sguardo assatanato, e cercò di proteggere se stesso e Tenma dai suoi pugni. In particolare, l’uomo sembrava deciso ad accanirsi sull’allievo di un tempo, che invano provava a ricordargli il passato. La prima volta il ragazzo riuscì a bloccarne la mano, ma, al secondo affondo, Suikyo colpì Tenma al cuore, e sembrò ucciderlo. Per fortuna, il dolore di Andromeda fu di breve durata, perché, appena pochi secondi dopo, Suikyo stesso riattivò il cuore di Tenma, spiegando di non essere mai stato totalmente succube di Gemini. Questa piega fece infuriare Deathtoll, che fu sul punto di sconfiggere tutti e per poco non buttò i due amici nella Bocca di Ade, ma, alla fine, Tenma riuscì ad ingannarlo e imprigionarlo in Omertà. Lui e Andromeda poterono così tornare alla casa di Cancer e riprendere la corsa verso quella del Leone.

Lungo il cammino, Tenma, ancora malconcio per le ferite, si sentì male e crollò, chiedendo ad Andromeda di proseguire da solo. Prima di lasciarlo andare però gli chiese una domanda precisa: dopo tanti secoli di lotta da parte di generazioni di Cavalieri, il futuro era un mondo migliore? Amareggiato, il Cavaliere non poté negargli che, purtroppo, guerre e malvagità non erano ancora state estirpate. Mostrando una nuova maturità però, riuscì anche a rincuorare l’amico dicendosi convinto che un domani arriverà il giorno in cui tutti gli esseri umani vivranno in pace sul mondo donato loro dagli Dei, e di essere deciso a combattere per quel sogno. Le sue parole convinsero Tenma, e Andromeda tornò a dirigersi verso la casa di Leo. Non fu una corsa priva di preoccupazioni, visto che, ad un tratto, avvertì un’esplosione violentissima scuotere la casa di Gemini, seguita, poco dopo, dalla scomparsa del cosmo di Phoenix. Il timore per la sorte del fratello fu messo da parte alla comparsa di Goldie, il gigantesco leone compagno di Kaiser, Cavaliere di Leo. Riconosciutolo come un guerriero di bronzo, Kaiser gli permise di spiegargli la situazione, e gli credette abbastanza da decidere di andare a verificare di persona. Ordinò però ad Andromeda di andarsene e, quando il ragazzo rifiutò, disse a Goldie di divorarlo. La purezza del cuore dell’eroe tuttavia non era passata inosservata e, incredibilmente, la fiera si lasciò ammansire, accucciolandosi ai piedi del giovane e lasciandosi accarezzare.

Sorpreso, Kaiser gli mostrò il corpo esanime di Suikyo, sconfitto dopo aver provato a passare, e gli ordinò di nuovo di andar via. Andromeda rifiutò, preparandosi alla lotta, ma sembrò incapace di vedere i colpi alla velocità della luce del nemico, o di scalfirlo in alcun modo persino con le Onde del Tuono. Protetto da Goldie, il ragazzo vide il nemico esitare, e comprese che il suo cuore non era malvagio, ma sinceramente legato all’animale. Neppure questo però bastò a cambiare le sorti dello scontro, interrotto solo dall’arrivo di Tenma. Alla lunga, le azioni dei due ragazzi, e la presa di posizione di Goldie, convinsero Kaiser a fidarsi del loro buon cuore e persino a curarli, quando entrambi avevano perso i sensi.

Al risveglio, Andromeda e Tenma seppero che Suikyo si era ripreso prima di loro ed aveva proseguito. Kaiser, che nel frattempo aveva sconfitto alcuni Spectre invasori accompagnati dal redivivo ed ambiguo Deathtoll, ordinò loro di proseguire verso la sesta casa. Lungo la corsa, i due videro cadere altre due meteore, i cui cosmi Andromeda riconobbe come quelli di Sirio e Cristal, giunti finalmente anche loro nel passato.

Continuando la corsa, Andromeda e Tenma raggiunsero la casa della Vergine, dove trovarono ad accoglierli una trappola lasciata da Shijima, che li fece cadere in uno spazio privo di suoni. Sul punto di impazzire, vennero inaspettatamente soccorsi dalla comparsa di Virgo, il Cavaliere d’Oro del XX secolo sacrificatosi al Muro del Pianto. La sua però era solo un’emanazione proveniente dall’armatura di Andromeda, che il Cavaliere aveva tempo prima contribuito a riparare (vedi Note), e grazie alla quale ora era potuto venire in loro soccorso dall’altra dimensione in cui il suo spirito si trovava. Dopo averli salvati da una seconda trappola di Shijima, il Cavaliere scontrò il proprio Sacro Virgo con quello del suo predecessore, arrivando a una situazione di sostanziale parità. Andromeda vide Shijima ricorrere all’Ungyo, il suono che simboleggia la fine dell'universo, e Virgo rispondere con la luce dell’Agyo, simbolo della nascita dell'universo. Lo scontro tra Ungyo e Agyo rappresenta l'eterno ciclo della reincarnazione, rischiando di andare persino oltre la guerra dei mille giorni e risultare in un ciclo di reincarnazioni infinite. Era una lotta eterna tra Yin e Yang, i due opposti in perfetto equilibrio, ma così entrambi i Cavalieri di Virgo rischiavano di essere fuori gioco per la guerra contro Hades, così Andromeda si gettò in mezzo a loro per interromperli, invano trattenuto da Tenma. Il suo coraggio spinse Shijima e Virgo a fermarsi, con il secondo che, prima di svanire, disse al predecessore che un giorno Andromeda stesso avrebbe ereditato l’armatura della Vergine, in quanto equilibrio tra i loro estremi.

