GIAPETO DELLE DIMENSIONI

(DIMENSION IAPETOS)

ETA': Sconosciuta, esiste sin dalle epoche mitologiche.

ALTEZZA: Sconosciuta. 1.86 M circa

PESO: Sconosciuto. 88 Kg circa

OCCHI: Rossi

CAPELLI: Biondi.

DATA DI NASCITA: Sconosciuta.

LUOGO DI NASCITA: ?

GRUPPO SANGUIGNO: /

SEGNI PARTICOLARI: /

PARENTI CONOSCIUTI: Crono, Iperione, Crio, Oceano, Ceo, Temi, Tia, Teti, Rea, Febe, Mnemosine (fratelli), Urano (padre), Gaia (madre), Zeus (nipote), Prometeo (figlio). Tramite Zeus, è imparentato in vari gradi con la maggior parte delle divinità olimpiche.

COSTELLAZIONE / SIMBOLO: Giapeto non ha una costellazione di appartenenza, ma il suo simbolo è la spada dalla doppia lama, in cui la sua Soma si trasforma in forma assemblata.

ARMATURA / ARMI: Il corpo di Giapeto è totalmente coperto dalla sua Soma, che lascia scoperto solo il viso. Associata alla spada, la corazza ha due enormi appendici ricurve sulle braccia, che il Titano usa per aprire o richiudere passaggi dimensionali e per invocare l’Ecatonchiro. In determinate circostanze la sua Soma cambia totalmente aspetto, armandosi di lunghi tentacoli dietro la schiena, con cui manipola il misterioso Khaos, la sostanza nera che dice essere all’origine dell’universo. Come tutte le Soma, quella di Giapeto ha una capacità difensiva altissima, superiore a qualsiasi altra armatura e tale da spaccare il pugno di una corazza che cerca di danneggiarla. Può tuttavia essere distrutta da attacchi estremamente potenti come il Sacro Leo di Ioria alla massima potenza.

STIRPE: Titano.

PRIMA APPARIZIONE: Episode G n°3, 2° capitolo (numero 5 in Italia) (manga).

EPISODI (SAGA): /

NUMERI DEL MANGA: Episode G n° 3, 7, 9, 10, 13-14 (5, 6, 13, 17, 19, 23-25 in Italia).

COLPI SEGRETI / POTERI: Giapeto possiede tantissimi colpi segreti, persino più degli altri Titani. Alcune di queste tecniche possono essere utilizzate singolarmente, mentre altre formano attacchi concatenati e vanni adoperate in sequenza ed in un certo ordine. Queste ultime tecniche dipendono dall’utilizzo del Khaos. Andando dal principio, la prima tecnica usata da Giapeto è il Khora Temnein, con cui il Titano usa la lama sul braccio per aprire uno o numerosi varchi dimensionali, in continua espansione. Allargandosi, questi varchi dissolvono tutto ciò che incontrano, distruggendolo o facendolo sprofondare in un’altra dimensione. Usato su un corpo solido, il Khora Temnein può trasportarlo in un altro punto dello spazio, in modo da aggirare le difese del nemico. Più varchi vengono aperti e più rapidamente essi si espandono, anche se nonostante tutto essi sono vulnerabili all’azione di tecniche come la Starlight Extinction di Mur, o il Crystal Wall. Il Khora Temnein può essere considerato la tecnica base di Giapeto. Una sua evoluzione è l’Hekatonkheir Kalein: usando il Khora Tenmein, Giapeto apre un passaggio dimensionale dal quale richiama un Ecatonchiro o Centimane, creatura mitologica gicantesca con cinquanta teste e cento braccia. L’ecatonchiro sembra obbedire agli ordini mentali del Titano, suggerendo che sia suo schiavo piuttosto che un servitore o alleato, e combatte per Giapeto attaccando i suoi nemici. Il Titano può usare il Khora Tenmein sulle sue braccia, facendole svanire e poi ricomparire altrove, specie alle spalle del bersaglio. A sua volta, l’Ecatonchiro può usare due colpi chiamati Hekaton Menis ed Hekaton Molybdaina, rispettivamente "Rabbia dell’Ecatonchiro" e "Forza d’Acciaio dell’Ecatonchiro". Sono due colpi simili tra loro: nel primo, un braccio della creatura si contrae, strappando i bracciali che lo avvolgono e liberando cinquanta braccia più piccole, che bersagliano il nemico di pugni devastanti. Nel secondo, l’Ecatonchiro fa lo stesso ma con entrambe le braccia, aumentando non solo la forza ma anche la velocità e colpendo a distanza maggiore con l’equivalente di un piccolo bombardamento. La forza dei due assalti è tale da far sanguinare copiosamente Mur e farlo quasi crollare privo di sensi. Non è chiaro se Giapeto possa controllare un solo Centimane, tutti loro o persino altre creature mitologiche di rango inferiore. L’Ecatonchiro inoltre non viene mai chiamato con un nome proprio, non parla e non ha armatura di alcun tipo. E’ però comunque una creatura vivente e può essere abbattuta o uccisa.