Al risveglio, Andromeda e Tenma si trovarono nel giardino degli alberi gemelli. Gravemente ferito per l’essersi intromesso nello scontro tra i Virgo, Andromeda crollò, ma Tenma riuscì a curarlo usando i poteri speciali dell’armatura della Coppa, finita misteriosamente in quel luogo per aiutare Suikyo in precedenza. In cambio, la corazza emise un suono lamentoso, chiedendo simbolicamente loro di portarla con sé. Ripresa la corsa, i due raggiunsero la casa della Bilancia dove trovarono Suikyo ormai morto tra le braccia di un piangente Doko.

In lacrime per la sua sorte, Andromeda e Tenma lo rivestirono con l’armatura della Coppa, ma rimasero sorpresi quando Doko, toltosi le vesti della Bilancia, dichiarò di voler tradire il Grande Tempio e uccidere Atena. Andromeda provò a convincerlo a non farlo, venendo anche a sapere che poco prima Doko aveva incontrato Sirio, effettivamente venuto dal futuro, e che quindi era al corrente della reale situazione, ma le sue parole non sortirono effetti e il ragazzo venne messo fuori combattimento.

Dopo altre avventure, alla fine (vedi Note) Andromeda riuscì a salvare Isabel e Pegasus, ed a tornare nel presente. Fece seguito un breve periodo di pace, durante il quale Sirio e Fiore di Luna ebbero un figlio, il piccolo Ryuho, e Pegasus venne promosso a Cavaliere d’Oro di Sagitter. Come sempre, la pace fu di breve durata, stavolta a causa dell’attacco di Mars, dio del pianeta Marte, e del suo esercito guidato dai quattro Re Celesti Bacchus, Diana, Vulcanus e Romulus. Insieme ai compagni, Andromeda corse ad affrontarlo, battendosi prima con Vulcanus insieme a Phoenix, e poi con Diana. Seppur inizialmente in difficoltà, i Cavalieri riuscirono a vincere quando Atena, scesa in campo con la sua armatura, sigillò i Re Celesti, lasciando il solo Mars. Prima che la violenta battaglia potesse concludersi però, le macchinazioni della subdula Medea, sposa di Mars, attirarono sulla Terra un meteorite dai misteriosi poteri che, esplodendo, si fuse con il cosmo di Atena e impregnò tutte le armature esistenti, cambiandone l’aspetto e trasformandole, quando non indossate, in cristalli chiamati Cloth Stone. La caduta del meteorite interruppe per un po’ la guerra, anche perché un suo secondo effetto era stato modificare il cosmo, permettendo ora ai Cavalieri di dominare uno tra sette elementi: luce, tenebre, vento, acqua, fuoco, terra e fulmine. Il risvolto della medaglia era che tutto ciò richiedeva tempo, e così sia Andromeda che i compagni dovettero fare un po’ pratica con questi nuovi poteri. In quel periodo, Pegasus e Isabel si presero cura di un neonato di nome Koga, rimasto orfano a causa del conflitto, e impregnato sia dal cosmo di tenebra del meteorite che da quello di luce di Atena stessa. Amareggiata per il destino che lo attendeva, Isabel chiese a tutti loro di aiutarla a crescere il bambino. Dopo qualche tempo, Mars tornò alla carica, forte dei poteri dell’oscurità. Pegasus lo affrontò per primo e riuscì a ferirlo, ma venne trascinato nelle tenebre. Al suo arrivo, anche Andromeda venne ferito, nel tentativo di proteggere Isabel ed il piccolo Koga.

La minaccia di Mars fu debellata, ma, ben presto, Andromeda si accorse che la ferita subita al braccio sinistro non era normale. Si trattava di una ferita di oscurità, che peggiorava e si espandeva ogni volta che si usava il cosmo. Soprattutto, non esistevano cure, come provato anche da Lady Isabel, a sua volta ferita in modo simile. Ormai incapace di combattere e persino di indossare la sua armatura, Andromeda fu costretto a smettere i panni di Cavaliere, amareggiato per il non poter essere più di aiuto ad Atena o allo scomparso Seiya, della cui sorte nessuno sapeva nulla. Isabel si ritirò su un’isola insieme a Tisifone, Mylock e Koga, che iniziò a venire addestrato per diventare Cavaliere. Trascorsero così quasi 13 anni, durante i quali Andromeda iniziò a lavorare come dottore, aiutando le popolazioni povere del Nord Africa e viaggiando da un villaggio all’altro, ma non mancando di andare ogni tanto a trovare Sirio e Ryuho, che il padre, a sua volta in pessime condizioni dopo lo scontro con Mars, stava addestrando tramite il cosmo.

Alla fine, Mars fece ritorno e, nonostante la stregua opposizione di Tisifone e Koga, ora Cavaliere di Pegasus, rapì Isabel. Andromeda avvertì l’evento, ma, sempre a causa della menomazione, non poté far nulla per aiutare la sua Dea. Qualche tempo dopo, in viaggio da un villaggio ad un altro, avvertì un cosmo allo stremo, e fu sorpreso di scoprire che apparteneva a Ryuho. Soccorsolo e portatolo in clinica, si fece raccontare gli ultimi eventi, venendo in particolare aggiornato su Koga, che stava sviluppando un forte cosmo di luce. Destino volle che, un paio di giorni dopo, proprio Koga capitasse da quelle parti, braccato dal Cavaliere d’Argento Miguel dei Cani da Caccia. Giunto in suo aiuto, Andromeda mise in fuga Miguel con un’emanazione del suo cosmo, anche se ciò aggravò le sue ferite, e portò il giovane in clinica, riunendolo con Ryuho e curandone le ferite. Su insistenza di Koga, Andromeda gli raccontò in breve la storia del primo attacco di Mars, confessando come il non poter intervenire in aiuto di Isabel o Pegasus lo facesse sentire impotente e amareggiato. Il ragazzo però lo rincuorò, sottolineando il suo lavoro di medico e l’aiuto appena prestato a lui e Ryuho.