Nel secondo scontro con i Cavalieri d’Oro, Giapeto inizia ad usare le sue tecniche concatenate. Il primo stadio è il Melas Planetes: come detto da Giapeto, la forza di un Dio è il mondo stesso, ed i Titani hanno la padronanza di alcuni astri e pianeti. Usando il Melas Planetes, Giapeto evoca questi pianeti neri, pieni di creature viventi che, in caso di bisogno, bruciano le loro vite per fornire al Titano il loro cosmo. L’energia congiunta di un enorme numero di esseri, miliardi secondo Giapeto, permette al pianeta stesso di attaccare il nemico con scariche di Dunamis, il cosmo divino, simili a getti nero pece. I satelliti del mondo lo appoggiano a loro volta in battaglia, con onde e meteoriti, e possono proteggere Giapeto dai colpi nel nemico muovendosi ad una velocità superiore a quella della luce per intercettarli. Il numero dei pianeti aumenta se Giapeto usa anche quelli della moglie Temi, che ha poteri analoghi. La Dunamis del pianeta genera il secondo stadio, ovvero l’Hex Aster Xiphos, con cui dai pianeti emergono sei ciclopi neri, dall’aspetto vagamente umano ma in realtà composti della stessa sostanza color ebano usata nel Melas Planetes. Questi ciclopi sono armati di enormi spade coperte di rune con cui assalgono il nemico. A parte dei bracciali sono nudi, non parlano mai e parrebbero addirittura privi di bocche. Gli occhi stessi sono grosse spirali al centro della fronte, simili a nebulose. L’energia che li muove è quella proveniente dai pianeti, e quindi dai cosmi dei loro abitanti, ma i ciclopi non sembrano senzienti. Come nel caso dell’Ecatonchiro, possono essere distrutti essendo comunque creature fisiche.

Proprio uccidendo i ciclopi, si attiva il terzo stadio, ovvero il Khaos Kyklos. Alla morte, i ciclopi si trasformano in sei tentacoli di soma e luce che si attaccano alla schiena di Giapeto. Sono lunghi diversi metri ed anche molto larghi, ma Giapeto non li usa mai direttamente come armi, preferendo adoperarli per preparare la sua arma più forte. Disponendo i tentacoli in cerchio, crea un anello di Khaos, dall’aspetto simile a pece. Questo anello si racchiude in una lama, il Khaos Blade, diventando una specie di cono nero da cui parte una cascata di Khaos che però Giapeto non lancia contro il nemico ma su di sé, avvolgendo il proprio corpo e soprattutto le lame che ha sulle braccia. Così facendo, raccoglie l’energia per la sua tecnica più devastante, nonché sesto e ultimo stadio del suo attacco: il Khaos Prosbole. Si tratta sostanzialmente di un raggio di Khaos, potenziato dalla Dunamis di Giapeto e dalle lame, ed all’apparenza molto concentrato. Dall’aspetto di un gorgo nero, ha una forza devastante in grado di disintegrare facilmente il Khan di Virgo. Giapeto afferma che il suo Khaos è composto dalle vite degli abitanti del pianeta, ma anche da terra, acqua, fuoco, vento, luce e oscurità, mischiate insieme per creare quello che effettivamente è il caos primordiale. Da esso, forza alla base dell’universo, sgorga la Dunamis suprema, chiamata Eskatos Dunamis, di cui il Titano è padrone. Grazie ad essa, il suo cosmo è superiore a quello degli esseri umani.