In quel momento, Miguel fece ritorno, memore della ferita di Andromeda, e accusò anche lui di tradimento, convinto che Mars fosse alleato di Atena. Koga e Ryuho provarono ad affrontarlo, ma vennero rapidamente sconfitti. Non volendo lasciarli morire, Andromeda decise di mettere a rischio la vita e bruciò il suo cosmo, creando delle catene di energia e facendo persino ricomparire la sua vecchia armatura. Fu un attimo, per di più pagato a caro prezzo, ma bastò a ribaltare la battaglia, devastando Miguel che poi venne finito da Koga. Nel guardare quest’ultimo, Andromeda rivide chiaramente Pegasus in lui, e ne notò lo straordinario cosmo di luce. Dopo aver definito lui e Ryuho la speranza di tutti loro, il ragazzo salutò Koga dicendosi convinto che la sua luce avrebbe trionfato sull’oscurità di Mars.

Partito Koga, Andromeda rimase a prendersi cura di Ryuho, ancora debilitato. In questi giorni di convalescenza, gli raccontò delle sue avventure insieme a Sirio, soprattutto della volta in cui l’amico l’aveva salvato dalla pietrificazione di Medusa, e lo incoraggiò a non preoccuparsi eccessivamente per via del suo fisico malato, spiegandogli che il cosmo, sufficientemente innalzato, permette di superare i limiti del corpo. Quando il ragazzo fu guarito del tutto, Andromeda lo salutò e lasciò tornare ai Cinque Picchi. Nei mesi che seguirono, non prese più parte alla battaglia tra i Cavalieri e Mars, ma seguì comunque in qualche modo gli eventi, fino alla vittoria degli eroi ed al ritorno di Pegasus ed Isabel sulla Terra.

Con la sconfitta di Mars, anche le ferite di oscurità scomparvero, permettendo ad Andromeda di ristabilirsi completamente. Purtroppo però la pace venne rapidamente interrotta dalla comparsa della dea Pallas, un tempo amica e sorella di Atena, ma ora decisa a vendicarsi di lei per un vecchio torto. Il suo esercito, i Pallasite, avevano il potere di fermare il tempo degli esseri viventi, trasformandoli in statue di pietra, e tutti i Cavalieri vennero schierati per combattere. Pur non prendendo parte alle riunioni al Grande Tempio, anche Andromeda dovette a malincuore scendere di nuovo in campo per affrontare questa nuova minaccia. In uno dei primissimi scontri però, un’esitazione dovuta al suo buon cuore lo spinse a risparmiare un nemico - Halimede - che pietrificò il maggiore di due giovani fratelli. Bersaglio del rancore del più piccolo, di nome Ray, Andromeda rimase nel villaggio a prendersi cura dei superstiti, affrontando ripetutamente Halimede senza però avere mai il coraggio di finirlo.

Un giorno, venne raggiunto da Ryuho e dai suoi compagni Soma e Yuna, cui spiegò la situazione, mostrando di comprendere le ragioni dell’odio di Ray e rivelando di aver perso da molti anni i contatti con Phoenix. Proprio per questo, non reagì quando Ray rubò la sua Cloth Stone per consegnarla ad Halimede. In grado di sconfiggere il nemico anche senza armatura, Andromeda accettò invece di lasciarsi uccidere in cambio della guarigione del fratello di Ray e delle altre persone mutate in pietra, e chiese persino a Yuna di non intervenire. Il suo coraggio spinse Ray a ribellarsi ad Halimede e recuperare la Cloth Stone, e a sua volta ciò convinse Andromeda a reagire. Traboccante di energia, la Cloth Stone andò in pezzi e rivelò una nuova armatura, grazie alla quale Andromeda mise definitivamente in fuga il nemico.

Salutati Yuna, Ryuho e Soma, Andromeda rimase per qualche tempo a proteggere il villaggio. Pochi giorni più tardi, la morte di Genbu della Bilancia spinse Isabel a sacrificare parte del proprio cosmo per scoprire l’ubicazione della città fortificata di Pallas, Pallasvelda, e ordinare un attacco da parte di tutti i Cavalieri. Andromeda non fu tra i primi a raggiungerla ma, riunitosi con Cristal e Sirio, arrivò alle mura quando già nelle strade infuriavano gli scontri. Coinvolto in schermaglie contro i soldati dell’esercito nemico, percepì distintamente la comparsa del cosmo fiammeggiante di Phoenix, finalmente sceso insieme a loro sul campo di battaglia, e insieme a lui, Sirio e Cristal, raggiunse il cancello interno della fortezza di Pallas, appena in tempo per portare soccorso a Koga, Ryuho, Soma, Yuna e i loro compagni Eden, Haruto e Subaru. Attimi dopo, la comitiva venne raggiunta anche da Pegasus, Isabel e i Cavalieri d’Oro superstiti: Kiki, ormai divenuto il successore di Mur all’armatura dell’Ariete, Harbinger del Toro e Fudo di Virgo. Tutti insieme, unirono i loro cosmi a quello di Koga, permettendogli di sfondare il cancello e fare irruzione nel cuore della fortezza di Pallas.