A parte tutti questi colpi segreti, Giapeto ha diversi poteri, per lo più legati al suo status di Titano. In quanto divinità, è quasi immortale e può rigenerare la maggior parte delle ferite grazie all’Ichor, il sangue divino che scorre nel suo corpo. C’è però un limite ai danni che può ricevere, specie nella condizione indebolita in cui si trova durante la maggior parte di Episode G, e ferite estremamente gravi possono, alla lunga, essergli fatali. E’ inoltre molto superiore agli esseri umani per forza fisica e resistenza. Come tutti i Titani, Giapeto può viaggiare tra le dimensioni, ma la sua abilità a riguardo è superiore a quella dei fratelli e gli permette di muoversi più precisamente e con maggiore flessibilità. Può volare, entro certi limiti, e, come detto, invocare in qualsiasi momento il pianeta nero che gli compete. Anche se non è un vero e proprio potere, nella serie sacrifica la moglie Temi e si bagna del suo Ichor per potenziare tutte le proprie tecniche, anche se il costo lo trasforma gradualmente in un demone. In questa forma, Temi può ancora combattere al suo fianco, lanciando i propri colpi segreti come se fosse una specie di appendice del Khaos Kyklos. Tutte le tecniche del Khaos diventano ancora più devastanti, ma è probabile che non sia più possibile tornare normali.

STORIA: Come i suoi fratelli e sorelle Titani, Giapeto nacque in epoche antichissime, figlio di Urano, il Cielo, e Gaia, la Terra. Urano però era un tiranno ebbro di potere e ben deciso a restare saldo sul proprio trono. Esiliò così la maggior parte dei suoi figli ed allontanò anche i Titani da corte, finché Gaia, amareggiata per questa situazione, non li incitò alla rivolta. Donò così a ciascuno di loro un’armatura, chiamata Soma, rappresentante una di dodici armi. A Giapeto andò la Soma rappresentante una spada dalla doppia lama, per la sua capacità di aprire varchi dimensionali. Il più giovane tra i Titani, Crono, uccise Urano con la propria falce, la Megas Drepanon, e liberò le altre stirpi divine degli Ecatonchiri e dei Ciclopi. Per questo suo trionfo, Giapeto e gli altri Titani lo nominarono re.

Per un numero imprecisato di secoli, i Titani dominarono sul mondo e su tutte le creature viventi. Giapeto sposò la sorella Temi, dalla quale ebbe un figlio, Prometeo. Tra i fratelli inoltre si distinse per il suo carattere un po’ infantile e immaturo, anche se spesso era una maschera per celare una personalità più seria e determinata. Aveva comunque l’abitudine di rivolgersi senza rispetto ai fratelli, spesso apostrofandoli più o meno scherzosamente, ed offendendosi facilmente per gesti o azioni che riteneva umilianti. Per quanto riguardava gli esseri umani, condivideva l’opinione comune tra i Titani, ovvero che essi fossero creature deboli e fragili, destinate a servire i poteri divini superiori. Pur senza trascendere nell’arroganza, era inoltre fiero di sé e della propria forza, oltre che della propria immortalità dovuta in larga parte all’Ichor, il sangue divino che scorreva nel suo corpo, ed aveva un certo spirito intraprendente, dal quale scaturiva una vaga indipendenza nelle azioni e nei gesti. Sempre in questo periodo, Giapeto divenne custode di un astro, da richiamare ed usare in battaglia a suo piacimento.

Il regno di Crono durò per molto tempo, ma alla fine, come profetizzato da Urano, scoppiò una guerra contro la giovane stirpe divina nata proprio dal Titano, e guidata da Zeus. Quest’ultimo, desideroso di salvare i propri fratelli e sorelle che Crono aveva ingoiato per timore di una ribellione, diede origine al più grande conflitto della storia, la Titanomachia. Per un periodo interminabile, Giapeto, gli altri Titani e le loro armate umane si scontrarono con Zeus e la sua stirpe, in una guerra a lungo in equilibrio senza che alcun lato riuscisse a prevalere. In questo periodo, Giapeto seppe che il figlio Prometeo, accusato da Zeus di aver rubato il fuoco per donarlo agli esseri umani, era stato condannato alla tortura eterna. Ciò aumentò il suo odio e quello di Temi nei confronti del Dio olimpico. Alla fine però, la scoperta del potere deicida del Keraunos da parte di Ceo ed il tradimento di Mnemosine diedero la vittoria alle armate di Zeus. Giapeto ed i fratelli vennero sconfitti, sigillati all’interno delle loro Soma e imprigionati nel Tartaro insieme agli esseri umani ancora fedeli a loro.