Ben presto, il gruppo si trovò di fronte a un crocevia: quattro corridoi che vennero spiegati loro dal subdolo Europa, astuto Pallasite in grado di intuire le personalità dei nemici e pungerli sul vivo. Nel vedere Koga, Ryuho e Yuna feriti dagli attacchi del nemico, Andromeda fu tentato di intervenire, ma Sirio lo convinse a restarne fuori, spiegando che i giovani Cavalieri dovevano crescere e maturare da soli, e poco dopo lui stesso calmò Pegasus, irritato dalle provocazioni del Pallasite. Alla fine, le parole di Atena e il coraggio di Koga e gli altri convinsero Europa ad andar via, ma i Cavalieri dovettero comunque dividersi in quattro gruppi per seguire i sentieri del crocevia. Su consiglio di Pegasus, ogni Cavaliere leggendario avrebbe accompagnato un gruppetto di guerrieri più giovani, e Andromeda scelse di fare da spalla a Koga, Soma e Yuna lungo il sentiero chiamato Alfheim.

Rimasto inizialmente indietro per affrontare i soldati semplici, Andromeda raggiunse i tre amici durante la battaglia contro un Pallasite di nome Surtr, in grado di circondarsi di una barriera capace di annullare e respingere qualsiasi attacco di cosmo. Grazie ad anni di esperienza, dedusse rapidamente i poteri della difesa di Surtr, ma gli chiese comunque di lasciarli passare pacificamente per non essere costretto a ferire nessuno. Al rifiuto del Pallasite, decise di combattere seriamente, analizzando i poteri del nemico grazie all’aiuto di Koga e compagni, e proteggendoli con la catena di difesa anche a costo di venir colpito lui stesso. Così facendo, comprese che la barriera poteva respingere solo nemici dotati di cosmo, lasciando passare chi non lo possedeva o lo annullava totalmente. Organizzato un piano, convinse Koga ad attaccare il nemico senza armatura, proteggendolo con la catena di difesa e dicendogli di riaccendere il suo cosmo solo dopo aver varcato la barriera, riuscendo così a frantumare il cristallo che permetteva a Surtr di materializzarla. Andromeda circondò poi il Pallasite con la corrente della Nebulosa, supplicandolo di interrompere la battaglia senza obbligarlo ad attaccare con maggior veemenza. Surtr rifiutò ancora, minacciando di uccidere Koga e gli altri, e così facendo costrinse Andromeda a scatenare a piena potenza la sua Nebulosa, che lo spazzò via. La vittoria, ottenuta grazie al gioco di squadra, convinse Andromeda che Koga e gli altri giovani Cavalieri avrebbero potuto raggiungere il potere assoluto del cosmo, chiamato Omega.

La battaglia successiva si rivelò molto più difficile, perché a sbarrare la strada al quartetto scese in campo Aegaeon, uno dei quattro Pallasite più potenti a capo dell’esercito. Armato di una spada divina in grado di controllare i fulmini e la forza di gravità, Aegaeon sconfisse facilmente Koga, Yuna e Soma, costringendo Andromeda a intervenire per proteggerli. Aegaeon, che in passato aveva affrontato anche Phoenix in una schermaglia, conosceva però l’abilità dei Cavalieri leggendari, e soprattutto indossava un’armatura - chiamata Gravitontector - equivalente a ben tre armature d’oro, che nemmeno le Onde del Tuono riuscirono a scheggiare. Per di più, la sua spada disperse facilmente la corrente della Nebulosa, schiacciando Andromeda con la forza di gravità e poi pietrificandogli le gambe con un fulmine. Frenato anche dalla necessità di proteggere Koga e gli altri, Andromeda venne sconfitto e costretto a guardare impotente mentre Aegaeon soverchiava i ragazzi, ma alla fine il giovane Pegasus riuscì miracolosamente a scheggiare l’arma del nemico, ripristinando le gambe del ragazzo. Il combattimento fu poi interrotto dall’arrivo di Phoenix, giunto per concludere lo scontro con il Pallasite. Obbedendo alla sua richiesta, Andromeda e gli altri proseguirono, seppur a malincuore.

Poco più tardi, il Cavaliere rimase sconvolto nel percepire il cosmo del fratello estinguersi insieme a quello del nemico, ricevendo una piuma di fenice in segno di commiato.

Nonostante il dolore, la guerra era ancora in atto, e Andromeda dovette continuare la corsa insieme a Koga e gli altri. Ben presto, i quattro si resero conto di essersi persi nei corridoi, che in realtà erano una trappola di Europa e obbligavano a vagare in cerchio per l’eternità. Per di più, Gallia, altro Pallasite di primo livello, scese in campo contro il gruppo composto da Atena, Pegasus, Fudo, Kiki e Harbinger, affrontandoli in un combattimento che venne mostrato anche agli altri attraverso delle sfere fluttuanti, per farli soffrire di fronte alla loro impotenza. L’unione dei cosmi di due Cavalieri di Gemini - le sorelle Integra e Paradox - generò però una Dimensione Oscura in grado di spezzare l’inganno dei corridoi. Mentre tutti i Cavalieri correvano a raggiungere il gruppo di Atena, Andromeda e Cristal si diressero verso Europa, intuendo che c’era lui dietro i problemi avuti di recente.