Giapeto trascorse così millenni prigioniero della sua Soma, condannato ad uno strazio eterno. La sofferenza della morte non fu inutile, grazie ad essa infatti egli riuscì a potenziare sempre di più il suo cosmo, acquistando un potere superiore a quello dell’era mitologica. D’altra parte però, era privo di una parte di sé, i ricordi sottrattigli da Mnemosine che aveva cancellato il proprio tradimento ed i dettagli della loro sconfitta dalla memoria di tutti i Titani. Tale stato incompleto rendeva Giapeto imperfetto, indebolendolo. Alla fine, la libertà giunse per mano di Ponto, divinità ancestrale e apparente alleato di Crono, risorto come spirito e deciso a riconquistare il suo corpo e muovere di nuovo guerra agli Dei dell’Olimpo. Giapeto fu il secondo Titano ad essere liberato, dopo Iperione. Al suo risveglio, per riconquistare la Soma di Crono, chiamata Megas Drepanon, e liberare il loro signore, i Titani erano in guerra contro i Cavalieri d’Oro di Atene. Dopo aver saputo che Iperione era stato messo in difficoltà da uno di loro, Ioria del Leone, Giapeto decise di agire di propria iniziativa e, ignorando gli ordini dello spirito di Crono, si recò in Oriente con alcuni soldati. Trovò Ioria nella regione montuosa dello Jamir, ma insieme a lui vi era un altro Cavaliere d’Oro difensore di quei luoghi, Mur dell’Ariete. Seccato dalle sue affermazioni sul dovere, che secondo Giapeto era poca cosa a paragone della volontà divina, decise di affrontarlo per primo.

Impulsivo e arrogante in battaglia, Giapeto rise del nemico e usò subito il Khora Temnein, ma dovette ammettere un certo stupore quando Mur, dopo averlo fermato con il Crystal Wall, lo dissolse con la Starlight Extinction. Punto sul vivo da una creatura che riteneva totalmente inferiore, Giapeto decise di impegnarsi di più e richiamò l’Ecatonchiro, aizzandolo contro Mur e mettendo a segno numerosi assalti, grazie ad astute combinazioni di attacchi fisici e varchi dimensionali. Per lui sottomettere esseri inferiori era parte dell’ordine naturale delle cose, quindi chi osava opporsi meritava supplizi e dolore. Ancora una volta però ricevette una sorpresa: Mur, avvertitolo che presto avrebbe compiuto un miracolo, elevò un cosmo tale da spaventare persino Giapeto e contrattaccò con la sua tecnica diretta più potente, lo Stardust Revolution. L’Ecatonchiro venne trafitto da una pioggia di meteoriti ed abbattuto, lasciando Giapeto umiliato e furioso. Proprio quando stava per scatenarsi, il Titano fu fermato dal comparire dello spirito di Crono, che lo rimproverò duramente per aver agito di sua iniziativa. A nulla valsero le scuse, e Giapeto tornò nel Tartaro per chiedere perdono, pronto anche a suicidarsi con la propria lama per cancellare il proprio sbaglio. Iperione intervenne in suo aiuto, perorando la sua causa con Crono, ma le sue parole seccarono Giapeto, che non desiderava alcun intervento o intromissione. Ad ogni modo, Crono lo perdonò, ordinandogli di collaborare con Ponto in vista del ritorno degli altri Titani.

Tale ritorno non tardò. Ben presto infatti Ponto liberò il terzo Titano, Ceo, e lo mandò in missione contro Ioria. Inaspettatamente, Ceo venne sconfitto e si salvò solo grazie all’intervento di Iperione, che poi lo curò donandogli il proprio Ichor. Tale atto lasciò entrambi deboli e stanchi, facendo di Giapeto il solo membro abile del gruppo, cosa di cui non mancò di lamentarsi vivacemente. Egli comunque mise il proprio cosmo a disposizione di Ponto, che lo usò per sciogliere finalmente gli altri sigilli e liberare tutti gli altri Titani a parte Crono. Riunito con i suoi fratelli e le sue sorelle, Giapeto ammirò il rinascere del loro palazzo, il Chronos Labyrinthos, ed il comparire nel cielo del Theos Sema, il sigillo la cui completezza aumentava la loro forza. Giapeto salutò i redivivi parenti, ed in particolare l’amata sposa Temi, la cui presenza lo rese subito più serio e meno ciarliero. Insieme, i Titani concordarono sulla necessità di liberare Crono e poi dare vita ad una nuova guerra contro la stirpe di Zeus. Il primo di questi desideri non tardò ad avverarsi, visto che, a causa di una serie di eventi legati a Ioria, Crono riuscì a riconquistare la Megas Drepanon e tornare in possesso del proprio corpo. Il trionfo fu però macchiato da un problema, l’inaspettata perdita di ricordi del Dio, secondo Mnemosine dovuta ad un secondo sigillo apposto da Zeus sulla Megas Drepanon.