Inizialmente, Andromeda riuscì ad impedirgli la fuga con la catena e a tenerlo impegnato insieme all’amico, ma poi entrambi percepirono la scomparsa dei cosmi di Sirio, Fudo e Kiki, unitisi per sferrare l’Urlo di Atena contro Hyperion, il penultimo Pallasite di prima classe. La distrazione permise a Europa di fuggire, lasciando i due alle prese con un altro Pallasite dai poteri misteriosi: Mira di Alchemy Glove, ma solo dopo aver accennato a un arcano signore il cui risveglio era vicino. Nemmeno il tempo di imprigionare Mira con la catena disposta a gabbia per orsi come contro Kira, che questo misterioso sovrano si rivelò essere Saturno, il Dio del Tempo, che incredibilmente fino a quel momento aveva usato Subaru come avatar per sperimentare di persona l’essere umano. Mira sfuggì alla catena per tornare da Saturno, che si spostò sul suo palazzo nello spazio per porre definitivamente fine agli esseri umani. Con Pegasus e il gruppo di Koga lanciatisi all’inseguimento, Andromeda e Cristal si trovarono a dover proteggere non solo una spossata lady Isabel e Harbinger, ma anche Pallas e il Pallasite di prima classe Titan, che nel frattempo avevano posto fine alle ostilità. Contro di loro, Europa e Mira, sin dall’inizio seguaci di Saturno e non di Pallas. Lasciando Mira a Cristal, Andromeda riprese così a combattere contro Europa, rendendosi conto che le loro capacità erano più o meno alla pari. Dopo aver subito in pieno un attacco del nemico, riuscì a reagire con la Nebulosa alla massima potenza, facendo a pezzi la sua Chronotector e ferendolo gravemente, per poi lasciare il colpo di grazia a un furioso Titan.

Nel frattempo però, Saturn si rivelò essere un nemico quasi invincibile per Koga, Pegasus e gli altri. Sconfitta facilmente ogni resistenza, paralizzò tutti gli esseri viventi del pianeta con il Chrono Conclusion Eternal, intenzionato a lasciarli così per tutta l’eternità. Andromeda, come tutti i suoi compagni, ne rimase vittima e venne pietrificato. Con il solo Koga rimasto a combattere, Isabel però fece spiritualmente appello a tutti i presenti, chiedendo loro di donargli i loro cosmi e aiutarlo. Andromeda accettò con entusiasmo, inviando al giovane il suo cosmo e la sua anima. Con la forza di tutti, Koga riuscì a tenere il passo con Saturn, che, colpito dall’energia che gli esseri umani possono sviluppare quando collaborano, accettò di liberarli e ritirarsi, ponendo di fatto fine alla guerra. Fortunatamente, anche Sirio, Phoenix, Fudo e Kiki furono rivelati esser sani e salvi.

Con il conflitto finalmente concluso, Andromeda tornò alla sua attività di dottore e la svolse per molti anni, fino a stabilirsi nell’ospedale Hikarigaoka di Tokyo, nel distretto di Nerima. Come predetto da Virgo, finì inoltre per abbandonare l’armatura di bronzo e succedere a lui e Fudo come Cavaliere d’Oro della Vergine, indossando una nuova versione delle vesti dorate e imparando a manifestare catene di cosmo (vedi Note). Per essere degno dell’armatura d’oro, cercò però di indossare l’armatura il meno possibile, in modo da dipendere esclusivamente dal proprio cosmo e diventare sempre più forte. Pur svolgendo prevalentemente la professione di dottore, rimase sempre in contatto con il Grande Tempio e gli amici, in particolare Cristal, che aveva aperto un bar nel distretto di Sumida e che andò a trovare spesso, pur reggendo a fatica l’alcol.

Una notte, percepì l’avvicinarsi di un gelido cosmo di morte, ma non poté investigare subito avendo una paziente, una ragazzina di nome Yoshino che era rimasta lievemente coinvolta in un incendio. La cosa soprendente però era la persona che l’accompagnava: Capricorn, dall’aspetto però più giovanile rispetto a quello incontrato tanti anni prima al Grande Tempio. Andromeda intuì che il Cavaliere d’Oro veniva dal passato e che per un qualche misterioso motivo il loro tempo era sfalsato, ma prima di poter approfondire la questione Capricorn e Yoshino vennero attaccati da un demone assassino di nome Pluto, in grado di recidere il filo d’argento della vita degli esseri umani. Inizialmente Capricorn sigillò la stanza per affrontarlo da solo, ma Andromeda decise comunque che intervenire era suo dovere sia di medico che di Cavaliere e si fece avanti, tenendo a bada Pluto con catene dorate di cosmo.

Quando queste ultime si rivelarono insufficienti e Pluto lo paralizzò con il potere di una maledizione chiamata Evil Eye, Andromeda confessò a Capricorn di non possedere più l’omonima armatura, ma una molto più potente consegnatagli da Atena, e indossò le vesti della Vergine. Pur detestando ancora fare del male a chicchesia, intuì che tutte le vittime di Pluto avrebbero continuato a soffrire finché il demone non fosse stato distrutto e lo travolse con la furia della Nebulosa, rivelando un cosmo potentissimo che lo ridusse completamente in polvere.

Il giorno dopo, lasciati andare Capricorn e Yoshino senza dare o ricevere spiegazioni, Andromeda si recò al bar di Cristal e gli raccontò l’accaduto. I due convennero che qualcosa stava modificando e riscrivendo il flusso del tempo e, insospettiti dal silenzio del Grande Tempio a riguardo, decisero di investigare di persona.

NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dai 127 episodi dell'anime, dai 5 OAV, da tutti i numeri del manga classico, edizione Starcomics, dai numeri 2-9 di Next Dimension, dagli episodi 12, 24, 33, 43, 45, 58-59, 68, 73, 76-79, 81-85, 87-88, 93-97 della serie Saint Seiya Omega e dal manga Episode G: Assassin. L'età di Andromeda all'inizio della saga viene indicata in un databook in coda al manga. Il primo capitolo di Next Dimension ambienta la serie di Hades quattro anni dopo l'inizio della saga, il che indica che il ragazzo alla fine ha 17 anni. Che Andromeda sia orfano viene accennato più volte nel corso della serie, e visto che Phoenix lo accudisce praticamente da neonato è persino possibile che la madre sia morta nel partorirlo. Il flashback con Pandora si può collocare prima della permanenza dei due fratelli nella villa di Alman, visto che non c'è alcun accenno all'uomo o ad Isabel. Difficile dire invece a chi appartenga il cosmo che tiene Pandora lontana, è possibile che sia opera di Phoenix, motivato dall'affetto fraterno, o di Andromeda stesso, ma la cosa più probabile è che appartenga ad una neonata Atena. Già con Kanon infatti Isabel aveva mostrato di possedere un cosmo potente sin da quando era in fasce. Il ciondolo Yours Ever non si vede più fino alla saga di Hades. Si può quindi ipotizzare che Phoenix lo avesse preso per timore che Andromeda lo perdesse, e che per lo stesso motivo il ragazzo non lo indossi nelle varie battaglie fino a quel punto.

La seconda fuga di Phoenix viene mostrata nell'illusione / flashback della sesta casa, nel 57° episodio. Non è certo che sia avvenuta davvero, ma Phoenix sembra ricordarla e per di più cita Alman, cosa che colloca la scena subito dopo il suo arrivo della villa. Da svariati flashback, ad esempio negli episodi 40 e 58, vediamo però che Andromeda ha trascorso i primi anni nell'orfanotrofio St. Charles insieme a Phoenix, Pegasus e gli altri futuri cavalieri, quindi è da supporre che Alman abbia preferito lasciare lui e Phoenix lì per evitare nuovi tentativi di fughe e fargli avere un pò d'istruzione. La scena in cui Phoenix diceva al fratello di prendere a pugni un albero proviene invece dal 9° episodio, ed i vestiti che i fratelli indossano mostrano che i due erano ancora all'orfanotrofio in quei giorni.

Che Andromeda non sia mai stato vittima delle angherie della piccola Isabel non viene mai citato, ma lo si può dedurre dalla mancanza di flashback in materia. La descrizione dell'Isola di Andromeda proviene dal 69° episodio, mentre che il ragazzo conosca il greco antico lo si deduce dal numero 23 del manga in cui traduce l'iscrizione sulla porta dell'Inferno. Che Albione considerasse Andromeda uno dei suoi migliori allievi sin dalle prime fasi dell'addestramento spiega perché le lezioni sul cosmo, viste nel 68° episodio, non fossero rivolte a tutti gli allievi ma solo a lui e gli altri tre. Le varie prove precedenti la conquista dell'armatura sono state viste in vari flashbacks negli episodi 60, 68, 69 e 70. Nel 6° episodio è Andromeda stesso ad affermare ad Asher di partecipare alla Guerra Galattica solo per ritrovare Phoenix, indicando che, nonostante la confusione derivata dai nomi italiani, non sapesse che suo fratello avesse conquistato l'armatura della Fenice.

Il motivo per cui la catena di Andromeda è vulnerabile al fuoco viene spiegato dal Cavaliere della Fiamma nel 22° episodio e confermato dallo stesso cavaliere. La debolezza contro il ghiaccio invece si è vista nel 9° e nel 90° episodio. Che il luogo in cui Andromeda e Phoenix vanno a pregare nel 24° episodio sia poco fuori Nuova Luxor si deduce dalla rapidità con cui raggiungono il Palazzo dei Tornei l'episodio successivo, unita alle parole di Isabel secondo cui Cristal è l'unico cavaliere in città durante lo scontro tra Pegasus ed Eris. Non sono invece note le circostanze in cui Andromeda trova la casa in cui poi si trasferisce, ma visto che sembra essere vicino al porto è possibile che l'abbia aiutato Lania.

Gli eventi dello scontro con Discordia, e più avanti di quelli con Balder, Apollo e Lucifero sono stati inseriti per completezza, ma in realtà non sono in continuity e quindi sono difficilmente collocabili nella cronologia degli eventi. La prima volta che Andromeda è stato ad Asgard quindi è stato per la guerra contro Ilda.

La conversazione tra Andromeda e Phoenix dopo l'avventura sull'Isola Nera viene vista in flashback nel 41° episodio, e Phoenix stesso la colloca tra il 32° ed il 33° episodio, in cui Phoenix lasciò di nuovo il gruppo.

Il legame tra il livello del cosmo di Andromeda e lo stato delle catene è difficile da stabilire. Di certo nella prima parte della serie le catene sono molto più fragili e vengono più volte distrutte da nemici anche minori come il Cavaliere della Fiamma, mentre dal 46° episodio in avanti soltanto Fish, Mizar, Syria e Thanatos riescono a distruggerle. Si può quindi ipotizzare che la resistenza delle catene aumenti man mano che il cosmo di Andromeda cresce di livello. Parimenti, la stanchezza è l'unica spiegazione per la facilità con cui Cassios sconfigge Andromeda e Sirio. Da notare che la scossa elettromagnetica, presente nei primi episodi, non viene più citata andando avanti, e di certo non entra in azione contro Cassios.