Per spezzarlo, i Titani decisero di servirsi di nuovo di Ioria e di attirarlo al Labirinto rapendo la sua ancella, Lythos. Fu proprio Giapeto a compiere la missione, comparendo poco dopo un duello tra il fratello Oceano, il Leone ed il suo parigrado Acquarius. Afferrata Lythos, Giapeto la portò con sé nel Tartaro, strappandola via dalle braccia del disperato Ioria. Prima di svanire, si fece scudo di lei ed invitò il ragazzo a salvarla venendo nel Tartaro. Ioria non tardò ad obbedire, ben presto accompagnato dai Cavalieri d’Oro Toro, Scorpio, Virgo, Capricorn e Acquarius. Giapeto seguì dal proprio palazzo un paio di schermaglie, ma poi decise di intervenire di persona insieme a Temi. A metter loro fretta c’era il desiderio di trovare e liberare Prometeo, che i due credevano ancora vittima della tortura di Zeus o forse addirittura morto. Inoltre, Giapeto non sopportava come gli esseri umani avessero dimenticato ogni forma di rispetto verso gli Dei, ed era deciso a fare sul serio, come promesso a Mur prima di svanire. Comparve così davanti ai nemici, e, prima che potessero fare qualcosa, rapì Ioria, portandolo con sé in un’altra dimensione composta dal Khaos o caos, la materia prima dell’universo, simile a cascate di inchiostro e pece. Qui lui e Temi richiamarono i pianeti di cui erano guardiani, e Giapeto iniziò a combattere. A renderlo più potente era la completezza del Theos Sema, grazie alla quale poteva accedere al cosmo supremo, la Eskatos Dunamis.

Il suo potere, incalcolabile per un essere umano, mise in crisi Ioria, indifeso contro il Melas Planetes e le spade dello Hex Aster Xiphos. In aiuto del Leone giunse però Virgo, il cui cosmo quasi divino sorprese per un po’ Giapeto. Ben presto, lo scontro si fece anche verbale, con il Titano che, messa da parte la sua indole scherzosa, criticò duramente gli esseri umani dimentichi del sacrificio di Prometeo e del dono da cui ricevuto. Questo aumentava il suo odio nei loro confronti, spingendolo a definirli esseri ingrati incapaci di provare amore. Lui e Temi, determinati a sterminare loro, Zeus e gli Dei, uccisero le creature dell’Aster Xiphos, eseguendo in sequenza il Khaos Kyklos, il Khaos Blade ed infine il Khaos Prosbole, che sfondò il Khan, la difesa suprema di Virgo. Ora dotato di enormi tentacoli dietro la schiena, Giapeto descrisse la natura del Khaos e ferì il nemico, pronto a finirlo. Ricambiando il salvataggio di poco prima, Ioria intervenne in suo aiuto, offeso dalle continue critiche del Titano agli esseri umani. I suoi colpi segreti, lanciati con la forza della disperazione, riuscirono incredibilmente a contrastare gli assalti del Titano, e persino a respingerlo. L’energia data a Giapeto dalle creature del suo pianeta infatti non era stata ceduta spontaneamente, e questo la rendeva inferiore al cosmo donato con affetto o amicizia a Ioria dal suo servitore Galan, che in precedenza gli aveva salvato il braccio destro pagando con il proprio.

In crisi, Giapeto si sentì ridotto ad un Dio abbandonato da tutti ed in cui nessuno crede. Temi però lo soccorse, ricordandogli che lei per lui c’è sempre e donandogli spontaneamente la sua vita. Dopo un ultimo giuramento d’amore, ella si immolò sui tentacoli del marito, che ottenne in cambio una forza spaventosa. Il prezzo però era stato tale da trasformarlo quasi in demone, con i capelli avvolti in corna ed il volto rigato dalle lacrime. Ora infatti non aveva più nessuno in nome di cui costruire un futuro, era solo una creatura malvagia pronta a sacrificare chi amava. Roso dal senso di colpa e distrutto dal dolore, Giapeto combatté con persino più forza di prima, assumendo l’aspetto folle di un diavolo selvaggio. Virgo e Ioria furono costretti ad unire le forze anche solo per tenergli testa, mentre il Titano ormai non parlava neanche più, ringhiando come una belva. Il suo cuore però era straziato dal dolore, al punto che i due eroi decisero di combattere per salvare anche lui. Combinando i loro assalti, e sostenuti dalle ali di Micene di Sagitter, defunto fratello maggiore di Ioria, riuscirono alla fine a trafiggere il corpo di Giapeto in pieno torace, dissolvendo persino parte del Theos Sema.

Ferito a morte, Giapeto tornò in sé, ammettendo di aver riscoperto dolore, tristezza e morte, e, così facendo, anche il ricordo di quanto avesse amato sua moglie. Grato ai nemici, anche se troppo orgoglioso per ammetterlo, si ferì da solo, bagnando Ioria del suo Ichor per guarirne le ferite. Poi, non volendo morire davanti a lui o per sua mano, prese con sé il cadavere di Temi e si lasciò sprofondare nel Tartaro, promettendo di continuare a seguire le loro gesta dall’inferno. Ormai egli era di nuovo sereno, e così fu con un sorriso che precipitò nelle tenebre del Tartaro. Lì il suo corpo fu raccolto e sostenuto con affetto proprio da Prometeo, in realtà libero ed alleato di Ponto.

NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dai numeri 3, 7, 9, 10, 13-14 di Episode G, edizione originale. Anche se meno particolareggiato di Ceo o Iperione, Giapeto ha comunque una personalità molto complessa e tratteggiata, ed una notevole evoluzione della serie. Dopo aver passato i primi numeri agendo come un Dio immaturo ed impulsivo, inizia infatti a trattare temi importanti come i doveri dei genitori, la vita e la morte, facendosi talmente serio da diventare solenne. Ha inoltre più sfaccettature di qualsiasi altro Titano, escluso forse Iperione, ed è l’unico ad agire in comunione e combattere con la sposa Temi. Le sue, numerosissime, tecniche sono quasi sempre attacchi concatenati, i cosiddetti combo, ed in particolare il Khaos Prosbole è paragonabile per esecuzione al Photon Burst, essendo entrambi eseguibili solo dopo diversi stadi preparativi, alcuni dei quali innocui (in questo caso il Khaos Kyklos ed il Khaos Blade). È presumibile che fossero queste le tecniche che Giapeto voleva usare contro Mur prima dell’arrivo di Crono. Giapeto inoltre è l’unico a nominare l’Eskatos Dunamis, o Dunamis Suprema, al posto di quella normale. Questo potrebbe essere perché è l’unico a combattere quando il Theos Sema è completo, e quindi a poter ricorrere ad una maggiore quantità dei suoi poteri. A sua insaputa, egli è comunque imperfetto a causa del furto di ricordi attuato da Mnemosine, e tale imperfezione lo indebolisce, spiegando le ragioni della sua sconfitta contro un essere umano. In condizioni normali, dovrebbe poter tenere testa ad un Dio olimpico.

Considerando le ragioni per cui Giapeto combatte, la sua offerta di suicidio per farsi perdonare da Crono sembra se non altro affrettata. È possibile che fossero solo parole, o che l’autore non avesse ancora ben definito in testa la personalità e storia del personaggio, visto che avviene nei primissimi numeri della serie. Curiosamente, Giapeto e Temi non fanno mai riferimento al loro altro figlio, Atlante, a sua volta vittima di una punizione di Zeus. Non viene mai chiarito come mai Giapeto non vada da Prometeo subito dopo il risveglio, ma è probabile che sappia di non poter sfidare Zeus e gli Dei da solo.

La Soma di Giapeto è l’unica che non vediamo mai in forma assemblata, anche se il Theos Sema indica che rappresenta una spada dalla doppia lama, cioè affilata su entrambi i lati. Parimenti, Giapeto è l’unico Titano di cui non vediamo la liberazione, teoricamente avvenuta poco prima dell’inizio della storia. Tutti i Titani sono in grado di attraversare le dimensioni, ma Giapeto è quello con il maggiore controllo, come indicato dal nome, e dal fatto che viene scelto proprio lui per rapire Lythos. Molto più avanti nel manga scopriamo che, in seguito al rapimento, la bambina è stata semplicemente lasciata dormire, suggerendo che Giapeto è meno crudele di quanto potrebbe sembrare, specie nei confronti dei bambini.

Nel corso del manga, Giapeto manipola due personaggi e quattro colpi segreti: l’Ecatonchiro, con i suoi Hekaton Menis ed Hekaton Molybdaina, e Temi e le sue Brabeus Blade e Brabeus Talanton.

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