La spiegazione di come il cosmo di Andromeda salvi Cristal alla terza casa proviene in parte dal manga. Il calore del corpo umano, potendo essere facilmente trasmesso col contatto fisico, è tra i metodi migliori per aiutare chi rischia di assiderare, e questo spiega la posa di Andromeda che si stende quasi su Cristal. Per salvare qualcuno dalle temperature del sarcofago di ghiaccio però il calore umano non basta, e quindi Andromeda usa il suo cosmo bruciandone l'energia per riscaldare Cristal, in modo simile a come farà durante lo scontro con Mizar per liberare la sua catena dal ghiaccio. Siccome per ottenere tale scopo è necessario disperdere molta energia, Andromeda rischia di morire nel corso dell'opera. Non è chiaro purtroppo se l'intero stratagemma sia stato ideato da Kurumada per far evitare uno scontro tra Andromeda e Scorpio, che inizialmente si supponeva avesse ucciso Albione nell'anime.

Ci sono varie teorie circa la conquista di Andromeda del settimo senso alla casa dei Pesci. Il cavaliere afferma di non averlo raggiunto, ma al tempo stesso è abbastanza forte da uccidere Fish con la Nebulosa. Visto che, come spiegherà Phoenix svariati episodi più avanti, raggiungere il settimo senso per Andromeda significa credere in se stesso, è probabile che il ragazzo vi sia inconsapevolmente riuscito e questo abbia potenziato la Nebulosa permettendogli di sconfiggere Fish.

Come detto, gli eventi dei 5 OAV sono fuori continuity e le nuove armature di bronzo vengono create poco dopo la battaglia delle dodici case. Volendo trovare una spiegazione per la loro presenza nel secondo film però, si può ipotizzare che le corazze si siano almeno esteticamente rigenerate da sole dopo le battaglie, come è successo varie volte nel corso della serie, ma che fossero comunque notevolmente più fragili, come ad esempio erano all'arrivo dei cavalieri alla prima casa. Questo spiegherebbe anche la facilità con cui quelle di Andromeda e Sirio vanno in frantumi nel film. Più complesso è il 5° OAV, inizialmente inteso come seguito della storia ufficiale e poi rinnegato dall’autore. Per completezza è inserito in questo profilo, partendo dal presupposto che il lampo di luce finale abbia in qualche modo cancellato gli ultimi eventi o modificato il tempo, ma gli avvenimenti di Next Dimension vanno in realtà considerati come aventi luogo subito dopo la saga di Hades.

Le varie forme prese dalla catena di difesa durante lo scontro tra Andromeda e Kira sono erroneamente considerate dei colpi segreti indipendenti, probabilmente perché vengono elencati nell'enciclopedia dei cavalieri presente nel manga. In realtà Andromeda stesso chiarisce che la sua arma può assumere qualsiasi disposizione a seconda del bisogno, e quindi la rete di cacciatore, la ragnatela e le altre viste contro Kira non sono da considerare che variazioni della normale difesa circolare.

Gli eventi dello scontro tra Andromeda e Lemuri sono più comprensibili prendendo in considerazione il manga. In originale infatti il quel periodo Phoenix era considerato morto per mano di Gemini, e questo spiega almeno in parte le esitazioni di Andromeda nell'attaccare il nemico. Quello che succede alla colonna dell'Atlantico del Sud dopo la vittoria di Andromeda su Syria non viene mostrato, ma visto che il generale poi accompagna pacificamente Kiki al Nord Atlantico, si può supporre che Andromeda lo abbia convinto alla resa.

Come Andromeda faccia a rigenerare la sua armatura durante lo scontro con Nettuno è ignoto. Nel manga la cosa non succede, ma si può comunque ipotizzare che avvenga una trasformazione simile a quella che nell'Elisio genera le armature divine, e che quindi sia il cosmo del cavaliere espanso fino al settimo senso a compiere il miracolo.

Nel terzo OAV, Andromeda viene battuto da Fish con facilità nonostante usi di nuovo la Nebulosa. Si può però ipotizzare che Fish gli abbia mentito dicendogli che la prima rosa rossa non era avvelenata, cosa che spiegherebbe le circostanze della sconfitta.

Lo scontro tra Andromeda e Mylock nella serie di Hades fa parte delle scene extra aggiunte per i DVD. Non è noto come faccia poco dopo il ragazzo a raggiungere la Grecia così in fretta, ma il luogo in cui affronta i cavalieri d'argento resuscitati assomiglia a quello in cui aveva combattuto contro Reda e Salzius, quindi è probabile che si stia dirigendo all'aeroporto privato della Fondazione. Anche con un aereo normale però le ore di viaggio sarebbero circa una decina, quindi si può ipotizzare che prenda un qualche jet a reazione speciale.

Non è del tutto chiaro come Andromeda si procuri il taglio alla mano che poi Pandora gli cura alla Giudecca. La donna però dice che è stato per proteggere Pegasus, e visto che la ferita sembra solo superficiale è probabile che sia stata lei stessa a causarla quando controllava col tridente il baule dei fiori. Dicendo che Andromeda è disposto a morire, Phoenix fa intuire che il ragazzo si fosse in qualche modo accorto del rischio di essere posseduto da Hades ed avesse rinunciato ad opporsi per dare ai compagni una possibilità di uccidere il Dio, come appunto fa quando lo blocca per permettere al fratello di colpire. Ovviamente è difficile stabilire se il ragazzo avesse davvero potuto evitare di essere posseduto usando il suo cosmo, visto il potere superiore di Hades.

Nell'OAV Overture al Tenkai, Andromeda indossa la sua armatura di bronzo completamente riparata ed almeno apparentemente priva di crepe. Dal momento che Mur è morto, nessuno potrebbe aver riparato l'armatura, quindi è da supporre che la corazza divina stessa sia regredita allo stato di armatura di bronzo, autoriparandosi nel corso del processo. Tutti gli avvenimenti tra la sconfitta di Hades e lo scontro di Andromeda con Teseo non vengono comunque mostrati, quindi si può solo ipotizzare che le cose siano andate in questo modo.

In Next Dimension l’armatura di Andromeda regredisce a V3, con ancora i danni subiti da parte di Hades. Un po’ per questo motivo, un po’ per il suo carattere buono ed un po’ perché i protagonisti impiegano sempre del tempo prima di dare il massimo, Andromeda non combatte benissimo nei primi capitoli, venendo sconfitto da La Scoumune ed impiegando più tempo del previsto a riconoscere le illusioni di Gemini. Andando avanti però, le difficoltà da lui incontrate diventano tali da far supporre una qualche forma di indebolimento dopo il viaggio nel tempo, visto che Andromeda non riesce più neanche a scorgere i colpi alla velocità della luce di Kaiser, o a colpirlo con le Onde del Tuono. Quello che accade nella casa della Vergine ha senso seguendo la continuity del manga, in cui il passaggio da V1 a V2 avviene grazie al sangue di Virgo e non di Toro, ed è questo che permette a Shaka di manifestarsi e aiutarlo contro Shijima. In quest’occasione, viene per la prima volta rivelato che Andromeda è destinato a diventare Cavaliere d’Oro della Vergine e non solo a indossare temporaneamente quell’armatura in situazioni estreme come accaduto all’Elisio. L’idea è probabilmente ispirata dalla promozione di Pegasus a Cavaliere di Sagitter in Saint Seiya Omega, ed è a sua volta ripresa e portata a compimento in Episode G: Assassin.

Saint Seiya Omega è una serie animata del 2012, con nuovi protagonisti ed ambientata circa 13 anni nel futuro. A detta della Toei, è in continuity con l’anime, Hades incluso, ma non con il manga o Next Dimension, anche se, per ora, le due serie non si escludono a vicenda. La serie Omega introduce numerose novità, a partire dalle armature Cloth Stone e gli elementi nel cosmo. Per far spazio ai nuovi protagonisti, è stato necessario far uscire i vecchi di scena, e da qui le ferite di oscurità che li privano del cosmo ed impediscono di indossare le armature. Lui e gli altri vecchi protagonisti hanno ora reputazione di Cavalieri leggendari, e sono noti, di fama, un po’ a tutti. Dopo Pegasus e Sirio, Andromeda è il terzo a comparire ed ha un episodio dedicato, in cui scopriamo che è diventato un medico, non è chiaro se dilettante o professionista, e che cura, gratuitamente, le popolazioni del Nord Africa o del Medioriente (si notano scritte in arabo). La sua nuova armatura Cloth Stone compare per pochi istanti in un flashback, ma il ragazzo sembra ancora legato alla vecchia V3, che compare per un attimo a proteggerlo come manifestazione del suo cosmo, in precedenza definito "immenso". Non viene indicato quale sia il suo elemento, ma il videogioco Saint Seiya Ultimate Cosmos lo associa, comprensibilmente, al vento. La battaglia di Andromeda con Vulcanus e poi Diana viene mostrata solo in brevissimi flashback, e sembra sostanzialmente in equilibrio.

Nella seconda stagione di Omega, Andromeda mostra brevemente la sua Cloth Stone, un ciondolo rotondo come la punta della catena di difesa, e fa evolvere l’armatura in New Cloth, con una forma rinnovata in particolare nei coprispalla. Caratterialmente, continua ad avere le debolezze del passato, evidenti in maniera imbarazzante contro Halimede, ma dimostra anche una buona capacità di analisi e grande forza combattiva. Come gli altri protagonisti della serie classica, è relegato a un ruolo di supporto per Koga e gli altri, ma partecipa lo stesso a quattro combattimenti ed esce vincitore in tre di essi. Non riesce però a raggiungere il pieno cosmo Omega, a indicare che il suo tempo è passato e che la nuova generazione ha superato lui e gli altri facendo maggior affidamento sul lavoro di squadra. A tal proposito, il cosmo Omega viene definito proprio come il potere generato dal combattere e impegnarsi insieme, ed è possibile applicare retroattivamente la cosa alle battaglie della serie classica, ipotizzando che molti "miracoli" avvenuti contro gli Dei fossero in realtà ottenuti avvicinandosi e sfiorando inconsapevolmente il cosmo Omega.

Episode G: Assassin è il seguito del manga prequel Episode G, incentrato sui Cavalieri d’Oro e in particolare Ioria e Capricorn. Nei capitoli 4 e 5, un Andromeda ormai diventato dottore in ospedale (in omaggio a Omega) e Cavaliere d’Oro di Virgo (omaggio a Next Dimension) incontra un giovane Capricorn proveniente da circa sei anni prima gli eventi della battaglia delle Dodici Case. Assassin segue la continuity del manga, quindi Andromeda sarebbe l’erede del solo Virgo e non di Fudo, la cui esistenza non crea però problemi alla logicità degli eventi. Questa versione dell’armatura della Vergine segue un modello più cristiano rispetto a quello buddhista di Shaka, ed è diversa in vari particolari tra cui l’elmo. Per potenziare il cosmo, Andromeda cerca di indossarla il meno possibile, facendo un po’ come Sirio ogni volta in cui si toglieva l’armatura, e ricorre piuttosto a catene dorate di cosmo, con cui può eseguire tutte le sue tecniche classiche. Il fato dell’armatura di Andromeda non è stato rivelato, e non è nemmeno chiaro quanti anni dopo la serie classica abbiano luogo questi eventi, ma il ragazzo ha ancora un aspetto tutto sommato giovanile, quindi non dovrebbe avere più di 35 anni circa.

1° serie

1°-2° OAV, Asgard, Nettuno

3° OAV, 4° OAV, Hades

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